Daniele De Matteis aka Soul Island è un produttore, musicista e songwriter italiano che vive a Londra. 

Nato e cresciuto a Lecce il talentuoso artista salentino muove i primi passi nel mondo della musica da giovanissimo: Daniele rimane molto colpito dalla scena punk e hardcore e decide di dar vita ai Room 104. La band, dopo aver affinato la propria tecnica, collabora con i Suburban Noise, altro gruppo locale, per l’incisione del disco “El sonido de la ciento y cuatro” uscito nel 2000.

A Bologna (città in cui si è trasferito per intraprendere i suoi studi) De Matteis conosce Federico Vaglio e Massimiliano Giannuzzi (con il quale successivamente formerà il duo Kulledge). Dalla loro amicizia e passione per la musica nasce il trio Thousand Millions. Il gruppo sviluppa un proprio sound di chiara matrice elettronica e alternativa, generi molto amati da Daniele. Prima di sciogliersi nel 2010, i tre ragazzi pubblicano insieme un EP e due dischi per Wynona Records e Tannen Records.

Nel 2010 De Matteis si trasferisce a Londra per intraprendere ambiziosi progetti in ambito musicale. Nel 2013 collabora con Echopark per l’incisione del disco “Trees” e con la band folk Girl With The Gun per il loro “Ages 2014″.

Nel 2014 incide il singolo “Mother” con Band Panda Records ed ha così ufficialmente inizio il progetto solista Soul Island. Di recente l’artista ha pubblicato il suo album d’esordio “Shards“con l’etichetta discografica Loyal To Your Dream che contiene nove tracce molto interessanti tra cui il singolo  “Ocean”.

Di seguito l’intervista a Soul Island.

Prima di intraprendere il progetto Soul Island in passato avevi militato in alcune band tra cui Thousands Millions con la quale hai anche prodotto un demo. Potresti gentilmente raccontarci in breve le tue esperienze passate in ambito musicale? Come e quando hai deciso di intraprendere la tua carriera da solista?

«Soul Island è sempre stato nei miei pensieri, anche se ovviamente non con questo nome, o queste precise caratteristiche. Alla base dei Thousands Millions c’erano dei pezzi scritti in versione elettronica, che successivamente hanno preso la forma di un duo elettro-pop chiamato Kulledge di cui esistono molte produzioni ma zero uscite. All’epoca c’era ancora tanta rabbia in giro quindi quel materiale ha cambiato ulteriormente forma diventando il power-pop rumoroso e math dei TM con i due dischi usciti per Wynona e Tannen Records, tempi in cui ero a Bologna.

Quel desiderio è comunque rimasto vivo, quindi una volta trasferitomi a Londra ho iniziato a scrivere materiale nuovo. La direzione del progetto (così come della mia vita…) non era chiara all’epoca quindi mentre continuavo a scrivere collaboravo con altri progetti, Girl With The Gun, Echopark. Negli anni le idee sono maturate sia nella scrittura che nel sound di pari passo con la mia conoscenza di synth e drum machine analogiche. Una volta messo in piedi il setup giusto ho fatto uscire il primo singolo “Mother” con Bad Panda, ormai qualche anno fa, e mi sono messo a produrre seriamente il disco.»

Nel corso della tua carriera hai saputo dar vita ad un sound molto particolare che unisce elementi di elettronica, chillwave, ambient-house e alt-pop. Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?

«Ci sono una gran quantità di dischi che mi hanno sconvolto completamente. Anche di roba recente la lista sarebbe lunghissima passando da Son Lux a Jon Hopkins, Moses Sumney, Nicolas Jaar, oppure andando un pò più a ritroso ritorno sempre con enorme piacere a Caribou, James Blake, Vampire Weekend, Motorpsycho, MGMT, Elliott Smith, Nick Drake, Sbtrkt, Phoenix, dEUS, Fugazi, Sensefield, Husker Du, Negazione, Nuvola Blu. Spesso attraverso fasi compulsive tipo con la Vaporwave o il Nu Jazz.»

Di recente è uscito il tuo primo singolo ‘’Ocean’’, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Il brano è caratterizzato da ritmi composti e armonie intrecciate che ricordano il moto tumultuoso dell’oceano. Sei riuscito insomma a creare un paesaggio sonoro in cui l’ascoltare può immedesimarsi e lasciarsi trasportare. Puoi raccontarci come è avvenuta la produzione di questo tuo pezzo e quale è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso di esso?

«Hai già detto tanto, avevo questa sequenza armonica molto lavorata, legata ad un idea di voce. Inoltre ero affascinato dall’idea di scrivere un pezzo dominato da un arpeggio dall’inizio alla fine, quindi ho dato la sequenza in pasto al Juno mentre lavoravo di filtri e inviluppi. Il testo è un appello ad aver cura della terra, parla del nostro senso di responsabilità mentre assistiamo ad eventi più grandi di noi. In quel periodo ero molto sensibile anche a causa di un brutto autunno (se non sbaglio) Londinese! Mi sono poi accorto che in effetti il pezzo rievocava un movimento d’acqua con moti ondosi raccontati dal filtro del synth. L’acqua è un elemento ricorrente nel disco.»

Il 7 dicembre uscirà il tuo album d’esordio ‘’Shards’’ che contiene 9 track molto intime e personali. Ti ritieni soddisfatto di questo tuo lavoro? Come è stato incidere un disco?

«Come sempre faticoso e allo stesso tempo incredibilmente emozionante. Ci sono al solito picchi estremi di rabbia e piacere. Ho passato molto tempo al Sudestudio per arrangiare il disco. In genere spendo un sacco di tempo in studio da quando ho 16 anni, quindi la percepisco come normalità, ed al contrario quando non ci vado mi sembra che manchi qualcosa.

Sono estremamente felice del risultato su Shards, grande mix di Matilde Davoli e mastering di Francesco Donadello.»

Hai in programma degli eventi per promuovere questo tuo primo lavoro in studio? Se sì quali?

«Ci sono delle cose in ballo ma niente che si possa annunciare ancora!»

Vincenzo Nicoletti

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