Quanto a cieli tersi, gli abitanti di Giugliano e Parete hanno certo di che lamentarsi. Nella giornata di ieri un grave incendio scoppiato in un capannone dell’ex discarica Resit, dove un tempo erano ubicati gli uffici, ha provocato un’enorme nube di fumo che ha invaso i cieli della località Tre Ponti, proprio al confine tra le due città rispettivamente in provincia di Napoli e Caserta.

Il fumo è stato, ed è ancora, visibile a chilometri di distanza dal luogo dell’accaduto. Sul posto sono accorsi immediatamente quattro autobotti di vigili del fuoco di Napoli, i Carabinieri di Giugliano, la polizia muncipale e i tecnici dell’Arpac. Diverse ore sono servite per domare le fiamme che si pensa siano partite da sterpaglie che ricoprono l’aria esterna dell’ex discarica, e che il forte vento ha diretto nei capannoni della Resit.

Siamo di fronte all’ennesimo episodio che mette a rischio la salute di migliaia di persone” dichiara Vitale, sindaco di Parete e aggiunge: “Non è più possibile tollerare l’inerzia delle istituzioni preposte alla messa in sicurezza e alla vigilanza dell’area. I sindaci e i cittadini non possono pagare per responsabilità altrui né tantomeno fronteggiare da soli l’emergenza ambientale del territorio“. Non manca l’appello alle istituzioni, il sindaco chiede: “al ministro dell’Ambiente Galletti e al governatore De Luca di aumentare subito la sorveglianza nella zona per impedire episodi analoghi a quello odierno, ma soprattutto auspico la convocazione di un tavolo di confronto per avviare la bonifica di una delle aree più martoriati della nostra regione

Nessuno esclude l’ipotesi di incendio doloso, ma sembra che la polizia sia più orientata verso la natura accidentale dell’incendio. Che sia doloso o meno lo stabiliranno le autorità, ma dati alla mano questo è solo da registrarsi come l’ennesimo incidente che porta la Resit sulle prime pagine dei giornali. La discarica, che si trova nella zona più contaminata e disastrata per il versamento di rifiuti tossici, ogni anno con l’arrivo dei primi caldi esitivi brucia e produce incredibili quantità di fumi. La domanda che sorge spontanea è perché e le risposte producono brividi sulla schiena.

La Resit, società amministrata dal plurindagato avvocato-imprenditore Cipriano Chianese, così come altre discariche – ricordiamo quelle di Novambiente, di proprietà di Gaetano Vassallo, il manager “pentito” dei rifiuti; la discarica di Masseria del Pozzo; quella Schiavi e la discarica cava Giuliani – hanno fornito da sempre milioni di euro alla camorra, anche dopo che l’emergenza rifiuti in Campania è salita alla ribalta.

Il pentito Gaetano Vassallo spiega senza riserve che la Resit da sempre ha avuto un ruolo fondamentale nelle ecomafie. Così rifiuti tossici, fanghi industriali, ceneri degli inceneritori, residui farmaceutici, acidi, calce spenta, scarti di bonifica, veleni a milioni di tonnellate venivano sversati in quell’area, compromessa a vita a causa delle losche attività dei casalesi. Si parla di circa 341.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, tra questi 30.600 tonnellate prodotti chimici provenienti dall’Acna di Cengio che si trovano ora sotto terra a meno dodici metri. I reati commessi alla Resit risultano così pesanti da far sì che 38 imputati siano stati mandati alla sbarra in Corte d’Assise, per il primo processo di carattere ambientale d’Italia.

Il più grave incendio che ha colpito la Resit tra il 25 e il 26 giugno del 2007, quando sono state incendiate 700 mila tonnellate di rifiuti speciali, è stato spiegato da Alessandro Iacuelli nel suo libro ‘Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano’ in cui dice: “Il messaggio è stato incredibilmente chiaro: la camorra ha voluto eliminare le prove prima dell’arrivo dello stato, la DDA di Napoli ha avuto il sospetto che anche dopo l’acquisizione da parte del Commissariato siano stati depositati rifiuti tossici. Pertanto erano stati programmati alcuni carotaggi nel cumulo di rifiuti e l’incendio del 25 giugno ha eliminato il problema per sempre, cancellando le prove“.

Alcune prove restano dolorosamente incancellabiliIl geologo Giovanni Balestieri, incaricato dalla Procura di Napoli di relazionare sulla situazione di quella che viene definita “strada della vergogna“, non lascia scampo né speranza: nel 2064 la falda idrica sotto la Resit sarà compromessa da migliaia di tonnellate di veleni colati attraverso il tufo. 

Ancora più dirette le parole della Commissione parlamentare presentate nella relazione sulla Campania rispetto alle attività illecite sul ciclo dei rifiuti tossici: “La catastrofe ambientale che è in atto costituisce ormai un fenomeno di portata storica, paragonabile soltanto ai fenomeni di diffusione della peste secentesca
I cittadini si barricano in casa per la terribile puzza delle decine di roghi che nascono ogni notte nei 120 ettari di terra contaminati e ormai irrecuperabili. Lo Stato si barrica nelle sue convinzioni e resta a guardare inerte e svogliato il disastro ambientale che non colpisce solo la Campania, ma un’intera nazione.

Alessandra Vardaro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.