Dante il sonetto misterioso di Dante
Fonte: lavocedellasera.it

Sono trascorsi 700 anni da quando Dante Alighieri esalò l’ultimo respiro. Quel giorno, però, non fu l’ultimo per la sua poesia. Da quel settembre del 1321, Dante ha continuato a vivere coi suoi versi e ancora desta mistero e stupore. Al di là della “Divina Commedia” e delle sue altre celebri opere, si pone all’attenzione della critica – e non solo – un sonetto particolarmente importante, che potrebbe essere stato scritto dal poeta fiorentino all’età di soli 22 anni e che risulterebbe, dunque, il suo primo prodotto letterario. Per conoscere a fondo questa lirica abbiamo incontrato Emanuele Cerullo, autore del libro “Il sonetto misterioso di Dante”.

Emanuele Cerullo, il poeta di Scampia, già noto per le sue poesie appartenenti alla raccolta “Il Ventre di Scampia”, ha elaborato, al fine di conseguire la laurea magistrale in Filologia moderna all’Università degli Studi di Napoli Federico II, una tesi sul rapporto tra Dante e la città di Bologna. Dalla tesi di laurea ha ricavato un opuscoletto in cui sono racchiuse dissertazione personali e studi altrui ruotanti intorno al «sonetto della Garisenda No me poriano zamay far emenda, che è, ad oggi, la più antica attestazione di  una  lirica  dantesca». Si tratta di un «sonetto atipico» e dal significato ambiguo. Spiegarne il contenuto sarebbe approssimativo, pertanto invitiamo alla consultazione dell’opuscolo redatto da Emanuele che, con magistrale chiarezza e bravura, ha passato al vaglio critico le diverse ponderazioni che si susseguono da circa cent’anni.

Nel tuo lavoro hai evidenziato l’importanza generale dei luoghi e del loro legame coi poeti. Nel caso di Dante, che siamo abituati a pensare in una prospettiva fiorentina, hai sottolineato il rapporto con la città di Bologna. Che legame c’è tra i due?

«Un legame importante perché, secondo molti studiosi, Dante, a poco più di vent’anni, andò a Bologna, probabilmente per seguire i corsi universitari. Il sonetto è una testimonianza importante di tale permanenza. Ma Bologna ritornerà anche nella “Commedia”, nel “De Vulgari Eloquentia” (dove Dante dimostra di conoscere in modo assai approfondito il volgare bolognese) e nelle “Egloghe!”»

Nella produzione letteraria di Dante, che ruolo occupa il sonetto misterioso e quali sono le sue principali peculiarità?

«Ci tengo a dire, prima di tutto, che Dante, a differenza di Petrarca, non ha mai portato a termine una sua raccolta di poesie. La raccolta delle Rime che è stata pubblicata dagli studiosi non corrisponde alla sua volontà. Il sonetto della “Garisenda” è incluso in questa raccolta. La sua peculiarità più evidente è, sicuramente, la datazione: siccome risale al 1287, risulta essere, ad oggi, la più antica attestazione di una lirica dantesca.»

Perché il sonetto è misterioso?

«Perché non si è giunti ad una lettura univocamente accettata. Gli studiosi sono, da sempre, divisi sull’interpretazione di questo sonetto.»

Quali sono i dubbi e quali le certezze circa la paternità dantesca del sonetto?

«Per rispondere a questa domanda bisogna scomodare la filologia: il componimento è stato tramandato in diversi manoscritti, il primo dei quali (che è, appunto, quello del 1287) risulta adespoto, cioè non è stato riportato il nome dell’autore, tant’è che alcuni studiosi hanno attribuito il sonetto allo stesso copista che l’ha trascritto (Enrichetto delle Querce). In tutti gli altri manoscritti, però, viene attribuito a Dante. Ma la filologia mi ha insegnato che la maggioranza non ha sempre ragione, quindi non è escluso che un giorno emergano elementi volti a escludere la paternità dantesca, ma io, come ho provato a dimostrare nel libro, dubito che ciò possa davvero accadere…»

Dove può essere acquistato il volume “Il sonetto misterioso di Dante”?

«Può essere acquistato nella libreria iocisto oppure via mail inviando un messaggio a oltrelevele@gmail.com»

Alessio Arvonio

Alessio Arvonio
Classe 1993, laureato in lettere moderne e specializzato in filologia moderna alla Federico II di Napoli. Il mio corpo e la mia anima non vanno spesso d'accordo. A quest'ultima devo la necessità di scrivere, filosofare, guardare il cielo e sognare. In attesa di altre cose, vivo.

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