Burkina Faso: il processo di transizione democratica in cui 17 milioni di abitanti credevano fortemente è stato duramente compromesso, così come le elezioni che si dovrebbero tenere l’11 ottobre.

La transizione politica del Paese iniziata il 31 ottobre 2014 con la caduta del presidente Compaoré per volontà del popolo, avrebbe portato il Paese in una nuova era politica rinnovata, ma a Ouagadougou, la capitale, tutto resta ancora fermo per via del colpo di Stato. I negozi sono chiusi, le strade deserte e i palazzi istituzionali vuoti. Nel resto del paese la popolazione ha indetto molte manifestazioni, ma la situazione non sembra del tutto ristabilita.

Al momento, all’ospedale della capitale si registrano un morto e 60 feriti, tutti hanno riportato ferite da arma da fuoco. I soldati, infatti, per disperdere la folla e placare la contestazione, hanno sparato proiettili ad altezza uomo. Per capire meglio la questione abbiamo bisogno di segnalare alcuni passaggi: mercoledì sono stati rapiti, durante un blitz del RSP (Régi­ment de la Sécu­rité Pre­si­den­tielle) durante un consiglio dei ministri, il presidente ad interim Michel Kafando, il premier Isaac Zida e due ministri. Giovedì, i miliari del RSP hanno annunciato alla tv nazionale che “il 17 settembre 2015 alle 9:24” è nato il Consiglio Nazionale della Democrazia (CND) presieduto da Gilbert Diendéré, informando la popolazione dell’inizio del coprifuoco (tra le 19 e le 6 del mattino) e della chiusura delle frontiere e dello spazio aereo.

L’uomo dietro il piano è il 55enne Gilbert Diendiéré, comandante del RSP, ex capo di Stato Maggiore e braccio destro dell’ex presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré. Compaoré, presidente dagli anni ’80, ha dovuto lasciare la scena alla fine del 2014 per rifugiarsi in Costa d’Avorio quando, all’annuncio di una sua prossima candidatura alle presidenziali, il popolo si è ribellato. Ma il golpe sarebbe indirizzato a questioni ben diverse. Diendéré esclude qualsiasi collegamento tra il colpo di Stato e l’ex presidente, ma afferma che sarebbe una risposta al governo di transizione. Lo stesso che, alcuni giorni fa, aveva escluso la partecipazione dei gruppi e dei partiti legati al vecchio presidente Compaoré alle elezioni di ottobre.

Diendéré è noto in Africa, ma non solo. L’Onu nel 2005 lo accusò di traffico di armi con i ribelli della Sierra Leone e, da sempre, è identificato come l’esecutore materiale dell’assassinio del celebre presidente Sankara. Ma lui è abbastanza chiaro: “Il colpo di Stato – che arriva dopo un anno dalla caduta di Compaoré – non durerà tanto. Non abbiamo intenzione di restare”, afferma il generale alla tv francese. Anche perché l’RSP, forza militare nata nel 1996, può contare sull’appoggio di un numero discreto di Capi di Stato africani ma non certamente sulla sua forza, in quanto ha a disposizione solo 1300 soldati. Dall’altra parte, invece, il governo di transizione è sostenuto da gran parte della popolazione, nonostante Michel Kafando sia un leader poco carismatico e non disponga di un grande numero di elettori.

Al momento il Capo di Stato senegalese Macky Sall, presidente della comunità economica degli Stati dell’Africa dell’ovest, si è recato in Burkina Faso per discutere ed assicurare una mediazione pacifica per ritornare ad una vita costituzionale normale e evitare il rischio di destabilizzazione per il Burkina Faso. Nonostante tutto l’RSP, oggi, ha annunciato la liberazione del presidente ad interim Michel Kafando.

Giuseppe Ianniello

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