Lo Stato di incoscienza è lo standby dell’apparato governativo, intrappolato in consultazioni che a distanza di oltre un mese dalle elezioni non hanno decretato alcuna stabilità politica in Italia. L’impasse istituzionale più lunga della storia delle crisi di governo italiane, una procrastinazione incongruente, a fronte delle molteplici ed urgenti decisioni spettanti al Governo.

Lo Stato di incoscienza è uno Stato colpevole di noncuranza, che non recepisce gli impulsi esterni provenienti dalla società, che assopito tra immaturi giochi di assegnazione di poltrone aggrava ulteriormente il rapporto Stato-cittadino: rapporto ideato in maniera complementare, ma diviso attualmente da una barriera di interessi discordanti, dicotomia giustamente slegata da ogni rapporto di fiducia reale.

Mentre le forze politiche (lungi dal trovare accordi tempestivi ai fini della formazione di un Governo stabile) diagnosticano le possibili alleanze in base alle mosse e contromosse degli avversari, mentre coloro che dovrebbero agire in nome della sicurezza e del benessere sociale svolgono il solito rituale di screditamenti e ripensamenti nei confronti degli avversari coi quali allearsi, la società è in balia di problemi che col tempo si aggravano. Uno dei tanti è il fenomeno dell’immigrazione.

Di recente uno studio condotto dalla Fondazione Moressa ha rilevato che un alunno su dieci è figlio di immigrati: bambini senza cittadinanza, i cosiddetti orfani dello ius soli, uno status strettamente collegato alle decisioni, o mancate decisioni, governative. Così accade che la scelta di depennare la riforma dello Ius Soli dai programmi elettorali partitici alle scorse elezioni ha avuto un esito positivo per i risultati di chi affermava che «Lo ius soli non è una nostra priorità»; ma poi occorrerebbe spiegare ai bambini nati in Italia che il nostro patriottismo è così profondo da dover essere “meritato” dai figli degli immigrati e vilipeso da quelli passati dal «Prima i padani!» al «Prima gli italiani!» con una maestria degna di un giocoliere. Nei confronti di tali bambini, dall’identità non delineata a causa di una scelta politica, potrebbe apparire ingiusto, se solo non vivessimo in uno Stato di incoscienza, appunto senza coscienza umanitaria.

Urge una risposta istituzionale sul tema dell’immigrazione, sulla criminalizzazione delle Ong, sulla praticata sostituzione del termine “soccorso agli immigrati” con “favoreggiamento dell’immigrazione” che è reato, punito nel caso della Open Arms o della Iuventa con il sequestro.

Uno Stato responsabile dovrebbe veicolare un messaggio forte anche riguardo l’accaduto a Colle della Scala, al confine con la Francia, dove un gruppo di militari neonazisti italiani e francesi appartenenti al movimento Génération Identitaire hanno sbarrato la strada ai migranti provenienti dall’Italia. Un affronto alla sovranità statale, un’ingerenza di un altro Stato nel territorio italiano che esigeva una risposta diplomatica, così come per quanto avvenuto a Bardonecchia. Invece no, nessuna risposta istituzionale, l’unica iniziativa è provenuta dagli attivisti No Tav i quali, alla vigilia del 25 aprile, hanno manifestato sulle valli innevate del Colle contro l’iniziativa dei neonazisti.

Insomma, a distanza di un mese la situazione politica è in stallo tra mandati esplorativi, disaccordi, malumori di chi dovrebbe dare esempio di maturità. Un coma politico vegetativo persistente che lascia in balìa delle onde il Paese. Tra minacce di bombardamenti delle Grandi Potenze che lasciano temere lo scoppio di un’eventuale Terza Guerra Mondiale, tra un tasso di disoccupazione nazionale ancora a livelli preoccupanti, tra fatiscenze nell’ambito scolastico sia a livello di infrastrutture sia a livello educativo, di rispetto degli alunni verso gli insegnanti e viceversa: lo Stato che fa? Si destreggia lungo un filo di Arianna (o di Mattarella) interminabile, e l’uscita dal labirinto sarà un’impresa più ardua di quella di Teseo (o di Di Maio).

La politica è lo specchio della società, ma anche la società segue l’esempio della politica. La prospettiva da cui muovere per ridestare lo Stato dall’incoscienza è focalizzare le energie su «una riforma intellettuale e morale» in senso gramsciano del termine, poi occorrerebbe una lunga fisioterapia a suon di assunzioni di responsabilità, serietà e rigenerazione del rapporto democratico tra Stato-cittadino. Sempre se esiste ancora qualcuno disposto a credere in una struttura democratica.

Melissa Aleida

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