Seymour M. Hersh, noto giornalista investigativo e premio Pulitzer nel 1969 per il suo reportage sul massacro di My Lai, in un articolo pubblicato ieri sul ”London Review of Book” sull’uccisione di Bin Laden, ha affermato che Barack Obama avrebbe mentito agli americani sui fatti avvenuti quella notte per garantirsi la rielezione nel 2012. Di tutto ciò che è stato raccontato finora l’unica verità, a detta di Hersh, è che Bin Laden è stato ucciso.

Ecco la versione dei fatti riportata nell’articolo:

”Bin Laden had been a prisoner of the ISI at the Abbottabad compound since 2006; that Kayani and Pasha knew of the raid in advance and had made sure that the two helicopters delivering the Seals to Abbottabad could cross Pakistani airspace without triggering any alarms; the CIA learned of Bin Laden’s whereabout from a former senior Pakistani intelligence officer who betrayed the secret in return for much of the $25 million reward offered by the US”

La prima bugia riguarderebbe il blitz dell’esercito americano al covo di Abottabad. Bin Laden, secondo la versione dei fatti di Hersh, era prigioniero del Governo pakistano dal 2006, ma gli americani lo vennero a sapere 5 anni dopo, nel 2011, anno della cattura effettiva. A riferir loro della prigionia dello ”sceicco del terrore” nel compund di Abbottabad, è stato un ufficiale dell’intelligence pakistana, che ha rivelato il segreto dopo aver percepito una somma di 25 milioni di dollari (la taglia messa sulla testa di Bin Laden). Dopo aver raggiunto l’accordo, l’intelligence pakistana isolò la zona per far sì che i Navy Seals si insediassero senza nessuna interferenza e giustiziassero il leader di Al Qaeda. Il suo corpo sarebbe stato poi bruciato in Afghanistan e non sepolto in mare come ci è stato fatto credere dalla stampa e dai media all’epoca.

”It didn’t take long to get the co-operation we needed, because the Pakistanis wanted to ensure the continued release of American military aid, a good percentage of which was anti-terrorism funding that finances personal security”

Gli Usa avrebbero negoziato per comprare la collaborazione del Pakistan offrendo loro ingenti somme di denaro, aiuti militari e antiterroristici. Le successive polemiche, avvenute dopo la cattura e l’uccisione di Bin Laden in territorio pakistano sono state tutte una messa in scena. Secondo gli accordi il Governo americano avrebbe dovuto dare notizia della morte di Bin Laden una settimana dopo l’accaduto e sostenere che fosse avvenuta a causa di un drone. Obama avrebbe violato il patto, prendendosi tutti i meriti dell’operazione.

Le clamorose rivelazioni di Hersh sono state da subito smentite dalle autorità e dal Governo americano, che le ha giudicate infondate. Il portavoce del National Security Ned Price ha commentato così l’articolo: ”Ci sono troppe inesattezze e affermazioni infondate” e sostiene che l’operazione sia stata condotta in segreto dal Governo statunitense senza coinvolgere l’intelligence pakistana: ”Come spiegammo all’epoca, la conoscenza di questa operazione era limitata a un ristretto circolo di alti ufficiali statunitensi. La nozione che non sia stata una missione unilaterale USA è palesemente falsa”.

Forti critiche arrivano anche dalla stampa locale e in particolare dal New Yorker, il periodico per il quale Hersh scrive da oltre quarant’anni e che ha rifiutato di pubblicare il suo articolo considerandolo privo di fonti certe e quindi non sostenuto da prove credibili. Della stessa opinione Max Fisher di Vox, per il quale ”l’articolo è affascinante anche se le fonti non hanno una conoscenza diretta dell’accaduto (entrambe sono in pensione e una delle due è anonima)”. Il direttore di Quartz Bobby Gosh e Jack Shafer di Politico hanno invece posto la loro attenzione sulle contraddizioni presenti nell’articolo: a detta del primo ”le spiegazioni che Hersh offre sulle ragioni politiche dei pakistani e degli statunitensi per una cospirazione di questo livello non reggono’‘, mentre per l’altro ”la ricostruzione di Hersh, a causa della scarsità di fonti e informazioni credibili, non solo non aiuta a dipanare, ma in qualche modo contribuisce ad avvalorare quanto è stato raccontato finora sulla vicenda”. Nonostante il tentativo del Pulitzer di far luce sulla vicenda, i segreti del covo di Abbottabad e sull’uccisione di Bin Laden rimarranno ancora avvolti dal mistero, a meno che in futuro qualcuno non si presenti con documenti, fonti e prove alla mano.

Per consultare l’articolo originale di Seymour Hersh, cliccare qui.

Vincenzo Nicoletti

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