Il comune di Scafati tra camorra e corruzione. Inchiesta della Direzione Distrettuale dell’Antimafia di Salerno. Indagate undici persone tra le quali il sindaco Pasquale Aliberti e il fratello Nello.

 13095966_10153588001464856_6566673174954580622_nUn grosso polverone si è alzato sul Comune di Scafati, da giorni sotto la lente di ingrandimento della direzione distrettuale dell’antimafia di Salerno, che ha undici indagati fra i quali spicca Pasquale Aliberti, Primo cittadino di Scafati. Con esso sono coinvolti anche la moglie e consigliere regionale, Monica Paolino, ed il fratello Nello Maurizio Aliberti.

Le indagini in corso hanno come oggetto la verifica della sussistenza dei presunti rapporti tra l’Amministrazione Comunale e i gruppi camorristici locali. In particolare un legame politico-mafioso che si sarebbe espresso attraverso voti di scambio elettorale e la gestione di una serie di appalti e servizi.

Un’inchiesta che si apre il 18 settembre 2015 quando il Sindaco Aliberti, la moglie e consigliere regionale, Monica Paolino, il fratello del primo cittadino, Nello Maurizio Aliberti, lo staffista Giovanni Cozzolino, la segretaria comunale Immacolata di Saia, vengono accusati, da parte del dal pm Vincenzo Montemurro, di intrattenere rapporti con il clan camorristico Loreto-Ridosso.

 I militari della Dia, su ordine della Direzione distrettuale Antimafia di Salerno, hanno ritenuto opportuno eseguire accertamenti e perquisizioni, presso le abitazioni dei suddetti indagati, attraverso le quali è stato possibile acquisire atti e documentazioni che comprovassero il loro coinvolgimento. In particolare sono state ritrovate, presso l’abitazione di Nello Aliberti, 5 fatture emesse dalla società “626 Service” nei confronti di cooperative di Angri, Sant’Egidio e Scafati.

 

L’inchiesta subisce uno sviluppo nel Febbraio 2015, quando il pentito Alfonso Loreto, ex appartenente al clan camorristico Loreto-Ridosso, parla di un nodo tra politica e clan, in particolare stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia sarebbe venuto fuori l’appoggio che il clan avrebbe fornito agli esponenti politici vicini al primo cittadino Pasquale Aliberti nelle elezioni comunali del 2013 e in quelle regionali del 2015. Queste ultime, tra l’altro, hanno portato alla riconferma di Monica Paolino, moglie del sindaco. Il 22 marzo si insedia la commissione d’accesso agli atti a Scafati, la quale ha notificato al sindaco Aliberti il decreto di nomina ed ha dunque avviato l’iter di controllo degli atti amministrativi.

A distanza di 10 mesi, l’antimafia ha deciso di ritornare nuovamente nelle abitazioni degli indagati. Le nuove perquisizioni hanno interessato imprenditori e politici legati all’amministrazione Aliberti, arrivando ad un numero complessivo di undici indagati (in precedenza ne erano 7) responsabili di scambio di voto politico-mafioso, associazione a delinquere, corruzione, concussione e falso.

Accuse dalle quali il sindaco Aliberti si dichiara estraneo ponendo fiducia nell’operato della magistratura. Queste le sue parole, all’indomani delle indagini:

“Continuo a essere assolutamente sereno sulle indagini condotte dalla Dia, non ho mai avuto rapporti personali, amicali o di caffè con esponenti della malavita locale. Non ho mai chiesto di essere sostenuto da nessun camorrista. Sono convinto che anche gli atti prodotti dai miei dirigenti siano assolutamente legittimi perché professionisti autonomi e con grandi capacità.”

Una serenità che però non coinvolge il resto del fronte politico che in maniera intransigente chiede le dimissioni del Sindaco. È il caso di Mario Santocchio, esponente di Fratelli d’Italia, che amareggiato si esprime così:

“La città sta affondando, è giusto rassegnare le dimissioni al più presto. Aliberti non può travolgere la città in questa inquietante inchiesta. Del resto non ha più neanche una maggioranza politica”

Nelle ultime ore si è aggiunto un ulteriore elemento di polemica. Il Sindaco Aliberti ha pubblicato tre post sul suo profilo attraverso i quali ha attaccato duramente esponenti politici, giornalisti e dipendenti comunali. Un pesante attacco è stato rivolto a Raffaella Casciello, attivista politica e componente del comitato esecutivo nazionale di Sinistra Italiana e a suo padre, Angelo, dipendente comunale.

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A rendere noto l’accaduto Peppe De Cristofaro, senatore di Sinistra Italiana-SEL e membro della commissione parlamentare Antimafia, il quale ha condannato le parole espresse dal Sindaco Aliberti e ha manifestato da subito solidarietà nei confronti della giovane attivista e del padre Angelo dichiarando:

«Le parole che il sindaco ha rivolto a Raffaella sono semplicemente vergognose. Per attaccare lei, inoltre, ha espresso parole offensive nei confronti del padre, per il solo fatto di essere un dipendente comunale. Quella di Aliberti è una dichiarazione dal chiaro intento intimidatorio. Sono vicino a Raffaella e alla sua famiglia e mi auguro che tali intimidazioni siano nettamente condannate e rifiutate dai cittadini, dalle Istituzioni e dalle forze politiche sane e democratiche del Paese»

Federica Pia Mendicino

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