tha Supreme va compreso, non paragonato a De André
Fonte immagine: https://hiphoptender.com/

tha Supreme è senza ombra di dubbio l’artista italiano più in voga del momento: grazie al suo debutto discografico 23 6451il giovane rapper e produttore ha confermato di essere una della personalità più interessanti del panorama hip hop nostrano raggiungendo cifre da capogiro.

A poche ore dalla sua uscita, avvenuta lo scorso 15 novembre, l’album d’esordio del diciottenne Davide Mattei – questo il nome all’anagrafe di tha Supreme – ha totalizzato il record assoluto di 14 milioni di ascolti su Spotify. Stando alle rilevazioni Fimi/Gfk della prima settimana di gennaio, 23 6451 e il brano blun7 a swishland in esso contenuto risultano essere rispettivamente il disco e il singolo più venduti in Italia.

Nonostante la giovane età non si può certamente affermare che tha Supreme sia un neofita in campo musicale: a soli 12 anni iniziò a farsi conoscere e apprezzare da un’ampia fetta di pubblico divulgando in rete le basi strumentali prodotte nell’appartamento di Fiumicino dove è nato e cresciuto. Il talento del baby beatmaker non rimase inosservato, tant’è che all’età di sedici anni ricevette una chiamata da Salmo in persona che gli chiese di produrre il brano Perdonami, numero uno nella classifica dei singoli del 2017.

Il passo verso il successo fu breve: a seguito della collaborazione con il noto rapper sardo artisti del calibro di Fabri Fibra, Gemitaiz, Madman, Tedua, Dani Faiv, Nitro e Izi fecero la fila per duettare con il nuovo prodigio dell’hip hop nazionale. Ad oggi tha Supreme, oltre all’album sopracitato, vanta la pubblicazione di diversi singoli che in totale hanno superato 100 milioni di stream e 45 milioni di views sulle più note piattaforme web.

Numeri alla mano, da qualche anno a questa parte tha Supreme ha dimostrato di essere un vero e proprio fenomeno nel suo campo. La chiave del suo successo e la stima che i colleghi rapper nutrono nei suoi confronti sono dovuti al fatto che l’artista ha saputo ribaltare completamente le logiche del suo genere di riferimento: thaSup pone principalmente l’accento sul lato musicale, unendo sonorità ricercate a testi con una sintassi essenziale e allo stesso tempo criptica che trattano tematiche tipiche della fase adolescenziale.

Ad uno primo ascolto le canzoni di tha Supreme possono sembrare prive di senso compiuto a causa della predilezione del rapper per un linguaggio che sostituisce caratteri non alfabetici alle normali lettere e l’utilizzo di inglesismi, frasi in gergo, neologismi e parole onomatopeiche. Il risultato è sorprendente: la musica è orecchiabile e trasmette leggerezza; addentrandosi appieno nell’ascolto dei brani risulta difficile non lasciarsi trasportare nel mondo caotico e illogico di Davide.

Un altro aspetto che contraddistingue l’artista è il fatto che fin dai suoi primi anni di carriera ha deciso di tenere nascosta la sua identità focalizzandosi più sulle produzioni che sulla sua immagine. Il protagonista dei videoclip di tha Supreme è un suo avatar in versione cartoon con in testa un paio di corna da diavolo e un’aureola da angelo e addosso una felpa di colore viola.

Ricapitolando, gli elementi che rendono così interessante la figura di tha Supreme sono il suo approccio innovativo alla musica, la sua innata creatività, l’alone di mistero e allo stesso tempo fascino venutosi a creare intorno al personaggio. A causa delle caratteristiche sopra descritte non è del tutto scorretto affermare che il talentuoso ragazzo romano possa indubbiamente considerarsi un artista di rottura in una scena hip hop intenta a decantare frivolezze più che storie di vita vera in rima.

In un panorama musicale in cui la tradizione cantautorale è stata riferimento assoluto per decenni, pare incredibile la rapida ascesa di un musicista dai connotati tanto anomali come tha Supreme. La cultura italiana densa di melodia e poesia sembrerebbe essere destinata a sparire per fare spazio a sonorità maggiormente irruente e testi che ai nostalgici della musica di un tempo appaiono sconclusionati.

Eppure siamo sicuri che a livello qualitativo e contenutistico un brano di tha Supreme sia davvero inferiore rispetto ad uno della tradizione cantautorale? Potrebbe sembrare il contrario, ma anche dietro una frase del tipo “swisho un blunt, a swishland bling blaow come i Beatles” c’è un lavoro su metrica e assonanze non indifferente. Se i più giovani strizzano l’occhio a un testo del genere mentre rimangono indifferenti ascoltando i brani delle vecchie leve del cantautorato è perché i primi sono visti come espressione del loro tempo, questi ultimi di un tempo che fu.

Non è corretto esprimere un giudizio netto affermando che tha Supreme con il suo hype sia il nuovo De Andrè o paragonarli l’uno all’altro: sono artisti che viaggiano su binari differenti, come è giusto che sia visto che la società è cambiata e il linguaggio musicale pure. La Bocca di rosa dell’immenso Faber è diventata ora una6itch.

Se the Supreme lascerà per sempre la sua impronta nel panorama musicale italiano come anni or sono hanno fatto De Andrè, De Gregori e Guccini, o se si tratti di una moda passeggera destinata a svanire non possiamo saperlo. L’unica certezza è che va compreso: siamo senza ombra di dubbio di fronte a un artista dall’inconfutabile talento.

Vincenzo Nicoletti

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