Oggigiorno si sente parlare poco di Hiv e la malattia non spaventa più come un tempo. Nel corso degli ultimi anni, infatti, le strategie di prevenzione sono aumentate.

Per prevenire il contagio bisogna rispettare poche e semplici regole:

– evitare rapporti sessuali non protetti con partners di cui non si conosce lo stato sierologico. Le secrezioni genitali maschili e femminili favoriscono il diffondersi dell’Hiv;

– fare attenzione a non utilizzare strumenti taglienti come aghi o lamette oppure spazzolini da denti sporchi di sangue dato che esso è veicolo del virus;

– per le donne sieropositive in stato di gravidanza si consiglia di rivolgersi ad un centro specializzato. Un parto cesareo e il mancato allattamento del proprio figlio al seno può prevenire la diffusione dell’Hiv;

Grazie a queste precauzioni l’Aids ormai non è più una malattia ”per la quale si muore sempre”, ma non bisogna, però, erroneamente abbassare la guardia. Negli ultimi anni in Europa il virus dell’Hiv ha toccato livelli mai visti prima e in Africa è la prima causa di morte tra adolescenti (in media si verificano 26 contagi ogni ora). L’Aids non è, quindi, per nulla sparito: ogni anno ci sono oltre due milioni di infezioni, molte delle quali dovute a questa erronea convinzione.

Lo scorso anno il sistema di sorveglianza ha registrato 142 mila nuove infezioni nei 53 paesi della regione europea dell’Oms di cui più di 30mila nell’Unione Europea. Si tratta del numero più alto da quando è iniziato il contagio. Le cause di queste infezioni sono molteplici: il 42% per rapporti omosessuali, il 32% per rapporti eterosessuali e il 4,1% da parte di tossicodipendenti che fanno uso di droghe iniettabili. Circa l’11% dei casi sono giovani tra i 15 e i 24 anni.

Casi di Aids in Italia per semestre di diagnosi

In Italia la situazione è piuttosto grave: i sieropositivi sono 140mila (il numero più alto d’Europa), la maggior parte dei quali tra i 25 e i 29 anni. Ogni anni si registrano in media 3500 nuovi casi (una media di 10 diagnosi al giorno). Nel 2013 (ultimo anno in cui sono stati resi disponibili i dati del registro compilato dall’Istat relativo ai dati della mortalità) sono stati contati 654 decessi dovuti all’Aids.

 

Nonostante le campagne informative nel corso degli ultimi anni l’84% dei casi ha contratto la malattia dopo rapporti sessuali senza preservativo. La comunicazione istituzionale è stata, quindi, alquanto fallimentare: sarebbe opportuno che la tematica venga affrontata dal punto di vista della prevenzione e non come spauracchio per proporre ricette morali e i soliti sermoni che nulla hanno a che fare con essa come spesso e volentieri viene fatto nel nostro Paese.

Vincenzo Nicoletti

 

 

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