Vi prego di interessarvi attivamente a quegli spazi sacri chiamati laboratori [..] perché sono i templi del futuro, della vera ricchezza e del benessere.”

Con queste parole, lasciate ai suoi allievi poco prima di morire, Louis Pasteur lasciava un ultimo, immenso patrimonio al mondo della scienza e all’umanità intera.

Un patrimonio che ancora oggi sfruttiamo, giorno dopo giorno, anche nel compiere alcuni dei gesti più semplici, come bere un bicchiere di latte.
Dobbiamo infatti a Pasteur l’invenzione di uno dei processi posti alla base della sicurezza alimentare, quello della pastorizzazione, che proprio al biologo francese deve il suo nome.
La pastorizzazione si basa sull’eliminazione dei microrganismi patogeni ottenuta attraverso un innalzamento della temperatura dell’alimento, trattato fino a 65⁰C (nel caso del vino, ad esempio) o fino a 85⁰C (per latte e suoi derivati).

Pasteur ideò questo processo di risanamento termico per eliminare i batteri che ostacolavano la fermentazione del vino, fornendo anche un’importantissima prova capace di smentire la teoria della “generazione spontanea”, per la quale una qualsiasi forma di vita poteva avere origine spontaneamente da oggetti inanimati, soprattutto fango e cadaveri in stato di decomposizione.

Se con la pastorizzazione Pasteur diede un importantissimo contributo al miglioramento della qualità degli alimenti e alla riduzione delle problematiche legate  alla conservazione del cibo, ancora più importante fu il suo contributo al mondo della medicina.
Si deve infatti allo scienziato transalpino la scoperta di una delle principali armi di prevenzione e lotta alle malattie ancora oggi in mano ai medici: il vaccino.

Forse è inutile ricordare quante vite umane sono state salvate grazie a questa scoperta, giunta in un periodo storico, l’Ottocento, in cui le epidemie mietevano vittime su vittime a fronte dell’incapacità dell’uomo di trovare rimedi adeguati.
Risulta però curioso, data l’importanza dell’evento, scoprire come gli eventi che portarono all’intuizione di Pasteur furono dettati dal caso.

Insieme ad alcuni dei suoi assistenti, il biologo era impegnato nello studio del colera del pollo.
La sperimentazione portata avanti dall’equipe di Pasteur prevedeva anche la somministrazione del batterio responsabile della malattia agli animali.
Una delle culture batteriche, però, venne somministrata in ritardo, a causa della distrazione di uno dei collaboratori.
Pasteur notò che gli animali sottoposti al trattamento “posticipato” non si ammalavano; ma a questa osservazione, tutto sommato non incredibile, se ne aggiunse un’altra ben più rilevante.
Nel momento in cui agli stessi polli veniva somministrata una coltura di batteri “attivi”, capaci di far ammalare i volatili, questi rimanevano immuni dalla malattia.
Era stato scoperto il vaccino.

Negli anni, Louis Pasteur portò avanti una battaglia contro diverse malattie che, soprattutto ai suoi tempi, rappresentavano una minaccia continua per la salute delle persone.
Uno dei suoi successi più noti è associato alla prevenzione della rabbia; a partire dal 1885, anno nel quale venne sperimentata per la prima volta la vaccinazione antirabbica, grazie agli studi di Pasteur vennero salvate, ancora una volta, migliaia di vite umane.

Alessandro Mercuri

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