È stato d’emergenza in Sinai, imposto dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sidi, dopo che, in un duplice attentato, sono stati uccisi 30 soldati. Il bilancio delle vittime potrebbe aumentare, dato che 28 persone sono rimaste ferite e alcune di esse sono in condizioni gravi. La misura di sicurezza è entrata in vigore alle 5:00 di questa mattina e durerà per 3 mesi.

L’attentato ha avuto inizio con l’esplosione di un’autobomba, probabilmente fatta innescare da un kamikaze. Subito dopo i militanti hanno sparato contro il posto di blocco, dove i soldati erano di turno, e con un lanciagranate hanno colpito un carro armato carico di munizioni, provocando una seconda esplosione. Sono stati colpiti, inoltre, a causa dello scoppio di alcune bombe sul ciglio della strada, due veicoli dell’esercito e un ufficiale di alto rango è rimasto gravemente ferito. Il tutto, quindi, lascia intendere che si trattasse di un attacco “ben organizzato“, come affermano alcuni ufficiali egiziani.

L’attacco è avvenuto a 15 chilometri dalla città di el-Arish (la zona è nota come Karm el-Qawadees), al confine con la striscia di Gaza, nella parte settentrionale della penisola del Sinai. I morti e i feriti sono stati  trasportati con elicotteri militari negli ospedali di al Cairo.

Meritano l’ira di Dio sulla terra e la fine dei giorni“. Queste le dure parole del Gran multi Shawki Allam, il più importante leader religioso in Egitto, che ha condannato così i colpevoli. Ancora nessuno ha confermato le responsabilità dell’attentato, ma tra gli ufficiali locali si pensa al gruppo islamico Andar Beit al-Maqdis, responsabile già della maggior parte degli ultimi attacchi verso le forza di sicurezza.

Intanto, Abdel Fattah el-Sissi, convocato il Consiglio per la difesa, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. Nel comunicato, dopo il Consiglio, ha annunciato con forza che l’esercito “si verificherà per lo spargimento di sangue“. Tra le misure di sicurezza del governo, secondo fonti anonime, si pensa di sfrattare gli abitanti dei piccoli villaggi nel Nord, perché considerati come possibili basi per i militari islamici, e di isolare alcune aree, dichiarandosi zone militari chiuse. Il valico che collega l’Egitto con Gaza è stato già chiuso a tempo indeterminato.

Andrea Palumbo

 

 

 

 

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