Bombardamenti indiscriminati e raid su campi profughi: a Gaza è crisi umanitaria

Non si fermano gli attacchi aerei e terrestri delle forze israeliane su Gaza City e nell’area di Khan Yunis, una zona definita e riconosciuta come “umanitaria e sicura per la popolazione”, situata a sud della Striscia. Nelle ultime 24 ore sono morte 165 persone. Dall’inizio del conflitto 25mila civili palestinesi hanno perso la vita. Oltre 10mila sono bambini. Ovunque lungo la Striscia vengono allestite fosse comuni e cimiteri improvvisati per seppellire le migliaia di corpi ammassati lungo le strade e limitare il diffondersi di malattie ed epidemie mortali. Le organizzazioni internazionali UNICEF, Save the Children e Medici Senza Frontiere denunciano la grave crisi umanitaria, chiedono l’apertura di nuovi corridoi umanitari, lo stop agli attacchi nelle aree umanitarie e il cessate il fuoco immediato da parte di entrambe le parti.

Raid su campo profughi e zona umanitaria

Nuovi raid aerei e bombardamenti di carri armati israeliani hanno colpito Khan Younis e il vicino campo profughi di el-Bureij, zona riconosciuta come umanitaria e sicura per i civili. Solo nelle ultime 24 ore sono morte 165 persone tra cui molti bambini. Dal 7 ottobre ad oggi lo Stato di Israele ha emesso diversi ordini di evacuazione per i civili palestinesi che sono stati indirizzati in tre aree: Khan Younis, Rafah e Al-Mawasi. Queste tre zone sicure“, tutte situate nella parte sud della Striscia, sono state ripetutamente colpite da attacchi aerei e incursioni terrestri che hanno provocato la morte di migliaia di persone, a cui era stato ordinato di trasferirsi lì per la loro sicurezza.

“A Gaza nessun luogo è sicuro: ma secondo il diritto internazionale umanitario, dovrebbe esserci. I campi di sfollati, i rifugi, le scuole, gli ospedali, le case e le cosiddette “zone sicure” non dovrebbero essere terreno di scontri. [..] Questi ordini di trasferimento non offrono una reale sicurezza. Se le persone restano, vengono uccise. Se si muovono, vengono uccise. La popolazione si trova a dover “scegliere” tra una condanna a morte o un’altra”. Queste le parole di Jason Lee, Direttore nazionale di Save the Children per i Territori palestinesi occupati.

I precedenti bombardamenti aerei su Gaza City, sul vicino campo profughi di el-Bureij e nella zona umanitaria di Al-Mawasi avvenuti rispettivamente durante la notte del 15 gennaio e la mattina del 4 gennaio avevano già cagionato la vita di decine di civili, per la maggior parte bambini sotto i 10 anni.

Fosse comuni e distruzione ovunque: 25mila morti, oltre 10mila sono bambini

Nella città di Gaza e ovunque lungo la Striscia vengono allestiti cimiteri improvvisati e fosse comuni con lo scopo di seppellire i corpi in putrefazione ammassati nelle strade e limitare così il propagarsi di epidemie letali. I morti palestinesi superano le 25mila unità, a cui si aggiungono un numero non quantificabile di dispersi e di feriti. Dal 7 ottobre ad oggi sono stati uccisi oltre 10mila bambini e altri migliaia risultano dispersi. Secondo i dati delle Organizzazioni internazionali UNICEF e Save The Children più di 1.000 bambini palestinesi hanno perso una o entrambe le gambe. Le operazioni vengono svolte senza anestesia. Secondo un report dell’ONU, oltre mezzo milione di persone soffre la fame estrema. Le malattie dilagano e la malnutrizione colpisce soprattutto i bambini.

I camion di aiuti umanitari vengono presi d’assalto da migliaia di civili disperati, bisognosi di cibo e acqua potabile, oltre che di medicinali e assistenza sanitaria. «Le persone a Gaza rischiano di morire di fame a pochi chilometri dai camion pieni di cibo» ha detto Cindy McCain, Direttrice esecutiva del WFP. L’azione umanitaria è limitata dalle continue interruzioni delle comunicazioni e dell’elettricità, dal repentino spostamento delle linee di combattimento, dalle lunghe ispezioni ai camion di aiuti e dai bombardamenti che colpiscono anche le zone umanitarie e mettono costantemente in pericolo le vite dei civili e degli stessi operatori umanitari.

Lo scorso 8 gennaio una granata ha colpito un rifugio allestito da Medici Senza Frontiere nella zona di Khan Younis. L’attacco non è stato preceduto da nessun avviso di evacuazione ed ha provocato la morte di una bambina di 5 anni, figlia di un operatore dello staff di MSF, e il ferimento di molti civili ammassati in quell’area e all’interno del rifugio stesso. Tutte le organizzazioni umanitarie che operano nella Striscia di Gaza chiedono il cessate il fuoco immediato da parte di entrambe le parti e l’apertura di nuovi corridoi umanitari che consentano l’arrivo di generi alimentari, acqua potabile, servizi igienici mobili, operatori sanitari e medicinali.

Martina Pietrograzia

Redattrice e speaker radiofonico. Da sempre affascinata dal mondo della politica e dell'informazione, ho orientato i miei studi in questi due settori disciplinari conseguendo una prima laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali e successivamente una laurea magistrale in Giornalismo, media a comunicazione digitale.

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