Melenchon NUPES

Macron ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento, è questa la prima notizia che emerge dai risultati delle elezioni legislative francesi. Il partito del presidente Ensemble!, infatti, non è riuscito a conquistare niente di meglio di una maggioranza relativa che gli ha assegnato 245 seggi a scapito dell’alleanza di sinistra Nupes di Jean Luc Melenchon, che ne conquista 131, e della destra del Rassemblement national di Marine Le Pen che ne ottiene 89.

Il risultato è incredibile ma era nell’aria: il primo turno aveva infatti lasciato presagire una sorta di insofferenza popolare nei confronti di Macron rappresentata da alto astensionismo (circa il 52% al primo turno e 54% al secondo), alte percentuali di voto per sinistra e destra radicali, oltre che diverse bocciature, confermate anche nel secondo turno, per vecchi e nuovi membri del governo francese: Richard Ferrand, presidente dell’Assemblée Nationale, la ministra della Sanità Brigitte Bourguignon, la ministra della Transizione ecologica Amélie de Montchalin, la segretaria per il Mare Justine Benin, Christophe Castaner, ex ministro dell’Interno, Ambroise Méjean, presidente del Giovani con Macron, Roxana Maracineanu, ex ministra dello sport, sconfitta significativamente, anche se per soli 180 voti, dalla cameriera d’albergo candidata dalla Nupes, Rachel Kéké, leader degli scioperi all’Ibis Batignolles di Parigi. Tra queste, Bourguignon pare aver già rassegnato le dimissioni dal suo recentissimo incarico di governo.

Ciò che desta scalpore è che l’involuzione elettorale del primo turno di Ensemble! sia stata confermata anche al secondo turno nel quale, considerato il sistema elettorale maggioritario, il consenso dovrebbe per natura polarizzarsi verso il centro o, comunque, verso partiti o coalizioni moderate. Non è stato questo il caso. Nonostante i media italiani si siano concentrati soprattutto sui risultati di Le Pen, non può e non deve passare sottotraccia il sorprendente risultato di Melenchon e della sua ampia coalizione di sinistra Nupes figlia di lotte sociali, razziali e di classe, che ha tenuto dentro comunisti, socialisti, ecologisti e socialdemocratici.

Perché Melenchon non sembra essere soddisfatto del risultato della NUPES?

La coalizione di sinistra Nupes ha guadagnato solamente l’1,5-2% dei voti in più rispetto alle elezioni presidenziali di aprile. Dunque, non è il risultato elettorale ad essere stato incredibile, piuttosto diventa interessante sottolineare come in questo caso sia stata la sinistra a riuscire a creare un fronte unito e compatto a differenza delle destre che stranamente si sono frammentate tra i repubblicani e i due ultranazionalismi, quello più “popolare” di Le Pen e quello più alto-borghese di Zemmour. 

Alleanza, quella della compagine di sinistra, nata su semplici e chiari punti: salario minimo a 1400€ netti, età pensionabile a 60 anni, congelamento dei prezzi di prima necessità, la nazionalizzazione dei settori strategici (tra cui una parte del settore bancario) e la pianificazione della transizione ecologica su tutti.

Negli ultimi anni la Francia è stata teatro di enormi manifestazioni, spesso anche violente, che dovevano, prima o poi, trovare uno sbocco politico. Nonostante inizialmente molti movimenti abbiano strizzato l’occhio a destra, come quello dei Gilet Jaunes, Melenchon è stato abilissimo nel ritagliare a sinistra uno spazio per queste tensioni sociali pensando ad una forma politica basata sulla ricchezza delle differenze interne ad essa. Inoltre, anche in Francia è iniziato a pesare il macigno dell’inflazione sulle classi popolari e questo ha sicuramente facilitato l’assimilazione da parte della popolazione delle proposte della Nupes. A conferma di ciò, addirittura la Confederazione Generale del Lavoro (CGT) – la nostra CGIL – ha infatti richiesto la nazionalizzazione dei servizi di base quali acqua, luce e gas, per sottrarli ai meccanismi di mercato a causa di un’insostenibilità dei prezzi che «si ripercuotono in maniera estremamente negativa sia sui consumi generali della popolazione che sul tessuto produttivo».

Melenchon, dunque, è stato abilissimo nell’intercettare tutta una serie di categorie di persone in difficoltà economiche e sociali come precari, disoccupati, immigrati o lavoratori poveri che hanno costituito la spina dorsale della nuova base elettorale della Nupes; stiamo parlando di dipendenti pubblici quali insegnanti, intellettuali, parte di quel ceto medio appiattitosi verso il proletariato a causa di un impoverimento generale degli ultimi anni come gli avvocati indipendenti o gli impiegati. A questi si è aggiunto poi tutto quel sottoproletariato urbano fatto di immigrati o figli di stranieri che, di fatto, vivono ancora in una condizione di discriminazione razziale e sociale nel mercato del lavoro. I lavoratori subalterni, invece, come gli operai, hanno in linea di massima preferito astenersi o, in alcuni casi, votare addirittura per le destre, soprattutto per Marine Le Pen.

Ed è questo il neo, se così vogliamo chiamarlo, dei risultati elettorali della Nupes. Come sottolineato anche da Melenchon, il risultato è stato «abbastanza deludente» poiché «non ha permesso alla sinistra di ottenere la maggioranza e non ha impedito a molti elettori di rivolgersi ai candidati del Rassemblement national e dell’estrema destra». Circa il 30% dei ballottaggi tra la Nupes e Le Pen ha visto infatti la vittoria di quest’ultima. Probabilmente, le parole del leader di France Insoumise, suonano stridenti rispetto al clima di festa generale derivante dai risultati del momento elettorale; tuttavia, la sinistra francese è consapevole, in maniera estremamente razionale, di non essere riuscita ad intercettare del tutto quella parte di lavoratori subalterni che, fino a pochi decenni fa, costituivano lo zoccolo duro di ogni partito o movimento di sinistra. Quello che però emerge è che, in un periodo di crisi generale della politica e soprattutto delle organizzazioni partitiche, l’esperienza della Nupes irrompe sul palcoscenico europeo come un modello di riferimento da dover studiare ed analizzare per tutta la sinistra continentale poiché, come afferma Toni Negri, «c’è qualcosa di nuovo oggi in Francia che riempie un vuoto della mediazione sociale fortissimo. Non so se vivrà a lungo, ma al momento si può dire che questo è l’esito della convergenza delle lotte e dei movimenti e si dà nella forma di un doppio potere che mette in profonda discussione la costituzione della Quinta repubblica».

Nicolò Di Luccio

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