ll presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Napoli il 28 settembre. La sua prima volta in città sarà a Ponticelli dove inaugurerà l’anno scolastico insieme alla ministra Stefania Giannini. Anche questa una prima volta, perché di solito la cerimonia si tiene al Quirinale.

Invece il Capo dello Stato ha scelto l’ istituto Davide Sannino, situato nell’ estrema periferia orientale della città.

La scelta ha un motivo ben preciso: quella scuola è una scuola di frontiera, dove si cerca di trasmettere un senso di legalità a ragazzi che provengono da quartieri dove la giustizia non è di casa.

L’istituto è intitolato al giovane Davide Sannino, che il 20 luglio del 1996, aveva 19 anni, fu barbaramente ammazzato da un coetaneo che stava dalla parte sbagliata della vita. L’unico errore di Davide è stato quello di guardare dritto negli occhi il ladro del motorino. Un gioco di sguardi che è costato la vita di un diciannovenne.

Da allora quell’assassinio nessuno da quelle parti può dimenticarlo anche a distanza di così tanto tempo.

Per questo è altamente simbolico il valore della visita del Presidente proprio lì, a Ponticelli, e non nella Napoli da cartolina. La cerimonia dell’inaugurazione dell’anno scolastico, fuori dal cliché romano segna un discontinuità con il passato di non poco conto, ripartire da Napoli, dalla capitale del sud, è un bel segnale. Una cerimonia che nel Palazzo del Quirinale è, ogni anno, una grande festa con studenti che vengono da tutta Italia. Adesso gli spazi sono diversi: a Ponticelli non sono gli stessi del palazzo del Quirinale, ma sarà un evento che catturerà la curiosità dei giovani, dei ragazzi del nostro tempo.

Ma non è solo questo il motivo della scelta: in quelle zone c’è una forte dispersione scolastica. Alunni che scappano dalle aule, rifiutando di vivere l’ ambiente scolastico con serenità e preferendo di stare in strada, vivendo di espedienti oppure entrando a far parte di un clan malavitoso.

L’80% dei ragazzi che frequentano l’ IPIA provengono da famiglie con genitori carcerati o pregiudicati. Nonostante questo, l’istituto riesce a formare ragazzi con una speranza e un futuro perché hanno imparato a fare qualcosa. 

Una delle tante azioni concrete dell’ istituto è stata la denuncia di 19 genitori di studenti, frequentanti per di più i primi anni della scuola superiore, che avevano omesso di assicurare la presenza dei propri figli alle lezioni dell’anno scolastico appena terminato.

I carabinieri si sono accertati che quei ragazzi, dopo essere stati bocciati, non hanno continuato a frequentare alcuna scuola.  Qualche genitore ha cercato di giustificarsi dicendo che aveva pensato di far proseguire gli studi in una scuola privata ma che poi aveva scoperto di non essere in grado di pagarla.

In un caso, addirittura, una ragazzina era stata assecondata nella scelta di non andare più a scuola perché era in sovrappeso e non voleva continuare a subire gli scherni dei compagni.

Un messaggio di speranza, sostanzialmente vuole essere lanciato da parte del presidente Mattarella. 

E’ in più un invito ad entrare e ad accogliere questa realtà, magari a pochi passi da casa nostra. “Una scuola- famiglia”, come la definisce con orgoglio il dirigente scolastico Paolo Pisciotta, che è qui da un anno. Non appena si entra, ad attirare l’attenzione è un cartello dove sono riportate le regole del Decalogo dello studente: «Una delle tante iniziative ideate e realizzate da allievi e insegnanti, un decalogo approvato in Consiglio di Istituto, che non è una imposizione, ma un invito a vivere quel luogo come fosse “casa loro”.

Lisa Zaffinelli

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