Domani, sabato 16 maggio, è in programma la visita di Matteo Renzi a Napoli per l’inaugurazione di una nuova fermata della metropolitana, ed è parallelamente in programma la consueta contestazione da parte dei movimenti.
Noi non ci saremo. Né ad applaudire, né a contestare.
E questo non per indifferenza: non ci saremo fisicamente, perché non saremo a Napoli.
E questo non perché è arrivato maggio, quindi si va a fare il week-end fuori città, a prendere il sole e fare i bagni. Non per disinteresse, non per rassegnazione.
È una scelta politica.

Non si può andare ad applaudire il leader del governo che con il Jobs Act aumenta ancora la precarietà per i lavori, il governo che mette in campo “La buona scuola” programmando una vera e propria deriva autoritaria per questa istituzione (e intanto continua a finanziare i privati), il governo che prepara “La buona università” con giornate d’ascolto fittizie in cui non ascolta nessuno se non sempre gli stessi vecchi interessi.
Ma la risposta alla visita di Renzi non può essere la solita contestazione: striscioni, slogan, alcuni dei quali anche condivisibili, ma che non riescono più a coinvolgere, ad attraversare il tessuto della nostra società; slogan e cortei spesso non riescono più a parlare a tutte quelle persone che invece avrebbero tutti i motivi per ascoltare quello che ciò che resta della sinistra avrebbe da dire.

I lunghi anni di crisi della politica italiana, diventata luogo di scontro di personalismi, e poi di crisi economica non solo hanno intaccato, spesso gravemente, il funzionamento delle nostre istituzioni: hanno distrutto il tessuto sociale che ha tenuto in piedi il nostro paese anche nei momenti più difficili della storia repubblicana, e questo a Napoli e in Campania è evidente a tutti già da molto tempo. Ci troviamo in una situazione in cui bisogna ripartire praticamente da zero, ed è per questo che noi ce ne andiamo da Napoli, sabato 16 e domenica 17.
Io ed il gruppo dirigente dell’Udu di Napoli abbiamo organizzato a Portici la prima scuola di formazione politica che si tenga in Campania da tanti anni, una scuola dove chi ha più esperienza insegnerà ad alcuni ragazzi che da poco sono entrati nell’università e da poco si sono avvicinati all’associazionismo come funzionano le istituzioni universitarie, come funziona il sistema di diritto allo studio, come dovrebbe funzionare la nostra democrazia (e come quasi sempre questi sistemi, in realtà, non funzionino). Ma c’è una cosa che non dovremo insegnargli: a pensare con la propria testa, a sostenere un confronto sulla base di informazioni precise e non del sentito dire, ad essere anche in disaccordo con noi, perché tutte queste cose le sanno già; e questo è sicuramente merito loro, delle loro famiglie ma, permettetemi di dirlo, è anche merito del buon associazionismo a cui si sono avvicinati, quello del sindacato studentesco.

Ebbene, questa è la nostra risposta politica al governo delle larghe intese, alla crisi economica ed a quella delle nostre istituzioni: rispondiamo facendo i primi passi per ricostruire, grazie all’impegno dei più giovani, una consapevolezza politica nei nostri concittadini. Certo, la strada è lunghissima per raggiungere un obiettivo così ambizioso, ma se non si fa il primo passo, non ci si avvicinerà mai al traguardo.

Lorenzo Fattori

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