Ishiguro Non lasciarmi
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“Non lasciarmi” è il romanzo da Premio Nobel nato dalla penna di Kazuo Ishiguro, un distopico dai toni gentili che commuove con la forza dell’amicizia e dell’amore, uniche armi contro l’inumanità che ingrigisce il nostro ipotetico futuro.
Con i suoi toni visionari, Ishiguro catapulta il lettore in un ambiente apparentemente confortevole, quello che sembra essere un normale orfanotrofio in cui i bambini sono continuamente motivati dalle educatrici a produrre piccole opere d’arte. La narrazione in prima persona ci concede di assumere il punto di vista di Kathy che, ormai trentunenne, rilegge la sua infanzia con un tono sinistro, svelando man mano la vera natura di quel luogo. Lei stessa confessa che, probabilmente, non è capace di riconoscere il momento esatto in cui ha scoperto lo scopo delle loro esistenze: tutti avevano l’impressione che i continui non detti, che le educatrici riuscivano sapientemente a dilazionare e centellinare, avessero creato un puzzle di informazioni e, arrivati alla soluzione finale, la risposta non poteva che essere la più ovvia. Kathy fa lo stesso con i suoi lettori creando un legame emotivo tra chi vive la realtà e chi la finzione e costruendo una suspance crescente che, al suo apice, non lascia alcuna speranza.

La narrazione di Ishiguro, mai diretta e sempre ovattata, lascia trapelare che i ragazzi che popolano la struttura di Hailsham non hanno passato e non hanno futuro perché sono cloni destinati all’espianto di organi: duplicati da umani sani, devono avere la massima cura del loro organismo per poter diventare donatori e portare così a compimento “il loro ciclo” di vita, nel corso del quale potranno donare più organi (un minimo di due, un massimo di quattro).
Ishiguro riesce a veicolare tali informazioni precise senza mai concentrarsi sulla descrizione delle procedure: non scrive mai la parola “organi”, ci lascia un ambiente privo di violenza e intessuto da sole emozioni, non ci dà mai coordinate temporali (si parla di anni ’50 e ’60, ma di quale millennio?) e lascia che sia il lettore a intuire il compito di assistenti e donatori, senza mai soffermarsi sui loro affari tecnici o burocratici. Tutto quello che sappiamo è quindi frutto delle paure, dei desideri, delle convinzioni e delle speranze dei nostri protagonisti Kathy, Ruth e Tommy e di tutto ciò che riescono a scoprire riguardo la loro difficile esistenza.
“Non lasciarmi” di Ishiguro si incanala quindi nel genere del romanzo di formazione: segue le vite di tre bambini che diventano adolescenti e poi adulti: ne vive le emozioni, la maturazione, le aspirazioni e la crescita.

Con questo espediente, Ishiguro rende umani dei cloni, delle creazioni dalle sembianze antropomorfe, puro frutto dell’avanzamento della scienza. Li presenta come dei normali bambini e ragazzini, li fa entrare in empatia con il lettore e, solo dopo, svela la loro reale natura. Le opere d’arte che erano spinti a realizzare presso Hailsham avevano come obiettivo quello di dimostrare se possedessero o meno un’anima e fino a che punto fossero sovrapponibili alle persone reali. In letteratura, interrogarsi sugli androidi e in generale sulle riproduzioni umane (oltre che a riflettere sul filone del positivismo e sulle speranze\paure che si nutrono nei confronti della tecnologia sempre più avanzata) significa indagare l’uomo da un’angolazione differente e sviscerarne la sua composizione e la sua essenza. “Non lasciarmi” di Ishiguro fa proprio questo: dimostra che le aspirazioni e le speranze che una persona nutre per il futuro proliferano anche se quel futuro le viene negato sin dalla nascita e anche se ne è sempre stata consapevole. Un po’ come nell’Uomo bicentenario di Chris Columbus, da un punto di vista esterno si analizzano e si commentano le espressioni e le reazioni umane, l’empatia nei confronti di ciò che si conosce, il significato di “anima” e le sue dimostrazioni, le tracce che lascia sul mondo.

Il romanzo distopico e di formazione di Ishiguro viene influenzato anche da una forte componente memorialistica. Kathy per raccontarsi seleziona i ricordi più rilevanti, densi di una forte componente emotiva che delineano una vita ricca di affetti, di amicizia, di amori e di esperienze. Questa distopia apparentemente anaffettiva nasconde delle increspature in cui sorgono la gelosia, l’amore, la curiosità e la paura.
«Ci sono stati periodi nella mia vita in cui ho cercato di lasciarmi alle spalle Hailsham, quando mi sono detta che non dovevo più voltarmi indietro. Ma a un certo punto smisi di opporre resistenza. Avvenne con un donatore in particolare, durante il mio terzo anno come assistente; fu la sua reazione quando gli dissi che venivo da Hailsham. […] Il fatto è che non soltanto voleva sentir parlare di Hailsham, voleva ricordare Hailsham, come se si trattasse della sua infanzia. […] Fu quello il momento in cui compresi per la prima volta, fino in fondo, quanto eravamo stati fortunati – Tommy, Ruth, io, tutti noi»

Ishiguro tocca le corde più intime e analizza i rapporti complessi che possono istaurarsi tra due amiche, tra due amici e tra una coppia di giovani innamorati. “Non lasciarmi” riprende il titolo della canzone preferita di Kathy, “Never let me go” di Judy Bridgewater, sottofondo di un’importante scena del romanzo in cui una delle tutrici rievoca il momento in cui, anni prima, si era accorta dell’insensatezza di quel mondo «più scientifico, più efficiente, certo. […] E tuttavia un mondo duro, crudele».
I lettori del romanzo di Ishiguro sono lì, commossi, a nutrire la speranza che tre cloni, creati come pezzi di ricambio, riescano a fuggire al loro destino e trovare una scappatoia. 

Alessia Sicuro

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

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