Capodichino si colora di musica e magia: tra un aereo e l’altro, tra il rombo dei motori e le ruote delle valigie, atterra la dolcezza della poesia. Tra le panchine destinate ad accogliere i viaggiatori alle fermate dell’Alibus, è possibile trovarne qualcuna che ha una storia tutta da raccontare. Sono le cosiddette “panchine d’artista”, sui cui schienali sono stati incisi i versi di personaggi che hanno fatto grande Napoli, ma non solo. Aforismi, frammenti di canzoni e di poesie intagliati sugli schienali che assumono così le parvenze di un biglietto, una cartolina, una fotografia.
Tra i grandi che trovano posto a Capodichino, non poteva mancare chi di Napoli ha scritto la storia in musica, chi ne ha dipinto dolcemente le amarezze, chi l’ha amata senza tradirla per tutta la vita: Pino Daniele.
Spezzoni di alcuni dei suoi più famosi ritornelli accompagneranno il passaggio dei viaggiatori del nostro aeroporto: “Ma po’ ce stai tu che quando ridi e m’abbracci nun m’oscordo cchiù”, “Napule è a voce de’ crature che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sùle”, “Siamo angeli che cercano un sorriso”, “Miette ‘e creature ‘o sole pecchè hanna sapè addò fà friddo e addò fà cchiù calore”,“A vita è ‘nu muorzo ca nisciuno te fa dà ‘ncoppa a chello ca tene”.
Poche parole per ricordare una Napoli che non ha dimenticato Pino e che mai lo farà: per tutti coloro di passaggio a Capodichino, la lettura delle sue parole svela qualche segreto dell’anima della nostra città dai mille e più colori.
Così, andata o ritorno che sia, una sosta in aeroporto può rappresentare l’inizio di un nuovo viaggio. A volte non è necessario salire su un aereo per spostarsi: la poesia è un mezzo di trasporto a costo zero. A volte basterebbe soltanto sedersi su una panchina, leggere una frase e pensare, ricordare, commuoversi, dislocarsi in una dimensione altra. “Il viaggio più bello è quello che ancora devi fare”.. e spesso è proprio quello dentro se stessi. Grazie a Pino Daniele, Morante, Baudelaire, Emerson, le ore d’attesa non sono poi così vuote.. “e tu sai ca nun si sùle”.