Il Google Lunar X Prize, la competizione che avrebbe premiato la prima impresa privata capace di raggiungere la Luna e terminata qualche mese fa senza un vincitore, ricomincia (per il momento) senza uno sponsor: nei prossimi anni potremo assistere ad una nuova corsa alla Luna, questa volta condotta principalmente dai privati.

Ancora nel settembre 2007 la X Prize Foundation, sponsorizzata da Google, annunciava l’apertura di una competizione a tema spaziale: la prima impresa privata che, oltre a far atterrare una sonda robotica sulla superficie lunare, si dimostrasse in grado di farle percorrere almeno 500 metri e di trasmettere immagini in alta definizione, avrebbe guadagnato un primo premio pari a 20 milioni di dollari. Inizialmente più di trenta squadre provenienti da tutto il mondo si iscrissero alla gara (tra cui anche un’italiana, Team Italia), tentando di dare forma a progetti innovativi e a basso costo per gestire al meglio i pochi fondi a disposizione. Per le imprese partecipanti, che a differenza delle tradizionali agenzie spaziali non disponevano di ingenti budget governativi, non fu facile creare dal nulla le tecnologie e le strutture necessarie per portare a termine la missione; così, mentre il termine ultimo della competizione (inizialmente fissato per la fine del 2012) cominciava a slittare su richiesta delle squadre partecipanti, molte di esse finirono per ritirarsi del tutto.

Infine, in seguito a numerosi rimandi e una volta accertata l’impossibilità per le cinque squadre finaliste (Moon Express dagli USA, SpaceIL da Israele, TeamIndus dall’India, Hakuto dal Giappone e l’internazionale Synergy Moon) di lanciare entro il 31 marzo 2018, data fissata come termine improrogabile, l’organizzazione del Lunar X Prize stabilì che la gara si sarebbe conclusa senza un vincitore. Nell’annuncio finale l’associazione enfatizzava la visibilità e l’opportunità di crescita che la competizione aveva concesso all’industria spaziale privata, in particolare alle imprese partecipanti che si dichiaravano in grado di proseguire con il progetto anche senza il supporto del Google Lunar X Prize. Inoltre, concludeva il comunicato con la seguente, orgogliosa dichiarazione: “Se ogni competizione X Prize che proponiamo avesse un vincitore, non saremmo abbastanza audaci, e continueremo a lanciare sfide che concernano letteralmente o metaforicamente viaggi sulla Luna, spingendo in avanti i limiti del possibile”.

La vicenda sembrava concludersi in questo modo, eppure solo pochi giorni fa e contro ogni aspettativa fa la X Prize Foundation ha annunciato la riapertura della competizione. Con la differenza che Google non fungerà più da sponsor principale e perciò al vincitore non sarà assegnato alcun premio in denaro.“Negli ultimi dieci anni le squadre partecipanti al Google Lunar X Prize hanno raccolto oltre 300 milioni di dollari attraverso sponsorizzazioni imprenditoriali, contratti governativi e venture capital” –  ha affermato Chanda Gonzales-Mowrer, senior director della X PRize Foundation – “Queste imprese spaziali stanno sviluppando modelli di business a lungo termine attorno al trasporto lunare e non possiamo rinunciare a loro ora. Sono fiduciosa che una di queste compagnie atterrerà sulla Luna nel prossimo futuro e sono eccitata per il prossimo capitolo di questa nuova corsa allo spazio”.

Eventuali nuove regole, premi e scadenze della competizione non sono stati per il momento resi noti, ma è probabile che saranno discusse in questi mesi tra l’organizzazione, un eventuale nuovo sponsor e le squadre partecipanti, che nel frattempo hanno manifestato entusiasmo per il rilancio della sfida. “La precedente competizione Google Lunar X Prize ha mostrato al mondo come l’idea di una gara fosse necessaria per elevare l’industria spaziale privata a un nuovo livello; ─ ha sostenuto Takeshi Hakamada, leader del team Hakuto ─ ha sollevato il pubblico interesse per lo spazio e portato compagnie tradizionalmente non coinvolte con quest’ultimo. Siamo convinti che una nuova competizione eleverà la nostra industria a un livello ancora più alto, quindi siamo orgogliosi di dare il benvenuto a un nuovo Lunar X Prize”.

Dato il rinnovato interesse da parte delle agenzie spaziali per la Luna a maggior ragione la riapertura della competizione sembra importante: il prossimo progetto che nascerà dalla collaborazione delle principali agenzie spaziali, probabilmente destinato a succedere alla Stazione Spaziale Internazionale, prevede la costruzione di un laboratorio spaziale abitato situato in orbita lunare, vantaggioso per eventuali discese sulla superficie del satellite. Una proficua collaborazione tra agenzie spaziali e imprese private sarà fondamentale per ridurre drasticamente gli elevatissimi costi di simili operazioni, e alcune tra le compagnie iscritte al Google Lunar X Prize (come Moon Express o Astrobotic Technology) sono interessate ad offrire un costante servizio di trasporto commerciale anche dopo che la competizione sarà terminata.

L’unico modo di dar vita a una nuova corsa alla Luna, questa volta non destinata a concludersi con l’abbandono di una bandiera su una superficie disabitata, è quello di creare una stabile economia che la coinvolga e la renda maggiormente accessibile. In questo senso il Google Lunar X Prize potrà continuare a fornire una spinta adeguata a tutte quelle imprese che si stanno adoperando per riportare l’umanità sulla Luna, con la speranza di non abbandonarla una seconda volta.

Sebastiano Martorana

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