La Corte europea dei diritti umani ha aperto un procedimento contro lo Stato italiano con l’accusa di non aver protetto la vita e la salute di 182 cittadini di Taranto e dei comuni vicini dagli effetti negativi delle emissioni dell’Ilva.

Fonti della Corte hanno specificato all’ANSA che le prove presentate sono state ritenute, in via preliminare, molto forti visto che solo l’anno scorso i giudici di Strasburgo hanno dichiarato inammissibile l’appello di una donna che sosteneva l’esistenza di un nesso tra la sua malattia e l’emissioni dell’Ilva.

Nel ricorso gli abitanti del capoluogo pugliese sostengono che ”lo Stato non ha adottato tutte le misure necessarie a proteggere l’ambiente e la loro salute, in particolare alla luce dei risultati del rapporto redatto nel quadro della procedura di sequestro conservativo e dei rapporti Sentieri”. I ricorrenti, inoltre, contestano al Governo il fatto di aver autorizzato la continuazione delle attività del polo siderurgico attraverso i cosiddetti decreti “Salva Ilva” e affermano che lo Stato cosi facendo ha violato il loro diritto alla vita, al rispetto della vita privata e familiare.

La notizia è arrivata proprio il giorno in cui a Taranto si è riaperta l’udienza per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva. Un processo storico durato circa 6 anni con 3 società e 44 persone fisiche rinviate a giudizio tra i quali i proprietari dello stabilimento Fabio e Nicola Riva, l’ex presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, l’ex responsabile dei rapporti istituzionali Girolamo Archinà, gli ex direttori Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l’ex governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, l’ex presidente della Provincia Gianni Florido e l’ex assessore regionale Nicola Fratoianni.

La Regione si è costituita parte civile. Presente anche il governatore Michele Emiliano che ha commentato così la vicenda: «Vogliamo costruire un percorso di verità, non interessa perseguire o perseguitare nessuno. Questo non è un piccolo processo per limitati episodi di inquinamento ambientale. Bisogna sanare un’apparente incongruità: com’è possibile che un impianto continui a funzionare nonostante la magistratura accusi i precedenti gestori di reati così gravi? Tutto questo può accadere grazie ai decreti che hanno sospeso le possibilità di tutelare la salute dei cittadini tarantini.”

Il processo e’ andato avanti a singhiozzo tra deposizioni di atti, eccezioni, repliche, controrepliche e richieste di costituzione di parte civile . La prossima udienza si terrà il 14 giugno. La procedura, dopo un “parere motivato” pubblicato dalla Commissione il 16 ottobre 2014, è ormai prossima allo stadio finale.

Vincenzo Nicoletti

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