Houthi, Yemen, Stati Uniti
Fonte: pexels.com - Lara Jameson

Tra l’11 e il 12 gennaio 2024 gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno attaccato postazioni Houthi in Yemen. L’attacco è avvenuto in risposta alle offensive dei ribelli Houthi che hanno avuto luogo nel mar Rosso contro navi commerciali in transito. L’ultimo attacco dei ribelli risale al 9 gennaio di quest’anno, in cui vennero prese di mira navi da guerra americane e britanniche. Il 10 gennaio è arrivata la nota di avvertimento dei due paesi e di altri 13 membri della coalizione e, infine, il giorno successivo “l’attacco-risposta” dei paesi della coalizione: Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Bahrein, Canada, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Corea del Sud.

Gli Houthi, ufficialmente “partigiani di dio”, sono un gruppo armato ribelle yemenita di fazione sciita che controlla da anni una buona fetta della popolazione e quindi i principali territori del paese, tra cui anche la capitale, Sana’a. Sono nati nell’ultimo decennio del XX secolo e nel tempo si sono imposti come guida delle minoranze sciite dello Yemen, mantenendo da sempre il loro spirito antigovernativo. Hanno come Stato amico l’Iran e pare che Teheran abbia fornito potenti armi al gruppo ribelle. In Yemen il gruppo è stato protagonista di una sanguinosissima guerra civile, contro i sostenitori del governo Hadi, tra il 2014 e il 2023 che ha causato la perdita di 100.000 civili; da questa guerra civile gli Houthi sono usciti vincitori, sostenuti e finanziati dall’Iran per motivi politico-religiosi. Tra gli attori esterni che invece non sostengono gli Houthi figurano Paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, usciti “sconfitti” da questo conflitto interno. 

Il comando centrale statunitense attraverso una nota scrive: “L’11 gennaio alle 2:30 (Ora di Sanaa), Stati Uniti con le forze del Comando Centrale, in coordinamento con il Regno Unito, e il sostegno di Australia, Canada, Paesi Bassi e Bahrein hanno condotto attacchi congiunti su obiettivi Houthi per degradare la loro capacità di continuare i loro attacchi illegali e sconsiderati contro le navi statunitensi, internazionali e le spedizioni commerciali nel Mar Rosso. Questa azione multinazionale ha preso di mira i sistemi radar, i sistemi di difesa aerea e i siti di stoccaggio e lancio per sistemi aerei senza pilota con attacco unidirezionale, missili da crociera e missili balistici.” 

Il comando nella nota spiega i motivi di tale risposta: “Dal 17 ottobre 2023, i militanti Houthi sostenuti dall’Iran hanno tentato di attaccare e molestare 27 navi sulle rotte marittime internazionali. Questi incidenti illegali includono attacchi che hanno impiegato missili balistici antinave, veicoli aerei senza pilota e missili da crociera nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden”. Inoltre, sull’attacco-risposta del 11 gennaio, il generale Michael Erik Kurilla, comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti afferma: “Riteniamo i militanti Houthi e i loro destabilizzanti sponsor iraniani responsabili degli attacchi illegali, indiscriminati e sconsiderati alle navi internazionali che hanno avuto finora un impatto su 55 nazioni, mettendo in pericolo la vita di centinaia di marinai, compresi gli Stati Uniti. Le loro azioni illegali e pericolose non saranno tollerate e saranno ritenute responsabili”. Da quattro mesi gli Houthi mettono con le spalle al muro il traffico commerciale mondiale, costringendo le imbarcazioni a circumnavigare l’Africa, aumentando i tempi e soprattutto i costi di tali viaggi commerciali. Di conseguenza, i prezzi dei prodotti finali risultano più alti e, in aggiunta, i porti più importanti d’Italia, Grecia, Turchia e una buona fetta di quelli spagnoli, rischiano di essere tagliati fuori dalle principali rotte commerciali, causando consistenti problemi economici e di conseguenza sociali.  

Gli obiettivi degli Houthi sono quelli di agire in solidarietà con Hamas prendendo di mira le navi di aiuti dirette verso Israele. Questa controversia rappresenta una vetrina internazionale non indifferente per il gruppo ribelle che vuole mostrarsi come un attore internazionale forte e vivo, sia in Medio Oriente che nel resto del mondo. Attore sicuramente non indipendente, dato il sostegno dell’Iran. Dall’altro lato, i paesi della coalizione con questa risposta vogliono sostenere Israele nel conflitto con Hamas, danneggiare l’alleato Iran in Medio Oriente e infine sostenere il commercio globale, che per il 90% avviene via mare. Basta pensare che lo stretto di Bāb el-Mandeb, che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden e quindi con l’Oceano Indiano, rappresenta da solo il 10% del traffico marittimo.  

Inoltre, il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato gli attacchi degli Houthi alle navi del Mar Rosso. Nel frattempo, la Russia ha criticato la risposta di Stati Uniti e Regno Unito, richiedendo l’intervento sempre del consiglio di sicurezza dell’ONU. Sono vari i possibili scenari che riguardano questa vicenda: se gli Houthi continueranno ad attaccare le navi in transito nel mar Rosso, gli Stati Uniti e la coalizione risponderanno quasi sicuramente con contro-attacchi mirati a colpire i punti strategici e le postazioni Houthi. Non è da escludere l’ingresso in tale vicenda di nazioni come l’Iran che potrebbero sostenere apertamente e a livello pratico il gruppo dei ribelli yemeniti. Nella realtà dei fatti, la situazione sta evolvendo molto velocemente: nella giornata del 14 gennaio 2024 alle ore 16:43 (orario Sana’a) gli Houthi hanno sparato un missile antinave verso la USS Laboon, cacciatorpediniere statunitense, che operava nel mar Rosso meridionale. Il missile è stato abbattuto da aerei di combattimento statunitensi e non sono stati registrati né feriti né danni. A quanto pare, almeno per adesso, la risposta combinata della coalizione guidata dagli Stati Uniti non è bastata a fermare gli attacchi del gruppo ribelle.

Claudio Napolitano

Laureato in Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe, con focus sulla Penisola Iberica e laureando in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. I suoi principali argomenti di interesse vertono su storia delle relazioni internazionali, politica nazionale ed estera e il mondo dello sport.

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