Chiara Ferragni in un presepe esposto a Pontedera. Fonte: https://www.occhionotizie.it/chiara-ferragni-madonna-presepe-pontedera/

L’arte, nella sua accezione semantica più estesa, comprende tutte le attività umane che in un modo o nell’altro porta forme di creatività estetica più o meno nuove (la letteratura e le arti figurative ne sono gli exemplum più lampanti). In aggiunta, se è vero che l’arte trascende le categorie spazio-temporali, è altrettanto corretto constatare il fatto che la creazione artistica si esprime in forme differenti a seconda del tempo in cui fa parte. Perciò, giusto per fare un esempio, se agli inizi del XIX secolo la corrente artistica predominante si identificava nel Romanticismo, alla fine del secolo stesso non era più così, considerata la nascita dell’Impressionismo francese. Proprio per quanto appena detto, l’esposto del Codacons contro l’immagine di Chiara Ferragni sostituita al volto della Madonna del Sassoferrato sa tanto di classismo ammuffito.

Il primo esposto del Codacons – nota associazione di tutela dei consumatori, già invischiata in faccende con il rapper Fedez, marito di Chiara Ferragni – risale al 28 ottobre. L’associazione ha inoltre chiamato in causa il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, spiegando che questa ‹‹è una grave mancanza di rispetto per i cristiani, per l’intero mondo religioso e per l’arte in genere››. Per quale motivo il Codacons si è infuriato così tanto? L’artista Francesco Vezzoli, rifunzionalizzando la Madonna col Bambino – dipinta dall’artista seicentesco Giovan Battista Salvi detto Sassoferrato – sostituisce il volto della Ferragni a quello della Madonna classica. ‹‹L’immagine che raffigura la Ferragni nei panni di una moderna Madonna con bambino››, prosegue il Codacons, ‹‹sfrutta la figura della Madonna e la religione a scopo commerciale, essendo noto come la Ferragni sia una vera e propria “macchina da soldi” finalizzata a vendere prodotti, sponsorizzare marchi commerciali e indurre i suoi follower all’acquisto di questo o quel bene››.

Raffigurazione a opera dell’artista Francesco Vezzoli. Fonte: www.finestresullarte.info

Il Codacons sembra avercela con Chiara Ferragni e suo marito Fedez e infatti l’associazione ha già avuto modo di entrare in attrito con la coppia. In primo luogo, giudicando negativamente la raccolta di fondi per l’Ospedale Sacco di Milano che era partita in piena pandemia tramite la piattaforma GoFundMe, additando alla coppia di influencer di starci guadagnando personalmente; in secondo luogo, il Codacons non si era dimostrato affatto entusiasta del servizio fotografico per Vogue che la Ferragni aveva tenuto nella Galleria Degli Uffizi di Firenze.

La questione è sostanzialmente la seguente: la retorica classista risulta ogni giorno più insopportabilmente infondata. Il Codacons sembra evitare l’ineludibile, ovvero che le trasposizioni artistiche sono presenti già dal secolo scorso e basti pensare alla Mona Lisa di Andy Warhol (1963) e alla miriade di versioni pop del ritratto di Dante Alighieri. E no, forse dispiacerà al Codacons, ma la raffigurazione primigenia della Madonna col Bambino non perde alcun valore, anzi, forse lo acquista con il volto della Ferragni. Questo perché la sacralità dell’arte non si svilisce nel momento in cui viene sostituita giocosamente da una figura influente, ma per il ruolo dannatamente marginale che oggi l’arte ha in Italia.

Allontanandoci un po’ dalla fattispecie della questione Chiara Ferragni, è evidente come il ruolo dell’artista in sé, sia decisamente svalutato. Il luogo comune che spesso sentiamo dire ‹‹con la cultura non si mangia›› sarà retorico nella sua singolarità, ma del tutto veritiero se inserito in un contesto ampio, come quello italiano. Infatti, uno studio condotto dall’Università Sapienza di Roma intitolato “La situazione economica e sociale dell’artista in Italia” metteva in chiaro già nel lontano 2009 alcune problematiche che perdurano tutt’oggi. Oltre che la precaria situazione economica e ‹‹dalla sensazione diffusa di non essere tutelati, come avviene in buona parte d’Europa, da una legislazione ad hoc, in campo previdenziale ed assistenziale ad esempio››, dalla ricerca è emerso anche un dato forse ancor più inquietante, ovvero che ‹‹risulta che il 41,5% – degli artisti – per poter vivere svolge un’attività parallela oltre a quella artistica.›› Non è del tutto improbabile che, ad oggi, quella percentuale risalente a circa dieci anni fa, sia cresciuta.

Anche ‹‹la grave mancanza di rispetto per i cristiani›› risulta totalmente priva di ogni fondamento, giacché ‹‹il mondo religioso›› potrà continuare a professare la propria religione, che di certo non viene dissacrata da una cosa di così poco conto. Anzi, il quadro messo in discussione, ossia la Madonna col bambino dipinta da Giovanni Battista Salvi, è fortunatamente ancora in mostra presso la Pinacoteca comunale di Cesena, tuttora venerabile dalla cristianità.

Madonna col Bambino (1640-1650), Giovan Battista Salvi, esposta alla Pinacoteca comunale di Cesena.

Questa volta, il secondo esposto del Codacons è per il Sindaco di Pontedera, preso di mira per il presepe messo in mostra nel palazzo comunale, in cui l’artista Jacopo Pischedda ha rappresentato la Madonna con il volto della Ferragni. ‹‹Siamo di nuovo in presenza di un uso squallido delle immagini sacre per ottenere facile visibilità e citazioni sui giornali››, afferma il Codacons, ‹‹riteniamo non si tratti affatto di una forma d’arte, ma di una offesa al sentimento religioso: non a caso il presepe in questione ha suscitato proteste da più parti, proprio per l’uso commerciale e a scopo pubblicitario che viene fatto di una immagine cristiana››.

In Italia servirebbe ben altro che queste velleitarie farneticazioni. Non sarebbe male tentare di “dissacrare la sacralità dell’arte” e, se necessario, farlo anche con figure che, volente o nolente, tutt’oggi riescono a muovere le masse. Migliaia di persone, spesso perlopiù sotto i venticinque anni, che entrano in contatto con l’arte, benché inizialmente in modo scherzoso, ma è già un primo passo. Recuperare la centralità originariamente atemporale dell’arte è difficile, tuttavia proprio adattarsi ai tempi potrebbe risultare risolutivo. Del resto, cos’è l’arte se non un prodotto di mutamenti socioculturali che poi si cristallizzano per mano di un artista?

Antonio Figliolino

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