Oggi, circa sette secoli fa, nasceva ad Arezzo uno dei più brillanti rimatori che abbia mai conosciuto l’universo poetico italiano, colui che ha saputo dettare tendenze tanto alternative, quanto tradizionaliste per le quali è stato contemplato dai posteri come fonte ineguagliabile d’ispirazione e ritenuto dai critici il fondatore della lirica moderna: Francesco Petrarca.

Francesco PetrarcaImbevuto di cultura e dotato di un’intelligenza acuta e penetrante, seppur toscano d’origine, Francesco segue e conosce soltanto indirettamente le dinamiche storico-culturali della movimentata Firenze trecentesca del cui sconquassato meccanismo politico erano invece rimasti vittime suo padre ser Petracco e  l’altro celeberrimo volto della poesia italiana, Dante Alighieri, entrambi esiliati nel 1301, anno in cui i guelfi neri, con l’aiuto del principe francese Carlo di Valois, s’impossessarono del comune fiorentino determinando la diaspora dei guelfi bianchi. Dunque, per colui che con fierezza ricorda di esser nato ‘in su la riva d’Arno’, la fiorentinità risulta fondamentale solo in quanto radice dell’essenza poetica ed esclusivamente in relazione alla dimensione di lontananza dell’esilio.

Difatti, Francesco Petrarca muove i suoi primi passi verso quel complesso itinerario intellettuale e culturale che lo condurrà fino all’incoronazione poetica e all’immortal fama, a partire dalla città di Avignone, una vivacissima metropoli internazionale, presso la quale il poeta fa proprio il prestigioso sapere classico, sorgente di idee e modelli che l’aretino scandaglia con minuzia e passione tramite la nuova scienza filologica. Ed è proprio ad Avignone e a Roma, negli ambienti quindi, legati alla corte pontificia, che stava prendendo forma quel movimento di rinascita e riscoperta dei testi classici che sepolti dall’oblio dei tempi o spogliati della loro reale veste ideologica, venivano finalmente riportati in auge senza le false deformazioni di epoca medievale. Di tale movimento, che fu poi definito Umanesimo’, Petrarca fu senza dubbio uno degli iniziatori, in grado di tramutare quell’affascinante mondo di pergamene e scritti antichi, fin allora quasi evanescente, nella base solida e concreta della sua esperienza artistica, servendosi del passato come ottica del presente.

Nonostante sia stato spesso visto come il lirico ancorato alla tradizione, estraneo ai cambiamenti e in primis, a quella sperimentazione plurilinguistica che aveva operato Dante con la ‘Commedia’, Francesco Petrarca fu in verità un poeta moderno, che grazie alle sue infinite letture e alle sue vastissime conoscenze, ha potuto far della diversità delle sue fonti (dalla Bibbia alla lirica volgare) il punto di forza della propria produzione, che deve il suo carattere omogeneo alla consapevolezza della valenza delle proprie scelte culturali e alla capacità di fonderle con armonia.

Avignone di certo, non sarà semplicemente il motore formativo petrarchesco, ma anche lo sfondo emotivo dell’incontro di una vita: nella città provenzale Petrarca vede per la prima volta Laura, la donna di cui si innamorerà, colei per la quale la penna di Francesco scriverà i versi più drammatici e più ameni del ‘Canzoniere’, una raccolta originale che ci catupulta nei pensieri profondi di un animo travagliato, invaso dall’incertezza e dall’ossessione di un amore che resta inappagato, che va oltre il limite corporeo della morte, ma che continua ad aggrapparsi al lato terreno dell’esistenza, in un incessante vortice di ricordi che la memoria fa rivivere attraverso un recupero temporale di immagini e speranze serbate dal cuore e dalla mente.

Petrarca e Laura‘Chiare, fresche e dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir’ mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior’ che la gonna
leggiadra ricoverse
co l’angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:
date udïenza insieme
a le dolenti mie parole estreme.’

(Canzoniere CXXVI)

L’amore diventa con Francesco Petrarca passione in atto, la cui forza promotrice non è più l’amata, l’oggetto del desiderio, bensì l’amante stesso, quell’Io che travolto dai sentimenti, apre ai lirici successivi uno spazio sterminato in cui immergersi, dando loro la possibilità di concentrarsi sulla propria evoluzione emotiva e spirituale.

E tale rovesciamento della tradizione, che precedentemente prevedeva la descrizione di un macrocosmo rotante intorno al microcosmo femminile, insieme alla scelta linguistica di assimilare il volgare al sublime latino, fanno senza dubbio di Francesco Petrarca il padre della lirica moderna, destinato a mutare i tempi, gli spazi e la natura della suggestiva sfera della poesia.

www.treccani.it/enciclopedia/francesco-petrarca

Anna Gilda Scafaro

Anna Gilda Scafaro
Laureata in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, sogno da sempre di tramutare la mia passione per la Letteratura in un mestiere. Mi emozionano la poesia, gli affreschi e le tinte rosate del tramonto. La scrittura è il mio rifugio, il mezzo con il quale esprimo liberamente la mia essenza e la visione che ho del mondo. Attualmente coordino la sezione Cultura di Libero Pensiero News.

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