IL DIBATTITO ALLA CAMERA

Nonostante gli annunci del Governo (“ascolto, ma bisogna decidere”), continua alla Camera il dibattito sulla “Buona Scuola”, la riforma dell’istruzione che dovrebbe rivoluzionare (e forse deteriorare) l’istruzione scolastica. Oggi è stato approvato l’articolo 9, una delle norme più contestate: quella sui poteri dei presidi, che saranno adesso particolarmente estesi e che si inquadrano in un modello di gestione della pubblica amministrazione volto ad individuare un responsabile per ogni istituzione che si impegni a raggiungere determinati obiettivi (aziendalistico, secondo molti commentatori, ovvero volto ad assimilare il sistema pubblico a quello privato, considerato più efficiente e più lucrativo). I deputati hanno votato favorevolmente, ma sembra aumentare il distacco tra le prese di posizione della corrente renziana del partito e quella della minoranza dem: sia Fassina (che ritarda ancora il suo addio al partito) sia D’Attorre hanno attaccato il ministro Giannini (da pochi mesi loro compagna di partito), chiedendone le dimissioni e accusando un tradimento del programma elettorale con cui il partito si era presentato agli elettori in quella tragica e ormai lontana campagna elettorale del 2013. Ma i ribelli del partito di governo sembrano sempre più soli: insultati alle manifestazioni dei sindacati, isolati all’interno del partito, eterni perdenti alle votazioni, senza più speranze di riprendere la guida del PD, che ormai si identifica nel suo leader: Matteo Renzi.

LA SPACCATURA CGIL-CISL

Si registra in queste ore anche un’altra spaccatura, relativa a quella unità dei sindacati che nella storia della Repubblica è sempre stata un mezzo efficace di lotta. Se la CGIL mantiene ferma la sua opposizione contro un testo che viene integralmente bocciato, la CISL apre, valutando positivamente la riforma dei poteri dei presidi e l’assunzione dei precari (meglio precisare: di parte dei precari). Il Governo sembra intenzionato a continuare il dialogo con i sindacati per questo: spera di riuscire a raggiungere un accordo con Furlan, isolando così, ancora una volta, Susanna Camusso. Invece non cede la UIL di Barbagallo, il segretario che ha rotto lo storico asse CISL-UIL e sembra aver ormai costituito un’alleanza con il gigante rosso.

LO SCIOPERO DEGLI SCRUTINI

Sembra invece ormai abbandonata l’idea di bloccare gli scrutini di fine anno: le tre sigle confederali non sono state propense ad accogliere tale proposta, e la dichiarazione del Garante di voler procedere alla precettazione ha celebrato il funerale di tale proposta. Solo i COBAS non cedono, ed annunciano uno sciopero di due giorni nell’ultimo periodo dell’anno, nonostante i rischi personali a cui andrebbero incontro gli organizzatori (fino a 4 anni di arresto) e quelli politici (alla precettazione conseguono anche sanzioni amministrative e penali nei confronti di chi partecipi alla protesta: difficile immaginare una larga partecipazione).

Vincenzo Laudani

 

 

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