Originaria di Sant’Antonio Abate, ora vive a Salerno. Non sembrano le generalità di un’artista alternative rock, eppure Scarlet propone al pubblico un progetto discografico che ha molto da raccontare, seguendo la scia delle colleghe anglosassoni.

«Scarlet è la traduzione inglese del mio nome, cioè Rossella». L’ispirazione è arrivata dalla celebre protagonista di “Via col vento”; il resto è stato semplice: «Ho soltanto tolto una “t”, ispirandomi al colore “scarlatto”» – ci ha detto. A partire da questa associazione, Rossella ha strutturato l’intero Concept dell’album, dell’abbigliamento, persino delle luci sul palco al momento dei live.

Scarlet Wonder

Prima di diventare Scarlet, chi era Rossella Sicignano?
Scarlet: «Nel 2014 ho conseguito la Laurea Triennale all’Accademia di Belle Arti in scenografia. Avevo avviato anche un percorso parallelo di recitazione teatrale. Provenivo da questo mondo del teatro dove ero  attrice, tecnica, scenografa e costumista. Quindi, fino a quell’anno mi occupavo di questo. Poi, una volta completato il mio percorso accademico, per una serie di ragioni ho deciso di abbandonare tutto quello che era stata la mia vita negli ultimi 4/5 anni. Contemporaneamente anche alla fine di una storia importante. Decisi di tornare a casa dei miei, a Sant’Antonio Abate, e lì mi sono praticamente ritrovata a scrivere, per esigenza. Mi sono chiusa in casa per sei mesi e ho cominciato a suonare, a registrare delle idee. Man mano mi rendevo conto che c’era qualcosa su cui potevo lavorare, anche su consiglio amici musicisti a cui facevo ascoltare i miei brani. Ho continuato a lavorare su queste idee e ho costruito anche arrangiamenti. Ho cercato con varie persone di realizzare questo disco, ma non ho avuto molta fortuna. Per un periodo mi sono scoraggiata e avevo anche pensato di non riuscire a portare avanti la cosa. Poi c’è stato questo incontro con Lucio, uno dei titolari dell’etichetta Luma Records, che mi ha effettivamente dato una grossa mano per migliorare il mio lavoro, che era ancora molto grezzo. Lui suona anche con me live ed era con me alla presentazione che abbiamo fatto il 9 marzo al Mumble Rumble di Salerno in quartetto. Suoneremo insieme in duo acustico.»

Scarlet Wonder

Qual è stato il percorso che hai affrontato fino ad arrivare alla progettazione del primo Lp alternative rock femminile? 
Scarlet: «Inizialmente puntavo a fare un album solo rock. Poi, invece, sono cambiate un po’ di cose nel corso degli anni. Ho cominciato ad ascoltare anche nuove produzioni, più moderne, anche in termini di visibilità. Bisogna stare al passo con i tempi. Ho cercato di ascoltare quante più cose possibili, anche diverse tra loro. Abbiamo registrato anche con una drum machine: ci è piaciuta questa sonorità e abbiamo deciso di includerla anche nei live. C’è stata molto anche l’influenza di Lucio negli arrangiamenti perché molte idee sono venute da lui, sullo stile new wave. C’è stato uno scambio, una collaborazione molto varia. L’idea era quella di realizzare un disco che non annoiasse.»

Il primo singolo è “Demon”, che parla di una difficoltà relazionale.
Scarlet: «Il brano è nato da una serie di esperienze che ho vissuto negli anni. E dopo una esperienza in particolare che mi aveva portata all’esasperazione. Avevo bisogno di liberarmene e, finalmente, ci sono riuscita, trasferendo tutta la rabbia e la frustrazione nel brano. Posso definirlo quasi “catartico”.»

I brani che hai scritto ti sono venuti “naturalmente in inglese”. Come mai? 
Scarlet: «In effetti è la cosa più semplice. Io ho sempre cantato in inglese. Non ho mai cantato in italiano; forse qualcosina agli inizi, poi ho subito abbandonato. Istintivamente la sento più mia come lingua. E’ una lingua che io adoro. A volte mi ritrovo a pensare e a sognare in inglese. Mi piace non solo la lingua in sé, ma scoprire poi le varie sfumature rispetto al paese d’origine e le differenze tra cadenze americane ed inglesi. Alle medie chiedevo aiuto alla mia professoressa di inglese per trascrivere in inglese i testi delle canzoni che mi piacevano. Per me è una cosa naturale. Avevo provato a scrivere delle cose in italiano ma mi sono risultate banali. La musicalità della lingua inglese si sposa meglio con il genere che amo, che ha poco a che fare con l’italiano, secondo me».

Scarlet WonderProssimi appuntamenti

26 marzo – Bar Capri Battipaglia
13 aprile – Eboli
18 maggio – Circolo Arci “Marea”, Salerno

Sara C. Santoriello

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.