Forse si può salvare la legge 194 che garantisce il diritto all'aborto
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Il Governo Meloni, fin dalla campagna elettorale, ha parlato della legge 194 e di come non l’avrebbe preservata. Non molto tempo dopo la Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella dichiarava in tv che l’aborto “purtroppo” è un diritto ed è “il lato oscuro della maternità”. A gennaio scorso, inoltre, il Governo ha presentato un disegno di legge che mette in pericolo la legge che rese nel 1978 l’aborto legale.

Il ddl, dal titolo “Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano”, è stato presentato il 13 gennaio da Roberto Menia di Fratelli d’Italia ed è un disegno di legge sulla falsariga di quello presentato da Maurizio Gasparri (Forza Italia) a ottobre. Il fine dei due disegni di legge è simile, ovvero modificare l’articolo 1 del codice civile al fine di rendere il feto dal momento del concepimento “una persona giuridica”, quindi un soggetto che ha obblighi, doveri e diritti. Riconoscere il concepito come un soggetto di diritto mette in pericolo la legge 194, perché qualora la persona gestante decida di abortire l’agglomerato di atomi che porta in grembo – non ancora essere umano – sarebbe accusata di omicidio doloso. Secondo l’articolo 575 del codice penale «Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno». Sebbene il ddl non tocchi nello specifico la legge 194, va in contrasto con le disposizioni della legge.

Ma i ddl di Roberto Menia e Maurizio Gasparri, il quale si vanta a ogni nuovo governo di riproporre questa legge pur sapendo che non verrà neanche discussa, non sono le uniche proposte presentate in Parlamento. Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega, presentò il 13 ottobre 2022 un ddl per riconoscere il concepito parte del nucleo familiare e successivamente Isabella Rauti (Fratelli d’Italia) chiese l’istituzione della giornata di “tutela della vita nascente”. Tutti disegni di legge con il chiaro intento di contrastare l’aborto e punire chi decide di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza, senza ammettere apertamente di star legiferando contro la legge 194.

In risposta alle proposte di legge di FdI e Forza Italia, il 24 gennaio la deputata Stefania Ascari del Movimento 5 stelle propose come ordine del giorno che «La Camera impegna il Governo ad astenersi dall’intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte ad eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge n. 194 del 1978». L’odg, che rientrava nella discussione della proposta di legge sulla «istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere», fu approvato con 257 voti a favore, nessun voto contrario e 3 astenuti. Quindi, almeno per il momento, il diritto all’aborto non dovrebbe essere messo in discussione, e i due ddl archiviati.

Sicuramente un piccolo risultato è stato ottenuto, ma ciò non vuol dire che la lotta all’aborto libero si sia arrestata. L’8 marzo il movimento Non Una di Meno ha indetto uno sciopero femminista globale, nel cui manifesto si legge: «Mentre la salute veniva amministrata in maniera individuale e aziendalistica, abbiamo continuato a evidenziare le differenze materiali e di condizioni sociali basate su genere, razza e classe nell’accesso alla salute. Non abbiamo smesso di costruire pratiche femministe e autonome per la salute collettiva e comunitaria e di lottare per l’aborto libero, sicuro e gratuito». Sempre Non Una di Meno ha indetto ad Ancona il 6 maggio la manifestazione nazionale “Interruzione volontaria di patriarcato” (un gioco di parole con la gravidanza) per porre fine al «sistema che opprime le donne e le persone LGBTQIA+», dichiarando inoltre: «la visione del Governo supporta un’idea di patria fondata sul mito della famiglia borghese, patriarcale, bianca, con rigidi ruoli di genere, che non rappresenta in nulla le vite di tantissime persone in questo Paese, e si inserisce in una visione politica che attacca l’autodeterminazione di tutte le soggettività marginalizzate. Mentre la maggioranza, in linea con i suoi alleati internazionali, da una parte promuove politiche restrittive sull’aborto e presenta in Parlamento proposte di legge per il riconoscimento della personalità giuridica dell’embrione come quelle Gasparri e Menia, dall’altra attacca la genitorialità LGBTQIA+ e razzializzata, promuove la guerra alle persone più povere, è mandante politico delle stragi in mare, consente il condono fiscale ai più ricchi, è complice del disastro ambientale, e ostacola il salario minimo.»

Anche se l’aborto è un diritto garantito dalla legge 194, ogni giorno si lotta affinché questo diritto possa essere effettivamente esercitato in libertà, in sicurezza e senza lucrarci sopra. I medici obiettori sono troppi, ci sono Regioni come il Molise dove un solo medico esercita l’interruzione volontaria di gravidanza, e le strutture dove esercitare questo diritto diventano sempre di meno. La legge 194 è una legge interpretabile? La destra cattolica e conservatrice ritiene di sì, e cerca di trarne vantaggio per fini propagandistici ed elettorali: una vita, un voto. Vietato abbassare la guardia, vietato arretrare di un solo millimetro: la legge 194 va salvata e applicata, non strumentalizzata.

Gaia Russo

Gaia Russo
Eterna bambina con la sindrome di Peter Pan. Amante dei viaggi, della natura, della lettura, della musica, dell'arte, delle serie tv e del cinema. Mi piace scoprire cose nuove, mi piace parlare con gli altri per sapere le loro storie ed opinioni, mi piace osservare e pensare. Studio lingue e letterature inglese e cinese all'università di Napoli "L'Orientale".

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