I Diatonic Sun sono un gruppo musicale italiano formatasi nel 2012 a Milano, composto da Gabriele Landillo (voce), Enrico Tripodi (chitarra), Samuele Provenzi (chitarra), Giacomo Riva (basso) e Stefano Galli (batteria).

Agli inizi della loro carriera la band si esibiva in cover di brani di altri artisti già affermatisi nel panorama musicale italiano ed internazionale; solo dopo aver maturato la consapevolezza delle proprie capacità, i Diatonic Sun hanno iniziato ad affinare la propria tecnica e a comporre musica propria.

Nel corso dei 6 anni passati insieme a suonare, il gruppo meneghino è riuscito a delineare una propria identità musicale fino ad arrivare a incidere a fine maggio il loro EP di debutto, ”High tide reaping”, contenente 9 brani tra cui il primo singolo ”Tangled”.

Con “High tide reaping”, il quintetto lombardo è riuscito pienamente a esprimere una spiccata originalità e personalità artistica. Il loro stile musicale è molto variegato: l’impostazione è prevalentemente alternative metal con sfumature progressive e mathcore.

La redazione di Libero Pensiero News ha avuto il piacere di intervistare il bassista della band, Giacomo Riva, che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande. Ecco l’intervista completa.

La vostra band si è formata nel 2012 come progetto musicale di semplici ragazzi liceali. Come e quando vi siete conosciuti e avete deciso di formare i Diatonic Sun?

«Gabriele, Enrico, Samuele ed io eravamo nella stessa classe al liceo musicale “G.Verdi”;  il quinto componente Stefano è un mio amico d’infanzia e si è unito alla band poco dopo. Il nostro interesse comune per la musica rock e metal ci ha portati a fondare i Diatonic Sun. Una volta stabilita la formazione abbiamo iniziato a suonare insieme nell’autunno del 2012.»

Inizialmente suonavate cover e qualche esperimento compositivo, ma col tempo avete iniziato a comporre pezzi vostri dando vita ad un ciclo compositivo in fase di sviluppo. Cosa vi ha spinto a fare questo importante passo in avanti?

«Il desiderio di comporre del materiale originale era in noi fin dalla prima prova, ma ci è voluto un po’ di tempo per ottenere consapevolezza dei nostri mezzi creativi e rifinire il processo di scrittura fino ad arrivare a scrivere dei brani di cui fossimo pienamente soddisfatti. Dopo aver raccolto abbastanza materiale inedito di un certo livello abbiamo iniziato a registrarlo per dare via ad un vero e proprio progetto discografico.»

Dopo vari anni di gavetta di recente avete pubblicato il vostro album d’esordio ”High tide reaping”, da cui è stato tratto il singolo ”Tangled” che sta riscuotendo successo da parte del pubblico e della critica musicale. In questo brano dal ritmo ipnotico avete deciso di parlare di uno dei maggiori problemi che affligge la nostra generazione: l’angoscia di trovarsi di fronte ad una realtà fin troppo complessa. Quali sono i messaggi che volete dare ai vostri ascoltatori?

«Più che lanciare dei messaggi in senso quasi “educativo”, preferiamo stimolare alcune sensazioni in chi ci ascolta. La musica non può risolvere i problemi della nostra vita, ma può raggiungere parti della nostra psiche che preferiamo tenere nascoste e tirarle fuori generando una forte risposta emotiva. Crediamo nel potere catartico della musica e nella sua capacità di dare un senso poetico ad impulsi apparentemente irrazionali. I testi di solito vengono scritti alla fine del processo compositivo e perlopiù hanno lo scopo di esplicitare alcuni contenuti già presenti nella sola musica e offrire all’ascoltatore un punto di contatto “umano”, come se venisse preso per mano ed accompagnato in una “realtà complessa”.»

Nel vostro disco avete saputo dar vita a uno stile musicale eclettico che fonde atmosfere alternative e post-metal con asimmetrie mathcore. I toni sono decisi e potenti, ma allo stesso tempo raffinati. A cosa è dovuta la scelta di un sound così ricercato?

«La musica che facciamo dipende inevitabilmente dalla nostra percezione della realtà che ci circonda. Per esprimere una realtà ambigua, misteriosa, disorientante e ostile non si può che adottare un linguaggio musicale consono. L’apparente commistione di atmosfere e generi diversi dipende da una necessità espressiva che parte però da un pensiero unico.»

Siete giovanissimi, ma nel corso della vostra carriera avete già avuto modo di suonare in numerosi locali tra cui TnT (Milano), World Music Studio and Live (Pessano con Bornago), Legend Club (Milano) e Tunnel Club (Milano). Quali progetti avete per il futuro?

«Al momento non abbiamo impegni precisi fissati in agenda. Stiamo cercando occasioni per far sentire la nostra musica dal vivo a un pubblico disposto ad ascoltarla e nel frattempo stiamo già mettendo insieme del materiale nuovo che, con tutte le probabilità, andrà formare un album vero e proprio invece che un sintetico EP.»

Vincenzo Nicoletti

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