Nazionale femminile
Da sinistra: Cristiana Girelli, Barbara Bonansea e Martina Rosucci esultano al termine della gara di qualificazione ai Mondiali 2019 contro il Belgio. Fonte: Wikicommons

La vittoria di misura firmata dalla calciatrice della Juventus Cristiana Girelli contro l’Argentina aveva generato ottimismo in tutti coloro che seguono il calcio femminile italiano. In tanti si erano infatti illusi che la nostra nazionale potesse arrivare in fondo alla competizione, dimenticando che il nostro movimento femminile ha intrapreso il suo percorso di crescita solamente da pochi anni. Ci ha pensato così un goal al 92° minuto della nazionale femminile del Sudafrica a smorzare i facili entusiasmi e mettere fine al sogno delle azzurre di approdare agli ottavi dei mondiali di calcio, che sono stati disputati in Australia e Nuova Zelanda.

Al ritorno della squadra in Italia sono seguite severe polemiche – che non sembrano ancor avere fine – per la dolorosa eliminazione subita alla fase a gironi dalle azzurre. Amarezza che si è trasformata in figuraccia nel momento della mancata assunzione di responsabilità della sconfitta da parte dei protagonisti di questa avventura mondiale. Una gestione dell’eliminazione completamente da rivedere, la quale dimostra che il calcio femminile italiano, nonostante i considerevoli passi in avanti compiuti, non è ancora pronto a competere con le altre nazionali femminili europee (e non) dentro e fuori dal campo, capaci di mostrare ben altro spettacolo sia sul terreno di gioco che avanti alle telecamere.

L’immaturità del nostro movimento sta venendo comprovata dal fatto che ogni parte in causa ha tentato di smarcarsi dalle critiche e riversare la colpa dell’eliminazione della Nazionale femminile sugli altri, ma i demeriti della disfatta vanno necessariamente distribuiti in maniera più equa. La prima imputata è la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), che ha mostrato fin da principio una gestione infelice nella costruzione della squadra e dello staff tecnico dell’allenatrice Milena Bertolini. Il commissario tecnico ha invece la colpa di non aver saputo gestire il carisma di alcune giocatrici italiane, finendo così per inimicarsi l’intero spogliatoio. Infine, le calciatrici si sono fatte distrarre dagli attriti personali con l’allenatrice piuttosto che trascinare la squadra all’interno del rettangolo di gioco, come certifica la lettera scritta da loro in seguito all’eliminazione. Ne consegue che le maggiori interpreti della Nazionale di calcio femminile non si sono mostrate all’altezza di risolvere le questioni spiacevoli all’interno dell’ambiente in cui sono sorte, consentendo così ai mezzi di informazione di screditare l’immagine di un intero movimento. Tuttavia, questa incresciosa situazione non è altro che un incidente di percorso, incapace di offuscare i progressi compiuti in questi ultimi anni dal calcio femminile italiano.

Dalle partnership al campo: come è cambiato il calcio femminile

Dopo il passaggio delle calciatrici al professionismo per dare alle atlete la possibilità di concentrarsi su questo sport e il significativo aumento del numero delle tesserate, il settore continua infatti ad essere in crescita dal punto di vista sportivo, mediatico e commerciale. Per quanto riguarda l’aspetto commerciale, dopo il primo anno come Premium Partner della massima competizione, il marketplace globale eBay ha rinnovato la sua collaborazione con Serie A femminile diventando il nuovo Title Partner del campionato, piattaforma da sempre molto attenta alla parità di genere e al rafforzamento della leadership femminile. Da un punto di vista mediatico, invece, la Rai si è aggiudicata il campionato in chiaro e i diritti per la trasmissione delle finali di Coppa Italia e Supercoppa. Una collocazione che può garantire una significativa visibilità al campionato, dato che sarà proprio il servizio pubblico radiofonico e televisivo nazionale a proiettare una partita per ogni giornata della Serie A femminile durante tutta la stagione e di conseguenza far conoscere ulteriormente il calcio femminile agli italiani.

Tuttavia, è principalmente la crescita del movimento femminile dal punto di vista sportivo a gettare le future basi della nazionale italiana. Nella tredicesima edizione del ReportCalcio pubblicata sul sito della FIGC, si stima che gli appassionati al calcio femminile in Italia sono arrivati ad essere 10,2 milioni, un aumento dovuto anche alla maggiore competitività che sta consentendo alla Serie A femminile di diventare sempre più avvincente e entusiasmante. Lo dimostra l’attuale conquista del primo scudetto da parte dell’A.S.Roma, che ha messo fine alla striscia vincente della Juventus Women durata per ben cinque anni. Le stesse squadre che durante la scorsa stagione hanno anche consentito al nostro Paese, per la prima volta nella sua storia, di poter contare su due formazioni qualificate alla fase a gironi di Champions League.

