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“Il servo” al teatro San Ferdinando

“Il lavoro degli attori si innesta sulla drammaturgia scaturita dal romanzo breve di Mugham che tende a far emergere ciò che si nasconde e pulsa, vitale e morboso, dietro ogni parola facendo vibrare il fondo enigmatico dei singoli personaggi.”

Sono le parole di Andrea Renzi che, con la collaborazione di Pierpaolo Sepe, ha lavorato per l’adattamento teatrale del romanzo “Il servo” di Robin Maugham.
Lo spettacolo è stato messo in scena nei giorni 13, 14, 15 luglio al teatro San Ferdinando (NA).

il servoSi tratta di una commedia nera, dal forte sapore agrodolce, che parte da una quotidianità serena e regolare destinata a man mano ad inclinarsi, fino a scricchiolare, ormai sgangherata.

Da sfondo ci sono le atmosfere del celebre film di Joseph Losey del 1963, una pellicola che riesce ad estrapolare i temi dell’amicizia e di una gioventù ambigua, specchio della realtà novecentesca.

Protagonista di “Il servo” è infatti l’uomo del post-guerra, un inetto che si lascia ostacolare dalle proprie congetture e dai piacere carnali, che non accetta i pressanti ritmi sociali e cerca di rintanarsi nella propria bolla, l’unico posto in cui si sente davvero al sicuro.

In una società in cui le abitazioni sono ancora curate dai servi e le città dipinte da forti chiaroscuri, nelle cui ombre spopolano prostitute ed amori malowani, il servo Les Barrett (interpretato da Lino Musella) viene assunto per la cura della nuova abitazione di Tony Williams (alias Andrea Renzi) che, tornato dall’Africa, vorrebbe godere finalmente di vari comfort.

Tony è il classico uomo londinese impegnato socialmente. Tornato a casa riprende a frequentare i suoi più cari amici, per prima il suo confidente Richard Merton (Tony Laudadio) e Sally Grant (alias Emilia Scarpati Fanetti), con la quale sarà legato dal sentimento dell’amore.

Il servo da lui ingaggiato inizia ad eseguire fin troppo bene il suo lavoro, riuscendo a coccolare il padrone, creando un’atmosfera davvero accogliente e quasi familiare.
Ma qualcosa non va.

Sally si rende conto che Tony è sempre più distratto e lontano, in un climax ascendente che sembrano imprigionarlo nelle parole “ordine” e “ruolo”, enunciate in modo beffardo dallo stesso Barrett che faceva le parole crociate.

La casa diventa un luogo di diffamazione e di perdizione, un luogo atemporale in cui a governare non è la legge statale ma quella di un uomo, di Barrett, che forte del suo machiavellismo e del suo forte ascendente, riesce a imprigionare Tony con un legame omoerotico e dalla gratitudine di portar con sé  ragazze che cercano posti fissi, ma che solo dopo iniziano la loro immorale pratica di seduzione.

“Io non ricordo nulla, dimenticalo anche tu, e dimenticami” sono parole che Tony urla contro Richard, parole di un uomo in trappola, che ha perso il senso dell’orientamento e della realtà, parole di un uomo ossessionato, quasi agorafobico, che ha rinunciato alla sua vita perché vivere in un mondo di fantasia e di eccessi è più comodo.
Sembra qui essere analizzata la figura di un dandy in gabbia, che al ritmo di una musica martellante e oscura perde sempre di più la visione di se stesso, lasciandosi manovrare da un malevolo burattinaio.

“Il mio percorso è iniziato dalla pièce teatrale, attraverso le piaghe psicologiche, o meglio, nella ragnatela intessuta da Maugham che negli anni ha creato più varianti. Nella pièce emerge intatta l’ambiguità sottile voluta da Maugham, necessaria allo sviluppo più segreto del meccanismo teatrale all’interno del quale il servo striscia e si arrampica. [..]Non ci saranno vincitori ma solo corpi affamati di qualsiasi piacere e menti sopraffatte dal silenzio delle proprie esistenze.”
Spiega Pierpaolo Sepe, che si fa voce di una società che inventa ruoli e classi.

Alessia Sicuro

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

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