Finora era rimasta confinata nel triste limbo delle innumerevoli opere italiane incompiute, la stazione dei treni ad alta velocità di Afragola progettata dalla recentemente scomparsa archistar Zaha Hadid.

Sembrava una delle tante mega imprese pubbliche che in Italia, annunciate col botto, finiscono spesso nel dimenticatoio sommerse da mille problemi. Soldi persi, inchieste giudiziarie, brutte figure assortite, burocrazia, polemiche. Stavolta però dovremmo esserci: entro l’inizio del 2017, l’opera definita da più parti come strategica per il futuro della circolazione su ferro in Campania e in Italia vedrà finalmente la luce.

La storia comincia nel 2003, quando il progetto a firma dello studio Hadid sbaragliò la concorrenza al termine della gara indetta dalla Regione Campania: si trattava di realizzare un complesso futuristico dedicato allo snodo degli importanti collegamenti ferroviari che uniscono il nord e il sud della penisola, consentendo ai viaggiatori e anche alla rete di trasporti di risparmiare tempo e denaro, semplificando snodi e tratte. Come in quasi ogni appalto pubblico italiano che si rispetti, non c’è però gara senza il trucco: ancora una volta, le uniche porte che si sono aperte non sono state quelle di una nuova stazione, ma quelle delle aule dei tribunali.

Quando un’azienda vince una gara d’appalto perché chiede quasi 10 milioni in meno dei concorrenti, le eventualità sono due: o si è stati molto fortunati, perché l’impresa in questione è stata onesta, non ha gonfiato i costi e l’ente banditore così risparmia un sacco di soldi; oppure, al contrario, l’aggiudicatario è stato in realtà il più disonesto di tutti, barando sull’offerta. In effetti, nel caso della stazione di Afragola si era nel secondo novero di ipotesi, poiché le inchieste giudiziarie che seguirono l’aggiudicazione sospetta dei lavori alla Sacaim, sulla base di un preventivo di “soli” 59 milioni di euro, accertarono il coinvolgimento del boss della camorra Pasquale Zagaria nell’affare. Da lì al 2015, dunque, tutto (o quasi) bloccato: ci si poteva pensare prima, magari valutando meglio e in modo più oculato l’offerta “impossibile”? In realtà, quando si parla di appalti pubblici in Italia è inutile recriminare con queste considerazioni, è probabilmente il sistema in sé che è sbagliato o quantomeno da riformare, dato che permette buchi nei controlli, valutazioni spesso piuttosto poco fluide e trasparenti e la solita arma a doppio taglio dell’obbligo di accettare sempre e comunque la proposta più risparmiosa.

Tutto è rimasto fermo, si diceva, almeno fino allo scorso anno. Lavori a intermittenza fino al 2012, per realizzare quanto possibile tra mille difficoltà, giudiziarie ed economiche (i costi naturalmente si sono nel frattempo rivelati molto più alti del previsto): nel 2014, poi, finalmente una nuova gara, vinta dal gruppo Astaldi che ha già nel suo portafoglio la realizzazione dell’Ospedale del Mare, sulla cui base si prevede di completare finalmente la realizzazione dello snodo ferroviario. In una cerimonia a luglio 2015, il Ministro dei Trasporti Delrio annuncia che finalmente, grazie ad operazioni di equilibrismo amministrativo in grado, nonostante tutto, di non far perdere all’iniziativa i finanziamenti già stanziati, <<un’opera strategica per la regione Campania>> è riavviata al definitivo completamento. Nel quadro di una riorganizzazione della rete ferroviaria dell’area metropolitana di Napoli, la stazione di Afragola sarà la stella polare. Le polemiche sul destino incerto della stazione centrale di Napoli vengono spente dal Presidente De Luca nella stessa occasione: Afragola <<servirà solo ai treni in transito da Sud a Nord, facendo risparmiare notevolmente i tempi di percorrenza>>. In termini più tecnici, significa realizzare un cosiddetto interscambio modale con linea AV/AC Roma – Napoli – Salerno e con l’asse ferroviario Alta Capacità Napoli – Benevento – Bari, attraverso la variante Napoli – Cancello. Inoltre, si imposterà Afragola come fermata intermedia del servizio a AV/AC Roma – Napoli – Salerno.

Ad oggi, della stazione, ci sono solo le fondamenta. Il progetto grandioso di Zaha Hadid prevede però la costruzione di un avvafragolaeniristico “ponte” in calcestruzzo, metallo e vetro sulla ferrovia, dotato anche di una zona commerciale che sarà completata entro pochi anni successivi all’apertura. Le dimensioni imponenti del complesso non ne limiteranno la funzionalità, essendo gli edifici dotati di numerosi ascensori e scale mobili. Senza dubbio, la stazione non si propone come cattedrale nel deserto, ma come centro pulsante di nuove attività produttive, turistiche e commerciali; senza contare che, per ora, sta dando lavoro ad almeno 150 operai, fattore non trascurabile nel difficile contesto del mercato del lavoro campano.

Se tutto va come deve, l’opera della Hadid vedrà la luce, postuma, entro i primi 3 mesi del 2017. Dopo quattro inaugurazioni, come sottolineava lo scorso anno De Luca, sarebbe anche ora.

Ludovico Maremonti  

 

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