Secondo le stime dell’Onu le più grandi vittime della guerra sono i bambini. Negli ultimi dieci anni i bambini uccisi in guerra ammontano a 2 milioni, i mutilati a 4, gli orfani e i separati dalla famiglia sono più di un milione e 12 milioni i senza tetto. Un altro aspetto, forse quello più preoccupante, nel rapporto fra guerra ed infanzia è quello che vede i bambini protagonisti in prima linea degli eventi bellici: è il cosiddetto fenomeno dei bambini soldato. Sono più di 300.000 i minori ad essere impiegati nei conflitti armati nel mondo e, sebbene la maggior parte di loro sia in fascia adolescenziale, sono sempre più numerose le reclute in tenerissima età.

L’istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha svolto degli studi riguardanti gli effetti della guerra per la psicologia dei bambini:

“Le conseguenze possono essere molteplici e presentare in molti casi le caratteristiche proprie del disturbo post-traumatico da stress, ad esempio depressione, angoscia, apatia, crisi di pianto, tachicardia, disturbi del sonno, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, stato di confusione, aggressività, solitudine e paura di perdere la propria vita e quella dei propri cari”.

In alcuni casi estremi nella mente di un bambino possono manifestarsi idee suicide e sensi di colpa per essere sopravvissuto. Un esempio è stato l’alto numero di minori che si sono ”offerti in sacrificio” ai cecchini durante la guerra bosniaca non prendendo alcuna precauzione. Nella psiche di un bambino c’è un rapporto complesso tra violenza di cui si è spettatori e violenza agita: per questo, se vittime di atteggiamenti violenti, è facile riscontrare un aumento dell’aggressività nei minori.

Secondo le ricerche svolte è possibile anche che si verifichi l’effetto contrario ossia uno sviluppo di atteggiamenti di empatia, solidarietà nei confronti degli altri e ottimismo per la vita, come nel caso di Anna Frank, anche se questi casi sono molto rari. Spesso per fronteggiare i sensi di colpa indotti dalle azioni violente i bambini educati all’uso delle armi fanno ricorso a droghe e alcool. Essi possono soffrire, inoltre, di incubi, allucinazioni e estraniamento. Secondo i ricercatori del CNR sarebbero opportuni degli interventi di supporto psicologico e di riconciliazione con le vittime e i parenti delle vittime.

Vincenzo Nicoletti


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