In questa puntata de “Il Ventre di Napoli”, andiamo alla scoperta della famosa “arte dell’arrangiarsi”, che ha contraddistinto soprattutto i napoletani in tutto il mondo.

Memorabile e degno di menzione è il film “L’arte di arrangiarsi” del lontano 1954 diretto da Luigi Zampa e interpretato da un fantastico Alberto Sordi: l’idea era appunto quella di descrivere la duttilità che nell’abitante partenopeo si eleva esponenzialmente.

Infatti a Napoli ormai è quasi una moda quella di scovare i propri talenti e sviluppare le proprie potenzialità per provare ad ottenere un qualcosa che somigli ad un lavoro, o almeno provare ad avere un ruolo nella società. Quindi l’arte dell’arrangiarsi nasce dall’esigenza di crearsi una posizione lavorativa che molte volte non può riservare proiezioni future elevate, ma intanto permette di vivere.

A Napoli i più coriacei tirano fuori dal nulla qualità e ambizioni coltivabili grazie alla propria tenacia e alla grande duttilità: infatti alle suddette qualità bisogna unire creatività e inventiva, che permettono la sopravvivenza di colui che incontra numerose difficoltà dal punto di vista lavorativo.

L’arte dell’arrangiarsi ha permesso la nascita di numerosi e simpatici mestieri, talvolta inimmaginabili, talvolta sorprendenti. Certamente non si tratta di mestieri signorili, ma il lavoro nobilita l’uomo in ogni circostanza.

Le donne più svelte e più pratiche si dimenano alla ricerca di famiglie che siano pronte ad assumerle presso le loro dimore come domestiche; altri si arrangiano perché seguono le orme dei propri padri pur avendo altri sogni nel cassetto.

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Il garzone fornaio

Ma Napoli che è per eccellenza la città in cui spicca l’arte culinaria, è diventata un centro di figure simpatiche che si arrangiano mettendo in pratica la propria vocazione: basti pensare ai ragazzi che diventano dei veri e propri garzoni di fornai, pizzaioli, salumieri e negozianti. Qualcuno di loro sogna di diventare un grande pizzaiolo, al pari dei famosissimi maestri di Napoli: cominciano ad osservare minuziosamente, ad imparare e a provare a lavorare. Non demordono, sostengono orari di lavoro massacranti per una paga che spesso non basta a ricompensare giustamente il lavoro svolto, ma cercano intanto di trarre vantaggio in maniera onesta e leale.

E poiché molte volte sono proprio i più giovani che si arrangiano, è possibile scovare per strada talvolta qualche giovane ragazzo che si offre come accompagnatore di qualche anziano nelle proprie pratiche giornaliere e che richiedono uno sforzo fisico maggiore: basti pensare a tutti quelli che accompagnano l’anziano ad acquistare la spesa o a ritirare la pensione con l’ipocrita invenzione di volerlo difendere da ladri e borseggiatori.

C’è chi si arrangia mettendo in pratica la propria arte canora e artistica: tanti sono a Napoli gli artisti di strada, quelle personalità dotate di grande talento in una disciplina specifica che sia essa la musica, il canto, la danza, la pittura. Camminando per il centro storico della città si incontrano tanti uomini vestiti da Pulcinella che fanno sorridere i turisti e i partenopei stessi; nei ristoranti si ritrovano spesso musicisti e cantanti pronti a intrattenere il pubblico con la classica e antica posteggia napoletana; tanti sono coloro che hanno la qualità innata del disegno e dipingono su tela e su carta quelle che sono le fantasie della loro mente.

Ancora una volta, Napoli è città d’arte: che sia essa culinaria, pittorica, canora, l’arte viene mostrata in ogni minimo dettaglio e soprattutto dagli animi più buoni o fantasiosi. E talvolta tale vena artistica la si può notare anche in quei ragazzi che sebbene non siano propensi allo studio, decidono di specializzarsi in mestieri in cui si necessita del tocco d’artista, come parrucchieri, barbieri, estetiste, truccatori, insomma tutti quei mestieri in cui c’è arte, in cui basta arrangiare grazie ad una semplice vocazione.

Per fortuna la creatività dimora in animi buoni che decidono di arrangiare traendo qualsivoglia beneficio dalle proprie potenzialità.

Eugenio Fiorentino

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