Mao Medici, storie quotidiane raccontate con l'estro di chi le vive
Fonte: www.maomedici.it

Così come un fotografo ha un occhio capace di imprimere uno stato d’animo, così Maurizio Medici, detto Mao, con il suo repertorio di brani semplici e diretti, racconta, a suo modo, il concreto, la consapevolezza e l’accettazione degli eventi che la vita di ogni giorno ci propone.

Il cantautore brianzolo attivo già dalla metà degli anni Novanta, nel corso della sua carriera musicale, ha abbracciato diversi generi musicali tra cui il rap, il punk con i Senza Senso, il pop durante la sua militanza con la band Dual e il rock melodico con gli Estatica.

Il 2012 è l’anno di svolta: Mao Medici molla tutto quello che è definito dalla parola gruppo e si mette alla prova, imbracciando la sua fidata chitarra acustica e lavorando al suo primo progetto da solista: “Cenere“.

Parliamo del progetto “Cenere”, come è nato?

«“Cenere” nasce, innanzitutto, dalla mia vita passata ed attuale. Lo si può definire un viaggio da quello che è il mio trascorso a quello che andrà a proporre in un futuro immediato Mao Medici. Il brano omonimo, scritto con il mio caro amico Raffaele Cappelletti, è una sorta di racconto di quello che ho vissuto, di come vorrei rinascere dalle ceneri di quel passato grigio. La canzone definisce il fatto di non colpevolizzare, di non aver rimpianti o rimorsi, ma, semplicemente, accettare ciò che ti accade come parte di te stesso, traendone insegnamento. Per me il passato è necessario ma non vincolante, non sono uno che vive ancorato ai tempi andati. Il tutto, poi, sfocia nell’evento che mi ha cambiato, in positivo, la vita: la nascita di mio figlio. È questo bellissimo accadimento che mi ha ispirato nella scrittura degli altri pezzi: nel disco cerco di comunicare tutta la mia gioia, il mio amore, la gratitudine per il mio trascorso.»

Ti definisci un cantautore anonimo, perché?

«Fondamentalmente perché non mi conosce nessuno. Anonimo perché sono uno qualunque, con la sua chitarra e i suoi testi. Anonimo perché non mi vedi arrivare ma potrei essere una bella sorpresa. Mao Medici è anonimo

Perché non creare un personaggio ironico che ti spiattella la verità di tutti i giorni?

«Come fanno tanti comici? Nei testi di Mao Medici c’è tanta ironia, spero di rubare un sorriso durante l’ascolto. Il mio obiettivo è quello di far sorridere. Non sento di voler, però, creare nessun personaggio in particolare; mettendomi a nudo, ottengo ciò che è mia intenzione ottenere, non serve aggiungere altro.»

Ti abbiamo visto impegnato in varie manifestazioni. Puoi dirci qualcosa in più?

«Mi sono catapultato, come è giusto che sia ad una certa, in un mondo del tutto nuovo. Col gruppo ero abituato a fare suoni, prove e quant’altro, ora sono da solo. Il battesimo del fuoco l’ho avuto con la serata del Campionato mondiale della risata. Mi hanno dato spazio in un evento di beneficenza, un cabaret con personaggi che sono abituato a vedere in televisione (Eugenio Ciocchi, Max Cavallari, Alessandra Ierse, Nadia Puma, Claudio Batta, Giorgia Battocchio, Luna Cascardo e Clara Taormina). È stata una botta adrenalinica incredibile, la cosa più bella è l’umiltà con la quale questi straordinari artisti hanno accolto me, Mao Medici, il come mi hanno accettato e il come abbiamo scherzato insieme. Suonare davanti a settecento persone, per me che non sono nessuno, non è poco.»

Ascoltando il tuo disco, si evince che è solo chitarra e voce. Mao, ci spieghi a cosa è dovuta questa scelta stilistica?

«Principalmente alla mia situazione economica disastrosa (ride). Parlando seriamente, il motivo è il fatto che ritengo la semplicità, l’immediatezza e il presentarsi davanti al pubblico nudo e scarno, come mamma ci ha fatto, motivo di estro. Se piaccio così, senza orpelli, siamo a cavallo.»

Candito anonimo” è uno dei brani più noti di Mao Medici. Sembrerebbe essere un chiaro rimando al celebre videogioco Candy Crush Saga

«Mia moglie ne va matta! Non abbiamo, praticamente, più alcun dialogo a causa di questo maledetto gioco. L’idea a nata da Fabio, mio grandissimo collaboratore. Questa canzone è la piena conferma che nella mia musica parlo del quotidiano, delle cose semplici, come può essere un gioco di massa. Scrivere questo brano mi ha divertito un sacco, mi sono immedesimato nei giocatori incalliti. Un appello a voi tutti: se ci giocate, mi mandate un biglietto per sbloccare il livello?»

I programmi futuri di Mao Medici?

«Sto lavorando a nuova musica, la proporrò, man mano, durante i live. Sono sia brani nuovi che bonus track di canzoni registrate anni fa. Se voi lettori di Libero Pensiero, verrete un giorno a sentirmi suonare sentitevi pure liberi di insultarmi. Se volete tirarmi della verdura addosso, premuratevi, perlomeno, che sia fresca.»

Vincenzo Nicoletti

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