Xam Xam è il titolo del nuovo podcast, disponibile su Spotify, nato dalla collaborazione tra Radio Activa e We Africans United: lo scopo del progetto è raccontare le scoperte scientifiche e le innovazioni provenienti dal continente africano, in un viaggio che spazia dal passato fino a oggi. Xam Xam, in lingua wolof, significa proprio “conoscenza” e “scienza” e la scelta di questo titolo deriva dalla volontà degli autori di dare al podcast un nome legato alla cultura africana.
Il progetto ambisce ad andare oltre gli stereotipi e alla visione eurocentrica che influenzano la nostra società, in base ai quali l’Africa viene rappresentata banalmente come un continente povero, o che mettono in luce solo determinati aspetti della cultura africana – come la danza e la musica – senza pensare al fatto che la popolazione africana sia in grado di dare luce anche a innovazioni importanti per il mondo.
We Africans United è un progetto nato su Instagram (@weafricansunited) circa un anno fa, e che in poco tempo è riuscito a farsi notare sul social network arrivando a raggiungere i 17 mila seguaci. La fondatrice è Sarah Kamsu, giornalista di 24 anni nata e cresciuta in Italia con origini camerunensi, che abbiamo avuto il piacere di intervistare.
Xam Xam: l’intervista a Sarah Kamsu, fondatrice di We Africans United
Come è nata la collaborazione con Radio Activa?
«L’anno scorso, verso la fine dell’estate, la redattrice di Radio Activa ha visto un nostro articolo sugli scienziati afrodiscendenti e ci ha proposto di fare il podcast. Ho fatto una riunione con Levi (il socio di Sarah nel progetto) e abbiamo pensato che sarebbe stata una bella idea».
Tramite i post di We Africans United gli autori del team hanno evidenziato il fatto che nelle scuole si parla esclusivamente delle scoperte e della storia dal punto di vista occidentale, tralasciando completamente le innovazioni nate nel continente africano. L’Africa viene presa in considerazione solamente quando si affrontano gli argomenti del colonialismo e dello schiavismo, come se la storia del continente fosse limitata a ciò che è stato fatto dagli occidentali e come se l’Africa avesse solo subito passivamente la presenza e lo sfruttamento degli altri.
L’obiettivo del podcast Xam Xam e del lavoro del team di We Africans United è quello di «far capire alle persone che la maggior parte delle invenzioni di oggi vengono dall’Africa, culla dell’umanità e anche della civiltà». Sarah e Levi si sono impegnati per poter personalizzare il loro podcast: sono stati loro a scrivere la sigla e a organizzare un servizio fotografico per l’immagine di copertina, mettendoci la faccia.
Nella sigla di Xam Xam cantano: «Scriviamo la storia un passo alla volta, scriviamo la storia, facciamo la storia» e «Uno per tutti, tutti per uno», indicando la loro voglia di raccontare diversamente la storia e cambiare la narrativa che ruota attorno all’Africa e alla diaspora africana. Tutto ciò, inoltre, è fondamentale che venga fatto insieme. We Africans United, infatti, è nata con l’intenzione di creare un senso di unità tra le persone nere in Italia. Nel nostro Paese, a differenza di altri, non esistevano pagine dedicate agli studi africani e ora la pagina di Sarah rappresenta uno spazio in cui è possibile trovare una comunità. Tant’è che hanno cominciato a seguirla anche da altri Paesi fuori dall’Italia.
Un altro elemento fondamentale è che il team di We Africans United è composto da ragazzi e ragazze afrodiscendenti: sono loro stessi a raccontare la loro storia, a valorizzare le diverse sfaccettature dell’Africa. Da ciò emerge l’importanza della rappresentazione e dell’autorappresentazione: per Sarah – e per i membri del team – è importante far sì che le persone di origini africane riescano a superare gli stereotipi, a scoprire la storia relativa alle loro origini rendendosi conto del suo valore e ad abbattere il senso di vergogna, inferiorità o inadeguatezza che ognuno potrebbe ritrovarsi a provare a causa del razzismo presente nella società, nei media, nelle istituzioni e nella vita di tutti i giorni.
«Fin da piccoli dovremmo poter vedere delle immagini positive di noi come popolo, immagini di fierezza, modelli di persone che possono riuscire nella vita. Tutto ciò manca nel sistema educativo, in televisione si parla di immigrati e l’associazione che viene fatta da tutti è con qualcosa di negativo. La rappresentazione è molto importante per noi, per cambiare l’idea che noi stessi abbiamo di noi. Poi anche gli altri potranno farsi un’idea diversa. È importante poter essere fieri di ciò che siamo».
Come è nata la pagina We Africans United?
«Ho creato la pagina a novembre dello scorso anno (2020), con l’esigenza di trasmettere un sapere diverso sulla storia e sulle culture del continente africano e della diaspora africana, ovvero gli africani al di fuori del continente – nei Caraibi o in Brasile, per esempio».
Cosa ti ha portata ad acquisire questa consapevolezza?
«Nella mia famiglia c’è sempre stato un ambiente positivo, si parlava già di determinate questioni. Purtroppo, però, la società ti condiziona: per poterti sentire accettato e accettata dagli altri, inizi a rinnegare le tue origini. Per questo motivo, nonostante da adolescente leggessi tanto sull’Africa, a un certo punto mi sono allontanata. Il mio interesse è tornato quando sono andata in Camerun: è stata una svolta. Ho visitato la terra dei miei antenati, ho visto il mio albero genealogico e i riti del mio gruppo etnico. Ho capito di appartenere a una storia. Questo mi ha aperta e quando sono tornata in Italia sono cambiata: ho iniziato a interessarmi e informarmi maggiormente sull’Africa».
La pagina We Africans United è stata aperta per poter condividere ciò che sapeva sul continente. Sarah è partita da sola e ora lavora insieme a un team che condivide le sue ambizioni.
Quanto è diventato importante il lavoro di gruppo con We Africans United?
«È importante creare una comunità e farsi forza a vicenda, creare degli spazi per poter condividere idee e pensieri. Viviamo il razzismo quotidiano e avere questi spazi ci aiuta a capire che non siamo soli. Inoltre, conoscere persone afrodiscendenti originarie di paesi diversi dal proprio può essere un modo per scoprire altre culture. Riuscire a creare una comunità ha un grande valore a livello umanitario ma, per farlo, è necessario andare oltre alla rivalità che spesso si crea tra le persone, andare oltre alle differenze e alla superficialità».
Quali sono le tue speranze per il futuro di questo progetto?
«Spero di potare questo messaggio a tante persone e di muovere la comunità afrodiscendente. Spero di poter motivare le persone a sentirsi fiere di ciò che sono. Conoscere ciò che sei può essere d’aiuto nella vita di tutti i giorni».
Su Spotify è stato pubblicato l’episodio zero del podcast Xam Xam e, in attesa delle prossime puntate, è possibile seguire la pagina Instagram del progetto We Africans United, che presto avrà anche un sito web.
Cindy Delfini