Bukowski centenario
Fonte: https://www.triesteallnews.it/2020/08/16/contro-ogni-retorica-perbenista-100-anni-di-charles-bukowski/

In occasione del centenario della nascita di Charles Bukowski, il mondo della letteratura celebra la sua fama postuma, evidenziando l’attualità dell’autore e la sua immensità. La controversa figura di Charles Bukowski stupisce ancora oggi il pubblico giovanile e, sempre più spesso, ispira le nuove generazioni, che usano citare aforismi dell’autore sui social, in particolare su Instagram. L’immensa importanza della sua produzione letteraria, nonché della sua personalità, vanno tuttavia ben oltre le semplici citazioni. Proprio in occasione del centenario della sua nascita, Bukowski è ricordato come un folle genio, un anticonformista, capace di vivere la vita secondo le sue regole e di infrangere qualsiasi stereotipo perbenista. La fama delle sue opere: dai romanzi alle poesie, dalle lettere ai diari; è tale proprio grazie al forte realismo che le contraddistingue. Un realismo pregnante di vita vissuta, della sua esperienza personale, fatto trapelare attraverso la narrazione senza filtri e le parole dirette e crude, utilizzate per rispecchiare al meglio la realtà. La propensione alla ribellione e alla scelta di un linguaggio forte e senza limiti sono gli elementi che rendono Charles Bukowski, uno degli autori più apprezzati della contemporaneità, ispirando le nuove generazioni e incitandole a non lasciarsi trasportare dal conformismo.

Nato da una famiglia tedesca molto povera, trasferitasi in America negli anni della Grande Depressione, Charles Bukowski, visse un’infanzia terribile, definita dallo stesso un film horror. Tra violenza e miseria, l’autore crebbe portandosi dietro le ferite di un passato che ha segnato il resto della sua vita e la sua intera produzione letteraria. A stento fu capace di tirare avanti senza difficoltà e lasciandosi andare, già dall’età di tredici anni, alla morsa dell’alcool, visse con questo suo compagno di viaggio fino alla morte. La vita sentimentale dell’autore fu altrettanto travagliata, diversi matrimoni, una figlia e, un amore senza fine, quello per Jane, sua prima amante e, donna che, nonostante i cambiamenti e le avventure di una notte, non dimenticò mai. La stessa è considerata una delle Muse di Charles Bukowski, tanto che in occasione della sua morte le scrisse innumerevoli poesie per celebrarla. L’amore riuscì talvolta a distrarlo dall’abuso di alcool, ma non lo aiutò completamente, tanto che nel suo unico romanzo autobiografico “Post Office” si racconta come un depresso impiegato postale dedito all’alcool e al sesso, senza soluzione di continuità. La logorazione del lavoro costrinse Charles Bukowski a lasciarlo per guadagnare soltanto 100$ come scrittore per la Black Sparrow, che gli permise di seguire la sua passione pur non garantendogli una paga adeguata alla sua sopravvivenza. Egli stesso sosteneva di preferire ciò: «Avevo solo due alternative – restare all’ufficio postale e impazzire… o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame». Il suo attaccamento alla realtà e la sua sete di realismo caratterizzano ancora, nel centenario della sua morte, la sua fama.

La sua ispirazione realistica segue un movimento letterario chiamato, realismo sporco, nato in concomitanza con la Beat Generation, dalla quale prendeva alcune caratteristiche fondamentali, negli anni sessanta-ottanta del Novecento. Charles Bukowski, rientrava in questo movimento pur auto-classificandosi al di fuori di qualsiasi identificazione letteraria. Lo si può vedere dal modo in cui seguiva un minimalismo stringato nell’utilizzo delle parole e, dalla sua tendenza alla registrazione fedele di una realtà fin troppo sporca per essere ammirata. Nella sua prosa e nella sua poesia utilizzava soltanto frasi brevi e coincise, senza troppi giri di parole né complessi meccanismi lessicali. Una scrittura tanto semplice quanto cruda la sua, necessaria per rappresentare un’America bruciata e senza speranza, quella in cui l’autore stesso si identificava. Charles Bukowski e il suo alter-ego letterario Henry Chinaski percorrevano, infatti, in parallelo una vita scevra di significato, una costrizione alla povertà, frutto di un impiego postale mal retribuito e logorante, lasciandosi travolgere dal turbine dell’alcool e dei piaceri corporali. Il limite tra la persona reale e il personaggio letterario appare quindi cancellato, creando così una continuità tra la narrazione e la vita reale, propria del realismo sporco e della scrittura senza inibizioni dell’autore, che nel centenario dopo la sua nascita affascina ancora i lettori.

La raccolta delle sue opere è vasta e così personale da dipingere l’essenza dell’autore e la sua personalità a trecentosessanta gradi. L’intensità delle sue frasi e delle sue parole, nonché la sua spontanea capacità di interloquire con il lettore, rendono le sue opere vive e coinvolgenti. Nonostante il linguaggio ben poco moderato utilizzato da Charles Bukowski, il successo della sua scrittura ha stupito chi, dello stesso, dubitava fermamente. Sulla scia di maestri come Fante, Kafka e Miller, l’autore ha saputo tenere testa agli stessi, non incassando il suo successo, ma lasciando un’eredità eterna e senza tempo, che ha avuto cospicui frutti. Al 2018 risale infatti, uno scritto postumo, edito da Guanda, con il titolo “La campana non suona per te”. Si tratta di una raccolta di 48 racconti, pubblicati dallo stesso in episodi sulle riviste americane tra il 1948 e il 1985. In questi, editi attraverso un metodo molto comune per i suoi tempi, vengono riprese le memorie di Charles Bukowski, che si auto-definiva un “vecchio sporcaccione”, un abile scrittore capace di vivere e di scrivere per se stesso, esprimendo la sua irrefrenabile essenza e il suo spirito disinibito.

La celebrazione del centenario della sua nascita è un occasione per rendere, appunto, omaggio al suo estro geniale, alla sua scrittura capace di catturarti l’anima dalle viscere e di coinvolgere mente, corpo e cuore dei lettori nella sua dimensione di vita. Il viaggio introspettivo delle opere di Charles Bukowski permette di guardare nell’intimo di se stessi e di una società, quella della sua contemporaneità al pari di quella attuale, fin troppo colma d’ingiustizie e di falsa correttezza. Tale è proprio il motivo per cui i giovani sentono di affidare all’autore, alcuni per puro caso, altri per reale conoscenza, i loro pensieri, perchè come lo stesso autore ricordava :«Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla».

Francesca Scola

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