A rieccoce, di nuovo alle solite chiacchiere che un po’ tutti ormai non sopportano più. Pacifico, due Ferrari – anzi, due monoposto – che negli ultimi tre giri perdono in maniera anomala uno degli pneumatici (lo stesso), mandano la gara alle ortiche e le emozioni dei tifosi anche. A Silverstone, infatti, s’è realizzato forse il più fortunoso uno-due degli ultimi anni targati dal predominio Mercedes.

Vince Hamilton, dietro di lui Bottas (che partiva nono ed era terzo a tre giri dalla fine) e Raikkonen (fino a poco prima secondo). In settima piazza Vettel, che insieme al compagno di squadra è dovuto rientrare per un pit di emergenza nelle ultimissime tornate, complici due problemi alla gomma anteriore sinistra.

Tanto di cappello, invece, ad Hamilton. Di un altro pianeta e sensibilmente consapevole che il processo mediatico che gli gira intorno ad ogni gara gli dia una marcia in più per essere perfetto. In qualifica ha ostacolato Grosjean, che arrivava dritto dietro di lui per il suo giro veloce finché la Mercedes di ”Luigino” non gli ha ingombrato la strada. Siamo ai limiti, davvero, e pare quasi che il tifo per il motorsport si stia trasformando in un qualcosa di onestamente scialbo. Quasi che fosse un bene che diventi di nicchia.

Va detto che in F1 ormai parliamo più di politica che di altro. Un ingranaggio che non funziona, che non sa che pesci prendere e che timidamente sceglie il da farsi.

Autorità e carattere

La Formula Uno non ha autorità, e lo dimostrano i commissari variabili, che portano ogni volta un metro di giudizio diverso. Come lo dimostra il finto buon senso di lasciar correre su quel che si vuole perché altrimenti il pubblico piange. Non si guadagna consenso calpestando il proprio credo, le proprie regole.

A parti invertite, Grosjean si beccava una penalità e Hamilton no. Lo stesso Grosjean che avrebbe preso bandiera nera con una ruotata al primo in gara a Baku. Sì, bandiera nera che sarebbe arrivata solo perché una formica cercava di calpestare un leone.

Ogni volta viviamo come l’impressione che il fatidico regolamento sia solo un’invenzione, e che il martelletto sul tavolo il giudice lo batta solo secondo il suo buon senso.

Il buon senso non ha senso, e scusate la cacofonia. Non quando spendi la foresta amazzonica per stampare un regolamento che pare solo Vettel abbia letto (e che a 300 orari sia in grado di ricordare). E allora il buon senso di lasciare Vettel immacolato, che si ripercuote su Hamilton, che si ripercuoterà su Tizio, Caio e Sempronio. Una catena senza capo né coda, che in F1 non ha diritto di esistere.

Pirelli e le gomme da cancellare

Parole sempre mai poche per il grosso fallimento che il gommista Pirelli ha rappresentato in questi anni. D’altronde, quando in TV qualcuno deve spiegarti a giorni alterni che il blistering (che è un comportamento anomalo della gomma) prima è popò e poi no, significa che non va tutto bene. A Silverstone due pneumatici hanno scatenato il diluvio di ingiurie ferrariste e punti pesanti che la Ferrari ha regalato così alla Mercedes. Queste gomme sono peggio delle leggi, forse seguono il buonsenso di lasciarsi gonfiare da un fumatore di sigari cubani. Non abbiate paura, perché verificheranno le gomme di Raikkonen, Vettel e Verstappen e forse sapremo che tipo di foratura/spiattellatura sia stata. Daranno le ennesime spiegazioni, ci sarà pure un motivo tecnico, e niente: affidabilità sotto zero. Che sul mercato non esiste niente di meglio, o che forse le gomme pazzerelle siano rimaste l’unica vera variabile matta che ci rigetta sempre sui social (a settimane alterne) a volere che il nostro gommista di fiducia venga assunto in F1?

Anche questa settimana, si cambia domani. Liberty Media fa bene, mette Saetta McQueen ai box di Silverstone e due figuri a rompere le scatole al vecchio Whiting prima della partenza. E le gare non ritorneranno mai ‘normalmente entusiasmanti’. Supercazzole in cerca di significato.

Nicola Puca

Fonte immagine in evidenza: autosprint

 

 

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