La notizia dei 94 indagati per assenteismo all’ospedale Loreto Mare di Napoli non ha solo portato all’indignazione dell’opinione pubblica, ma ha anche dato vita ad alcune proteste. Già da domenica il Movimento Infermieri Campania & Professioni Sanitarie (MIC&PS) sta manifestando all’entrata del pronto soccorso del Loreto al grido di: “licenziateli!”.

Il MIC&PS vede tra i propri militanti operatori sanitari e infermieri campani costretti ad emigrare al nord Italia per poter lavorare. La mission del movimento è quella di portare all’attenzione dei cittadini e dei politici una simile situazione, soprattutto tramite manifestazioni.

Il caso del Loreto non poteva, dunque, passare inosservato: esclusi forse solo i 55 arrestati, gli altri indagati stanno ancora lavorando, vista la carenza di personale della struttura. I govani del MIC&PS si chiedono perché non si faccia nulla per cambiare un tale stato di cose.

Loreto Mare Napoli sanità pubblica
Loreto Mare Napoli sanità pubblica

Insieme a loro anche Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale per i Verdi. Borrelli ha spiegato che il problema delle assunzioni va ricondotto ancora al commissariamento della sanità pubblica campana nel 2008, ritenuto necessario per questioni economiche e di bilancio. Dal 2008, infatti, vige il cosiddetto “blocco del turn over”: l’impossibilità per le aziende di sostituire con nuove assunzioni il personale che ha cessato la propria attività lavorativa, a causa del pensionamento o di altri motivi.

“Il commissariamento è istituto emergenziale a carattere temporaneo – ricordano l’Associazione Federconsumatori Campania e il Comitato Sanità Campania – finalizzato al raggiungimento del riequilibrio finanziario a garanzia della tutela della salute, bene primario non comprimibile né subordinabile ad interessi di carattere economico. Ebbene tale ordine di priorità sembra essersi totalmente sovvertito.

Luca, membro del nuovo Comitato Sanità Campania e del presidio permanente per l’Ospedale San Gennaro, ha parlato con noi della situazione al Loreto e della sanità campana in generale:

“Commentare la situazione al Loreto significa lanciare una denuncia sullo stato della sanità campana che è in totale dissesto.

Ciò, però, non per le ruberie, che sicuramente ci sono, da parte del personale, ma soprattutto per le decisioni politiche che sono state prese da diversi anni, a livello nazionale e tradotte a livello locale con piani di ristrutturazione della sanità pubblica.

Essi sono stati introdotti dal commissario Polimeni con Caldoro, ma in realtà già prima dalla giunta Caldoro che aveva bloccato il turn over col decreto 49. Essi hanno la funzione di decostruire il servizio sanitario campano (ma anche nazionale), pubblico ovviamente, e favorire il privato. Ciò avviene anche tramite una minore allocazione di risorse per la sanità campana. C’è, difatti, una profonda sperequazione tra i fondi che vengono desinati al sud e quelli destinati al nord.

Quindi il totale dissesto della sanità pubblica dipende da qualcosa di molto più ampio rispetto alla ruberia o ai cosiddetti “furbetti del cartellino” che pure abbiamo visto essere un malcostume abbastanza diffuso.

A differenza da quanto si è visto e sentito dalla diffusione della notizia degli arresti e anche da quanto ha detto lo stesso MIC&PS, Luca non punta il dito contro gli indagati del Loreto Mare:

“Noi siamo contro l’imputazione totale dei lavoratori, a cui poi anche questi avvenimenti portano, perché non fanno altro che creare un peggioramento ulteriore dell’immagine della sanità pubblica, legittimando un processo di smantellamento della stessa. Quindi noi siamo sempre molto attenti ad accentuare o criminalizzare del tutto i lavoratori pubblici perché crediamo possa essere anche una strategia per favorire una distruzione della sanità pubblica campana”.

Qual è la soluzione allora? Come risollevare la sanità pubblica campana, tra politiche di parte e problematiche interne?

“Bisogna affiancare al processo di denuncia il processo di proposta che è il salto di qualità che stiamo cercando di fare con le lotte propositive al San Gennaro.

Il nuovo Comitato per la Sanità Campana vuole coinvolgere i lavoratori e il territorio nei processi di organizzazione e di decisione rispetto al servizio sanitario. Ciò si realizza costituendo dei comitati territoriali in ogni presidio ospedaliero. Con un rapporto costante tra lavoratori e membri del comitato, si elaborano dei piani di funzionamento per l’ospedale stesso e, attraverso tutta una serie di dati che solo i lavoratori possono fornire (ad esempio, come funzionano i reparti; cosa serve per farli funzionare; dati epidemiologici, ecc.), si vorrebbe arrivare a organizzare dal basso, coordinando tutti questi comitati, un piano alternativo da quello che ci viene imposto dall’alto. Ciò, ovviamente, significa non solo pianificare ma anche controllare. Il controllo, però, sarebbe qui “autocontrollo” del territorio, verifica che i piani stipulati siano messi in atto senza ruberie.

Noi crediamo, infatti, che solo quando i lavoratori partecipano in prima persona all’organizzazione del proprio processo lavorativo hanno effettivamente interesse ad eliminare il malcostume.

È un processo lungo che dev’essere articolato in un primo livello di critica alla distruzione verso cui ci stanno mandando e in uno di costruzione di un processo alternativo. È questo il nostro modo di criticare: affermare qualcosa di diverso.

In tutto questo, il 23 febbraio, il giorno prima della diffusione della notizia degli arresti al Loreto Mare, il governatore De Luca aveva annunciato che “per il 2017 il fondo destinato alla Campania – dal fondo nazionale per la sanitàsarà di 10 miliardi e 254 milioni, 54 milioni in più rispetto allo scorso anno”. Ora staremo a vedere come questi soldi saranno investiti.

Impossibile negare la grave difficoltà in cui si trova la sanità pubblica campana al momento. Dai pazienti curati sul pavimento, all’emergenza barelle, ai furbetti del cartellino, ciò che sta accadendo quotidianamente in questa regione è la lesione quotidiana di due dei diritti fondamentali non solo dei cittadini campani, ma degli esseri umani in generale: il diritto alla salute e il diritto alla vita.

Se non ci si fa remore a mettere a rischio la vita stessa delle persone, non facendo nulla (o quasi) per mettere fine a tutto questo, che speranze possono avere i cittadini campani di vedere risolti problemi ben meno gravi?

Desire Rosaria Nacarlo

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