Astri nascenti: su chi fondare la ricostruzione?

Un innalzamento degli standard agonistici che sta permettendo ai settori giovanili di far nascere e crescere calciatrici dai profili tecnici e tattici molto promettenti. L’esempio più evidente è quello della centrocampista della seconda squadra del Barcellona, Giulia Dragoni, che a soli 16 anni ha fatto il suo debutto con la maglia azzurra durante la gara di esordio della nazionale femminile in Oceania, diventando così la giocatrice italiana più giovane a debuttare a un Mondiale. Talento cristallino fin dalla tenera età, Giulia Dragoni è una calciatrice classe 2006 che ha cominciato a giocare in squadre dilettantistiche in Lombardia, ricevendo l’ingombrante appellativo di “Piccola Messi”, già nei campionati juniores misti giocati con la Pro Sesto nel lontano 2015.

Dotata di qualità fuori dal comune rispetto alle sue coetanee, quali un’eccellente visione di gioco, una grande tecnica di base e un tocco di palla molto sensibile, Giulia Dragoni ha compiuto il salto definitivo a soli 14 anni indossando la maglia nerazzurra e giocando nelle giovanili dell’Inter Women, squadra che l’ha fatta poi esordire in Serie A femminile contro la Fiorentina il 20 novembre 2022. Requisiti che le permettono di saltare le avversarie con facilità per poi concludere a rete o mandare le compagne in porta e che hanno attirato l’attenzione di diverse squadre all’estero tra cui quella del Barcellona, società che Dragoni ha finito per impressionare talmente tanto da convincerla ad acquistare il suo cartellino nel gennaio 2023, diventando così la prima calciatrice italiana ad approdare alla Masía.

Altra giovanissima promessa della nazionale italiana è Chiara Beccari, attaccante del Sassuolo Femminile classe 2004. A 8 anni ha iniziato a giocare nella San Marino Academy, facendo notare fin da subito le sue doti calcistiche. A 15 anni è stata presa dalla Juventus e l’anno successivo ha fatto il suo esordio in Serie A. Intenzionata a farle fare la gavetta, la società bianconera lo scorso anno l’ha fatta giocare tra le fila del Como Women, mentre quest’anno giocherà in prestito al Sassuolo, per poi forse tornare definitivamente alla Juventus Women come erede di Cristiana Girelli. Quest’ultima è considerata da Chiara Beccari il proprio punto di riferimento da provare ad emulare e anche superare, visti i grandissimi margini di crescita che gli addetti ai lavori intravedono nella giocatrice.

Pertanto, le deludenti sconfitte contro Svezia e Sudafrica, che hanno messo fine all’era di Milena Bertolini sulla panchina della nazionale femminile italiana, dimostrano che l’eliminazione al Mondiale è meritata. Ma la nazionale femminile deve fare tesoro di questo fallimento, poiché si migliora solo confrontandosi con squadre di alto livello che partecipano a prestigiose manifestazioni sportive. Ne consegue che uno dei compiti più importanti della nuova guida tecnica sarà quello di ripartire dall’eccezionale talento delle giovani giocatrici come Chiara Beccari e Giulia Dragoni, che incarnano il prodotto di una formazione tecnica e professionale più simile a quella dei colleghi che popolano il celeberrimo ecosistema del calcio maschile.

I frutti del duro lavoro portato avanti dalla FIGC e dalle singole società iniziano finalmente a vedersi. Ne consegue che sulla base di questi risultati, la nazionale femminile italiana ha tutte le carte in regola per dare avvio a un nuovo promettente corso a livello internazionale. L’importante è non accelerare i tempi rischiando di pregiudicare le carriere delle giovani azzurre: per questo motivo ogni paragone con altre nazionali può rappresentare solo un elemento deleterio capace di compromettere un percorso di crescita iniziato solamente da pochi anni. Tempo al tempo, insomma: le condizioni per la nazionale femminile italiana di togliersi in futuro delle belle soddisfazioni e raggiungere prestigiosi traguardi sportivi si stanno progressivamente materializzando.

Gabriele Caruso

Gabriele Caruso
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, mi occupo soprattutto di indagare la politica italiana e di far conoscere le rivendicazioni dei diversi movimenti sociali. Per quanto riguarda la politica estera, affronto prevalentemente le questioni inerenti al Regno Unito.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.