selvicoltura

Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito ad un periodico e costante declino del territorio boschivo e montano. Selvicoltura,  sostenibilità, interventi responsabili, manutenzione sono difatti le caratteristiche principali da tener presenti per contrastare tutti quei fenomeni che hanno contribuito ad accelerare il processo di erosione e disequilibrio ambientale dovuto al maltempo, alluvioni, incendi e quant’altro. 

La montagna tra ieri e oggi

Partiamo dal concetto stesso di montagna che ha subito connotati decisamente differenti nel tempo e, di conseguenza, gli interventi a proposito sono stati mirati ad uno sviluppo diversificato; una volta se ne traeva un’immagine idealizzata, statica, la cui offerta proveniva da un ricavo turistico dovuto al paesaggio e alle attività naturalistiche. 

La montagna oggi è invece la rappresentazione di una nuova economia, agricoltura ed allevamento si sposano in una filosofia dello sviluppo, diventa un laboratorio d’innovazione per futuri modelli di produzione. 

La pulizia delle aree forestali, grazie a tecniche di selvicoltura, è sicuramente l’obiettivo principale per preservare il nostro patrimonio naturale avendo sempre sottocchio la biodiversità e la protezione del suolo che si traduce nella cura di ogni organismo, sia esso flora o fauna. 

Il Corpo Forestale dello Stato ha sicuramente un ruolo di primo piano in tale ambito occupandosi  principalmente di vigilare su eventuali scarichi di sostanze tossiche, abbandono d’ ingenti quantità di rifiuti, disponendo di mezzi d’altura ed attrezzature specifiche che possano aiutare nel suo compito di tutela.

L’importanza della Gestione Forestale Sostenibile (GFS)

Inoltre la Gestione Forestale Sostenibile (GFS) è diventata un’attestazione certificata fornita a privati e/o  organismi indipendenti che dichiarano di amministrare boschi, foreste e territori montani in maniera legale, coscienziosa, responsabile sia dal punto di vista ecologico che da quello economico e sociale; per esempio il legname derivato dai boschi dev’essere rintracciabile dalle prime fasi di lavorazione fino a prodotto finito avendo la certezza che il territorio sia stato salvaguardato e gestito correttamente. 

La manutenzione delle aree boschive, tramite tecniche di selvicoltura, non è necessaria quindi solo per una valenza naturalistica ma anche per la prevenzione di rischi idro-geologici come frane, smottamenti e alluvioni, e la pulizia del sottobosco riduce la possibilità di sviluppare incendi.

Purtroppo l’abbandono colturale delle nostre foreste, lo spostamento delle popolazioni in aree urbane e il conseguente svuotamento di quelle rurali, ha pesantemente ridotto l’attenzione, soprattutto da parte della classe politica, ai bisogni ed interessi di queste ultime.

 Viviamo nel pregiudizio culturale che i fondi destinati alla selvicoltura e alla pulizia dei boschi non siano una preoccupazione della collettività e che si debbano fronteggiare opere di risanamento solo post evento con costi più elevati ed azioni frammentarie. 

Gli interventi però devono essere fatti prendendo in considerazione la specificità del territorio, è necessario pianificare in anticipo tenendo presenti le prospettive future di ricrescita di alcuni esemplari , le patologie e le specificità. Gli operatori devono far parte di un personale di tecnici qualificati, forniti di  dispositivi di protezione individuale.

Il concetto di selvicoltura

Tutto ciò che abbiamo esplicitato fino ad ora viene racchiuso nel ribadito concetto di selvicoltura, ossia la scienza che studia il bosco, la sua crescita e le modalità per gestirlo in maniera rispettosa dell’ambiente, i cui punti chiave sono:

  • 1) rinnovazione naturale;
  • 2) biodiversità;
  • 3) sostenibilità; 
  • 4) multifunzionalità dell’area forestale e boschiva;
  • 5) uso di specie autoctone. 

Al fine di massimizzare la produttività, contenere i costi e tempi ed ovviare alla difficoltà di reperire manodopera specializzata da impiegare soprattutto nei cantieri d’impianti legnosi, spesso l’adozione di sistemi di lavoro fondati su macchine è la soluzione migliore.

La selvicoltura con sistemi meccanizzati

 Gli escavatori con pinze idrauliche sono fondamentali per i lavori di selvicoltura soprattutto per i tronchi d’albero, sono costituite da un telaio centrale collegato a due o più valvole azionate da cilindri oleodinamici; vengono messe in movimento dal circuito idraulico della macchina operatrice sulla quale sono installate.

 Generalmente sono destinate al carico e alla movimentazione dei materiali più vari come rifiuti solidi urbani, rifiuti organici, ramaglie, letame, rami secchi, fogliame, fieno, terra, ghiaia, sabbia, pareti o pannelli in cartongesso, laterizi, ecc. 

Ve ne sono di diversi tipi in modo da poter ovviare alle varie necessità.

  • Pinze a forbice:  pinze per tronchi usate nel campo della forestazione, dei lavori agricoli e del riciclaggio dei rifiuti.
  • Pinze con motosega: pinze con un apposito kit aggiuntivo che permette con estrema facilità e versatilità di afferrare saldamente il tronco e tagliarlo.
  • Spaccalegna idraulico: spaccatronchi per escavatori, caricatori forestali o gru, applicabile direttamente al braccio o utilizzabile anche con rotatore idraulico. Gli ingombri sono ridotti al minimo grazie al posizionamento del pistone all’interno di una struttura tubolare di alta resistenza. 
  • Trinciatrice idraulica: decespugliatore idraulico specifico per escavatori adatto ad eseguire lavori di bonifica su erba, rovi, ginestre…
  • Polipo idraulico: adatto al carico di legna segata e rami .

Fonte immagine di copertina: SAM

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