La Galleria Borbonica, comunemente chiamata Tunnel Borbonico, è stata commissionata il 19 Febbraio 1853 da Ferdinando II di Borbone, il quale incaricò l’architetto Errico Alvino della progettazione.

Il progetto, in apparenza commissionato per scopi pubblici, era invece finalizzato alla fuga della famiglia reale dalla Reggia e dei militari delle caserme della Cavallerizza e della Vittoria – entrambe situate a Chiaia – durante gli attacchi bellici. Vi erano due sbocchi: il primo a via Pace (attuale via Morelli) ed il secondo a piazza Carolina (alle spalle della basilica di San Francesco di Paola). La Galleria Borbonica doveva chiamarsi Galleria Reale. Precisamente le due strade sotterranee dovevano intitolarsi Strada Regia e Strada Regina. Dopo alcune interruzioni, quest’ultima fu inaugurata il 25 Maggio del 1855. In seguito, per tre giorni, fu aperta al pubblico ignaro del vero scopo del progetto. Ma lo scavo, ancora incompleto a causa di alcuni problemi morfologici, non fu mai terminato per la scomparsa di Ferdinando II di Borbone nel 1859.galleria borbonica

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Galleria Borbonica fu utilizzata come rifugio ospitando 10.000 napoletani, molti dei quali persero l’abitazione a causa dei duecento bombardamenti (iniziati il 1° novembre 1940 e terminati il 14 maggio 1944). Inoltre, in questo periodo, furono aperti altri accessi per facilitare la fuga. Grazie all’UNPA – Unione Nazionale Protezione Antiaerea – il tunnel fu dotato di servizi igienici ed impianto elettrico. La calce stesa sulle pareti serviva a non far sgretolare il tufo e a rendere l’ambiente più luminoso. In seguito, dalla fine della guerra fino agli anni ’70 il tunnel fu utilizzato come Deposito Giudiziale Comunale.

galleria borbonica

Gli scavi, iniziati nel 2005, continuano ancora oggi. Presenti nella Galleria Borbonica non sono solamente i veicoli sequestrati, ma anche le statue lasciate lì a giacere in epoche differenti. Una delle statue ritrovate è quella di Aurelio Padovani, leader del fascismo campano al quale fu dedicato un monumento funebre.

Ma ciò che rende la Galleria Borbonica davvero suggestiva è il segno indelebile lasciato dalla guerra. Il suono della sirena non sarà mai un ricordo lontano per chi si è rifugiato nel tunnel cercando di sopravvivere. Ad ogni suono si perdeva speranza e si riaccendeva solo quando tutto era terminato. Capitava di restare lì per giorni ed era proprio in quei momenti che qualcuno incideva sul muro la scritta “noi vivi” per rassicurare i familiari non presenti, oppure, “vi voglio bene” sicuri di incorrere in una tragica fine e di non aver detto abbastanza volte ai familiari ciò che si pensava.

“Noi Vivi” non è solamente una scritta che troverete all’interno del tunnel ma anche il documentario di Carlo Milite e Giuseppe Carrabba, i quali in dodici minuti hanno racchiuso ciò che non potrà mai essere cancellato: la memoria e la speranza di chi, ad ogni suono della sirena, si rifugiava nel tunnel.

Per accedervi bisogna prenotare tramite il sito. La varietà dei percorsi della Napoli “di sotto” rendono quest’esperienza davvero unica:

Standard: accessibile a tutti, compreso i disabili con carrozzelle fino a più di metà del percorso;

Avventura: accessibile agli avventurosi che non temono cunicoli, scale a chiocciola e zattere;

Speleo: accessibile ai curiosi che dovranno munirsi di elmetto speleologico, di tuta ed imbarco per esplorare acquedotti e cunicoli con simboli misteriosi e non ancora del tutto completati.

Per prenotazioni ed ulteriori informazioni

Ilaria Cozzolino

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