Abbiamo scoperto che le barriere non sono solo fisiche e non interessano solo i deficit motori, ma esistono anche barriere relative ai problemi logopedici. Per affrontare la questione, abbiamo intervistato in esclusiva Emanuele Anastasio, in arte That’s Manu, youtuber in ambito logopedico affetto da dislessia, che con forza e tenacia ha sconfitto questa barriera.

L’intervista a Emanuele Anastasio (That’s Manu):

Com’è nata l’idea di fare video su Youtube, nonostante la dislessia? E dove hai trovato la forza di sfidare la società moderna con le tue difficoltà?

Bella domanda. L’idea di fare YouTube mi é nata quando ero piccolino, penso 6/7 anni. Io prima caricavo le famosissime “AMV”, sempre sul mondo anime, prendendo scene delle puntate esistenti e caricando musica sopra. Però ho avuto la voglia di caricare video cinque anni fa, prima era tema game play. Ma maturando nel tempo ho risvegliato la passione del doppiaggio e anche sul mondo delle animazioni, che tutt’ora carico sul mio canale.

Quando e su cosa è stato il tuo primo video?

Allora, il mio primo video era una presentazione di me. A quei tempi non avevo la stessa visione e le stesse capacità di montare di oggi, quindi non andò tanto bene riguardo le visite, era solo game play, poi l’animazione è venuta molto dopo, tipo tre anni.

Come hai scelto il nickname? È molto curiosa la scelta di “That’s Manu”, cioè questo è Manuele, quando poi Manu sembra “nascondersi” dietro a tante voci diverse.

Ho voluto utilizzare un nickname che raffigurava tantissimo me persona, infatti io mi chiamo Emanuele. Mi piaceva l’idea che la gente, se il canale avesse avuto successo, mi avrebbe riconosciuto per quello che sono, per il mio nome originale. Poi l’ho scritto in inglese perché fa più fico. Pensando a quando qualcuno riconoscendomi dicesse: “Quello è Manu”. Quindi That’s Manu.

Chi ti ha ispirato nel mestiere è anche colui che ritieni sia un riferimento per chi vuole diventare youtuber?

Alberto Pagnotta, parlando sempre riguardo al canale That’s Manu. È un imitatore/doppiatore che a sua volta carica video nel mondo di Youtube, ma è già ufficialmente un doppiatore, che ha già registrato in altre situazioni. È stato lui la mia fonte d’ispirazione. Da lì è nata l’idea “Un ragazzo 50 voci.”

Che rapporto hai con i tuoi follower?

Prima molto diretto, si intende virtualmente, poi dal vivo distruggo la barriera dello sconosciuto, sono molto amichevole. Anzi in certi casi prevedo molte domande che mi vorrebbero fare, leggendoli negli occhi. Quindi distruggo le barriere, sono molto disponibile a scherzare, imitare parlando, ma ovviamente con chi non mi ritiene un pagliaccio, mettiamo i puntini sulle “i”.

Quali sono le tue ambizioni lavorative future? Speri che il canale Youtube sia un trampolino di lancio verso una carriera lavorativa futura, seguendo l’esempio dei tuoi colleghi The Jackal?

Quest’ultimo sì, spero che il mio canale sia un elemento fondamentale del mio curriculum, soprattutto per la mia ambizione, cioè quella di diventare doppiatore.

La scelta di diventare youtuber è una fuga dal deficit o un modo per trarne beneficio?

Bella tosta, ma siamo sinceri, beneficio monetario. Per quanto riguarda il beneficio per la mia sindrome di dislessia mi aiuta ad esprimermi meglio, poi con Youtube traggo benefici e difetti. I primi incrementano la mia autostima, perché l’idea di parlare a tante persone non è semplice, star attento a come pronunci le parole, per farti capire, e se tutto va bene sei apprezzato. Ma i difetti è che in un attimo ti demoralizza, se non hai un carattere forte dovuto all’anonimatum degli account, dove i famosissimi “leoni da tastiera” distruggono il tuo stato d’animo. Questo è un beneficio ed un deficit contemporaneamente, però, è più un beneficio perché incrementa la tua autostima, però dipende te cosa ci metti all’interno del canale. Se a priori sei un inetto o un personaggio trash, trai benefici momentanei.

Ringrazio Emanuele Anastasio per il simpatico aperitivo e la simpatica chiacchierata e il grafico Tony Baldini, che ricevendo solo la foto ha creato un’immagine ad hoc esclusiva.

Intervista a cura di Eugenio Fiorentino 

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