É bene tenere in considerazione che il romanzo moderno, soprattutto nel mondo ispanico, prende avvio grazie a due filoni: Miguel de Cervantes da un lato e il romanzo picaresco dall’altro. I due, però, sono legati tra loro in maniera particolare.
Cos è la picaresca?
Il romanzo picaresco (il cui nome deriva dallo spagnolo pícaro – furfante -), è un genere autobiografico, fittizio naturalmente, dove il protagonista, solitamente un bambino o un ragazzino, descrive la propria vita avventurosa sin dalla nascita.
Non è semplice stabilire un modello di questo genere, ma si può affermare con certezza che le origini sono spagnole. Infatti tra i primi romanzi picareschi abbiamo il Lazarillo de Tormes, di autore anonimo, e il Guzmán de Alfarache di Mateo Alemán, rispettivamente del 1554 e del 1599 circa.
È grazie all’espansione di queste prime opere che il genere entra in voga, tant’è che un autore spagnolo, forse il più celebre di tutti, scriverà pochi anni dopo un capolavoro della narrativa, il cui protagonista, sebbene adulto, presenta proprio caratteristiche tipiche del genere, ma nello stesso romanzo vi si trovano anche altri riferimenti alla picaresca. Chi è? Beh, ovviamente, Miguel de Cervantes con il suo Don Quijote de la Mancha, pubblicato nel 1605.
Le caratteristiche della picaresca
La picaresca si caratterizza soprattutto per la forte evidenza dei vari strati sociali; è molto forte la distinzione tra i ricchi e i poveri, soprattutto in merito alle azioni sociali: i ricchi, costantemente in errore ma impuniti; i poveri, che pagano per tutti. Inoltre, l’autobiografia è la caratteristica più presente, e serve soprattutto ad assumere un unico punto di vista, quello del protagonista, che ci racconta la storia proprio dai suoi occhi e grazie al suo modo di vedere e capire il mondo. Tra le altre caratteristiche che ne fanno un genere subito riconoscibile, abbiamo il viaggio come ricerca, ricerca sia di sé stessi che del mondo e, infine, un costante uso di toni semi seri, a tratti comici, che sottolineano chiaramente l’intento satirico.
Chi è un picaro?
Di solito il pícaro è un furfante, un mascalzone; in genere si tratta di un bambino molto povero che deve introdursi nella società e ovviamente riuscire a viverci; il motore che lo guida è la fame e quindi deve trovare strategie per combatterla. I modi che trova per farlo non sono sempre i più accetati e accettabili dalla società, ma dovrà pur sempre vivere, quindi al pícaro tutto viene concesso.
Il picaro, insomma è un eroe spagnolo che aspira al successo, vuole cambiare la società e non ci riesce, vive di espedienti. Ha una condizione quasi sempre servile, cambia spesso padroni e mestieri a seconda della convenienza. Un chiaro esempio è proprio il Lazarillo de Tormes, dove Lazaro, il protagonista, cambia padroni a seconda del trattamento che questi gli riservano (non molto buono nella maggior parte dei casi).
Cervantes e la picaresca
Anche Cervantes, seppur a modo suo, si avvicina al genere picaresco. In particolare, il suo Don Quijote è una mezcla, un’unione tra il romanzo cavalleresco e il romanzo picaresco, dato che il suo protagonista Alonso Quijano (che diventerà poi Don Quijote) decide di mettersi in viaggio come uno dei suoi eroi cavallereschi pronto a cambiare la società. Quindi sono subito evidenti i temi principali del genere in questione.
Cervantes, però, è legato alla picaresca, non solo per la sua opera maestra, ma anche per una delle sue novelas ejemplares (novelle esemplari), cioè Rinconete y Cortadillo. In effetti, qui Cervantes ritrae il mondo di chi vive ai margini, delinquenti, ladri, pícaros e infatti i due personaggi protagonisti sono due pícaros, nelle azioni e nella natura: Cortado ruba e Rincón inganna. Hanno origini umili e lottano continuamente per sopravvivere grazie al proprio ingegno. Obiettivo dell’autore è offrire una critica alla società spagnola del suo tempo, criticando la corruzione, l’ipocrisia, le differenze sociali, ma anche mettere in luce la forza e il coraggio di chi lotta per sopravvivere. La novella, quindi, così come è tipico nel genere picaresco, offre una visione totalmente realistica e descrittiva della società e della vita e Cervantes in ciò è davvero un maestro.
Inoltre, occorre sottolineare che lo stesso Cervantes ha avuto una vita da pícaro, insomma avventurosa e scapestrata, nasce ad Alcalá de Henares e avrà sempre un’esistenza all’insegna del viaggio spostando continuamente la propria residenza. Dunque, come poteva non riflettere la sua vita nella sua opera? Certo, forse è solo un puro caso, ma a noi piace credere in un collegamento tra le due cose.
Insomma, oltre alla lettura del magistrale Cervantes, consigliamo anche quella di un autore contemporaneo che ha voluto riprendere l’idea del Don Quijote, applicato alla contemporaneità, dove torna ancora una volta il genere picaresco, seppur in una nuova veste, in libro in questione è Quichotte di Salman Rushdie.
Annamaria Biancardi