Il 2 marzo la fondazione GIMBE presenterà a Bologna una conferenza nazionale dal titolo “Salute prima di tutto, Sanità per tutti”. Già dal titolo e dal giorno (a ridosso delle elezioni) si capisce che l’intento di GIMBE è anche fare il punto sui legami tra politica e servizio sanitario nazionale. Del resto, proprio questa fondazione ha istituito il Premio Salviamo il Nostro SSN nel 2014.

Ma il SSN ha bisogno di essere salvato? Il PD dichiara di aver aumentato il Fondo Sanitario di 5 miliardi in 5 anni. Eppure, a detta del presidente di GIMBE Nino Cartabellotta, seppure sia da escludere un piano occulto per smantellare il sistema pubblico, mancherebbe “un preciso programma politico finalizzato a salvare la sanità pubblica”. In altre parole i politici non sono interessati a promuovere la privatizzazione, ma nemmeno ad arrestarla non essendosi veramente rimboccati le maniche per mantenere un SSN di alto livello.

Per capire in concreto cosa c’è da salvare basta tenere a mente qualche numero: secondo il Sole24ore da qui a dieci anni 14 milioni di persone rimarranno senza medico di base. I programmi dei vari schieramenti politici saranno oggetto di analisi nella conferenza del 2 marzo, dove la fondazione GIMBE cercherà di individuare e valutare i punti che si riferiscono al SSN.

I punti critici sono diversi; tra questi vi sono liste di attesa sempre più lunghe (ed è sempre il Sole24ore a menzionare la completa mancanza di tempismo che caratterizza l’attesa necessaria per una mammografia: ben 13 mesi), il precariato di gran parte di chi lavora nel settore sanitario, il pagamento di ticket troppo alti, il mantenimento delle strutture evitando contemporaneamente gli sprechi.  Ogni partito promette cose diverse in maniera diversa e il lavoro di GIMBE può rivelarsi molto importante. Analizzando i programmi, la fondazione presieduta da Cartabellotta, potrebbe dare indicazioni concrete all’elettorato.

Nella conferenza di Bologna del 2 marzo, come afferma in un comunicato il presidente Nino Cartabellotta, GIMBE si propone di accendere “i riflettori sui risultati raggiunti e sulle sfide future che attendono la sanità pubblica e la ricerca biomedica”. Così facendo, il comune cittadino potrà avere un parere informato e quanto più imparziale per quel che riguarda il futuro della sanità pubblica. Si va incontro a una definitiva privatizzazione con conseguente impossibilità (di difficoltà possiamo già parlare) delle persone con un reddito più basso di accedere a prestazioni sanitarie di buon livello in tempi utili oppure c’è chi effettivamente mette la salute tra i primi posti nel proprio programma politico?

Cartabellotta ha proposto 12 domande da rivolgere ai governanti che si possono trovare qui. La prima di queste recita così: “Saremo in grado di prendere tutte le decisioni politiche, non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali, facendoci guidare dalla salute delle persone?”. A molti sembrerà quasi ingenua, ma solo perché di questi tempi viene da rispondere a domande del genere in maniera risoluta e cinica. Quando i politici che più hanno probabilità di vittoria vengono visti come relativamente lontani dai bisogni del cittadino comune è difficile credere sul serio che nel campo dei loro interessi possa avere spazio la salute del votante meno abbiente.

Eppure questo tipo di domanda è fondamentale per ricordarci che la politica dovrebbe essere un servizio e non un privilegio. Anche per questi motivi la conferenza della GIMBE che avrà luogo a Bologna il 2 marzo, alla quale l’iscrizione è completamente gratuita (è possibile iscriversi fino al 28 febbraio) dovrebbe davvero aiutarci a scegliere più degli strombazzamenti mediatici di un partito o un altro.

Luca Ventura

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