Erano nell’aria e sul web erano state anticipate dal misterioso account Twitter Fuat Avni, la serie di retate avvenute tra il 13 ed il 14 dicembre che hanno portato all’arresto da parte del nucleo anti-terrorismo della Jandarma di 23 giornalisti e del direttore del quotidiano “Zaman”, Ekrem Dumanli, avvenuto in seguito alla trasmissione televisiva di un suo discorso in cui ne faceva esplicita richiesta. Le colpe attribuite alle persone coinvolte  riguarderebbero l’appoggio all’imam Fetullah Gülen, capo in esilio di una corrente della destra islamica moderata turca che si oppone all’Apk, considerato l’ideatore delle inchieste sulla tangentopoli turca emersa un anno fa nelle aule di tribunale. L’agenzia di stampa “Anadolu” riporta le accuse imputate ai giornalisti consistenti nella fabbricazione di prove false che avrebbero depistato un’indagine del 2010 relativa ad un’organizzazione vicina ad al Qaeda e la costituzione di un’associazione criminale rappresentante un pericolo per la Turchia.

Le avvisaglie della retata durante quest’ultimo weekend si erano avute  venerdì, quando durante un intervento pubblico il presidente Erdogan aveva denunciato l’esistenza di “Un pilastro delle forze del male nel Paese e all’estero” affermando di essere pronto a “rovesciare la rete del tradimento e metterla davanti alle sue responsabilità”.

E dalla mattinata di sabato si sono aggregate centinaia di persone davanti alla sede di Zaman a Istanbul invocando a pieni polmoni la tutela della libertà di stampa, che hanno impedito in tal modo un primo tentativo di arresto del direttore del quotidiano. Tra i manifestanti anche l’ex stella della nazionale di calcio turca (terza classificata ai mondiali di Giappone e Corea del 2002) Hakan Sukur, l’ex presidente del AKP Idris Bal e l’ex ministro dell’Interno Idris Naim Sahin (attuale segretario del MILAD) entrambi fuoriusciti dal partito del presidente Erdogan in seguito alla Tangentopoli del Bosforo del dicembre 2013.

A questi avvenimenti sono seguite le condanne da parte del portavoce del Dipartimento di Stato che non ha affermato che  “La libertà di stampa, processi giusti e un sistema giudiziario indipendente sono elementi chiave in ogni democrazia. Come alleati e amici della Turchia, chiediamo alle autorità turche di assicurare che le loro azioni non violino questi valori chiave e le fondamenta democratiche del paese”. Parole di sdegno anche da parte dell’Alto Rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, che in una nota ha evidenziato che “I raid della polizia turca e gli arresti dei giornalisti e dei rappresentanti dei media vanno contro i valori europei e gli standard a cui la Turchia aspira di fare parte”.

Marco Scaglione

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