ministeri Bianchi Messa
Il ministro dell'istruzione Bianchi e la ministra dell'università Messa. Fonte: dire.it

Il Governo «dalle larghe intese» di Mario Draghi è ufficialmente entrato in carica e sono ormai arcinoti i noti i nomi della squadra di governo che comporranno il suo esecutivo. Se la composizione del nuovo governo, così come le idee e la prassi che lo caratterizzeranno in materia economica suscitano già animate discussioni e contrapposizioni, si parla troppo poco di ciò che Draghi ha intenzione di proporre per cultura, scuola e alta formazione. In questa sede ci si soffermerà dunque sui ministeri dell’Istruzione e Università, retti rispettivamente da Patrizio Bianchi e Maria Cristina Messa.

Per quanto riguarda la cultura basterà menzionare la riconferma di Dario Franceschini. È interessante notare che il ministero occupato nel governo precedente dall’esponente PD non si chiamerà più MiBACT (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo), bensì soltanto “Ministero della Cultura”. Difatti, il turismo gioverà di un ministero autonomo con tanto di portafoglio, assegnato al leghista Massimo Garavaglia. L’inaspettato sdoppiamento dei ministeri, probabilmente, è da imputare alla forte crisi che sta colpendo il settore del turismo. Lo scorporamento dell’ex-MiBACT all’insegna del binomio PD-Lega sarà sostenibile ed efficace? Forse non è un caso che per i ministeri di Scuola e Università siano stati scelti due tecnici.

Di orientamento prodiano ma dal profilo eminentemente tecnico, è il nuovo inquilino del ministero per l’Istruzione Patrizio Bianchi. 68 anni, nato a Ferrara, già assessore all’Istruzione in Emilia-Romagna, possiede un curriculum accademico di tutto rispetto: formato in Scienze Politiche all’Università Alma Mater di Bologna fino alla cattedra universitaria in Economia e Politica industriale all’Università di Ferrara, della quale è stato rettore dal 2004 al 2010. Inoltre, è titolare nel suo Ateneo della Cattedra Unesco «educazione, crescita ed eguaglianza». Nella seconda metà dello scorso aprile il professor Patrizio Bianchi è stato interpellato dalla ex-ministra Lucia Azzolina per presiedere la task force in merito a una possibile riapertura delle scuole nello scorso settembre.

Nel suo ultimo libro, pubblicato l’anno scorso (editore il Mulino) e intitolato, non a caso, “Nello specchio della scuola”, Bianchi scrive: «È tempo di investire in educazione, non solo per superare l’emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione». Il suo compito sarà quello di arginare il preoccupante cataclisma educativo; i continui apri-chiudi, infatti, hanno sfilacciato il tessuto scolastico legato alle nuove generazioni che, con tutta probabilità, si ritorcerà nel futuro, alimentando quei tassi analfabetismo e bassa scolarizzazione che mettono tanto in subbuglio il nostro paese.

Al ministero dell’Università, d’altra parte, troviamo una donna: Maria Cristina Messa. Nata a Monza l’8 ottobre del 1961, è stata la prima donna a capo di una università milanese e la quarta in Italia. Ha guidato infatti la Bicocca dal 2013 al 2019. E con lei al comando l’ateneo è cresciuto esponenzialmente, prima università italiana ad avere una rettrice e una direttrice generale. Si è laureata in medicina e chirurgia all’università di Milano nel 1986 dove ha ottenuto il diploma di specialità in medicina nucleare tra anni dopo.

«Credo di essere la prova che sia possibile per una donna fare carriera in un mondo maschile (e maschilista) come quello dell’università», diceva Maria Cristina Messa l’otto marzo in una intervista a Repubblica. E alla domanda sul perché le donne laureate, pur essendo in numero maggiore rispetto agli uomini, avessero difficoltà a presiedere ai vertici delle università italiane, lei risponde: «c’è oggettivamente un “parterre” più esiguo di donne che possono candidarsi a fare i rettori. Ma l’ostacolo più forte riguarda il “genere”. A parità di meriti in un concorso universitario, quasi sempre i maschi votano per il candidato maschio. E visto che nelle commissioni d’esame gli uomini sono assai più numerosi delle donne, è facile che continuino ad essere eletti».

Insomma, le aspettative di riforma sono alte per scuola e università. Si tratta di settori strategici per la crescita economica, sociale e culturale del paese, ma caratterizzati da anni di costante disinvestimento e trascuratezza. Purtroppo, in quella baraonda che è la politica incarnata dalla classe dirigente che sostiene il governo Draghi, sappiamo che poche volte le premesse si trasformano in fatti, anche per quanto riguarda l’operato di ministeri sorretti da figure competenti e qualificate come Bianchi e Messa.

Antonio Figliolino

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