Maria di Francia non è assolutamente un’autrice contemporanea. Per avere testimonianze dei suoi lavori, bisogna compiere un bel salto temporale e tornare indietro fino al lontano XII secolo. Ma chi era questa donna? E cosa sono i lais? Purtroppo non abbiamo molte notizie circa la sua biografia, e quelle poche pervenuteci sono deducibili dai suoi stessi scritti. Il suo nome è infatti legato a tre composizioni poetiche: I Lais, I Fabliau e il Purgatorio di San Patrizio.

E proprio dai ‘Fabliau’ apprendiamo che Maria nacque in Francia ma visse prevalentemente nell’ Inghilterra della dominazione normanna. Operò alla corte di Enrico II Plantageneto, il quale conosceva già la poesia trobadorica grazie alla moglie, Eleonora D’Aquitania. Addirittura alcuni studiosi hanno ipotizzato che Maria non sia identificabile con una sola persona, ma piuttosto come il simbolo di un nuovo genere letterario che rompe col passato.

Stiamo parlando di un passato che affondava le sue radici nel paganesimo greco- romano e nel fascino subìto dal mondo orientale. Perciò la tendenza che si affermò appena dopo la caduta dell’impero e che si protrasse per molti secoli a venire, fu quella di tramandare il patrimonio culturale antico. L’originalità, intesa come genio artistico proprio di un dato autore, non era contemplata nella maniera più assoluta.

Ma allora cosa sono i lais? Parliamo di componimenti poetici accompagnati dal suono di un’arpa. Infatti la stessa parola ‘lai’ ( al singolare ) deriva dal celtico e significa ‘canto’. Nel caso specifico di Maria, abbiamo una raccolta di dodici novelle brevi più il prologo, che riprendono prevalentemente la materia di Britannia. E, cosa fondamentale, sono composti in medio- francese.

Si erano formati due schieramenti: da un lato la cultura cosiddetta alta come prerogativa di un ristretto gruppo di dotti che si attenevano agli auctores latini. Dall’altra abbiamo il popolo che non sapeva nemmeno leggere, e aveva solo una vaga idea della tradizione romana grazie ai racconti dei bardi che recitavano pubblicamente le gesta degli eroi classici parafrasando, per così dire, il testo originale, ma soprattutto adattandolo alla nuova società che si andava formando: la società cortese.

La novità importata da Maria, e successivamente da Chretien de Troyes, è stata proprio quella di riprendere le storie del folclore bretone. Storie che ebbero così successo da dettare legge per tutto il medioevo. Ma al ciclo bretone appartengono anche il mito di Tristano e Isotta e vari racconti sulla figura di Re Artù.

Il lai du Chievrefoil ( caprifoglio ) tratta proprio delle vicende tristaniane, ed è un bellissimo cameo degli espedienti che i due amanti escogitano pur di vedersi incuranti del pericolo. Tanto era forte il loro amore, e tanto strette le loro anime, che Maria li paragona alla pianta del caprifoglio che si avvinghia al nocciolo.

Il Lanval è ambientato alla corte di Artù, ma il vero protagonista è proprio il cavaliere Lanval che passa un brutto quarto d’ora a causa dei capricci di Ginevra, in questo caso molto lontana dal prototipo di dama onesta e gentile, come direbbe Dante. A salvarlo da una condanna certa sarà proprio la donna che lui ama, in realtà una fata sotto mentite spoglie.

I temi prevalentemente affrontati in ogni lai sono quelli che hanno reso grande la società cortese, ovvero: l’amore extraconiugale e i cavalieri prodi senza macchia e senza paura che partono all’ avventura. L’ambientazione di ogni storia resta favoleggiante e senza una definizione geografica specifica.

Anche il tema della magia è ricorrente, e si esplica attraverso simboli particolari che la rappresentano. E così prendono vita animali parlanti come nel lai du Guigemar, in cui un cervo morente riesce a maledire il suddetto cavaliere, e la cui ferita nella coscia resterà aperta fin quando non lo guarirà il suo vero amore. E ancora lupi mannari, fanciulle resuscitate grazie al potere dei fiori, cavalieri metamorfi che possono prendere le sembianze di uccelli e volare nell’aldilà, e le possibili combinazioni diventano infinite.

Il medioevo è sempre una nota dolente per ogni studioso a causa della sua complessità, e nel corso del tempo è stato trattato molto male dalla nascente società rinascimentale. Eppure è un’epoca ricca sì di lati oscuri, ma non per questo intellettualmente scarna, e Maria di Francia coi suoi lais ha immortalato il suo carattere più magico.

Roberta Fabozzi

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