Miami, Indian Wells, Roma, Madrid e Montecarlo. Poi Australian Open, Wimbledon e per finire US Open. E tutto ciò solo nel 2015, questo è Novak Djokovic. Se non l’ha vinto l’ha sfiorato, come il Roland Garros, Cincinnati e Montreal (perdendo rispettivamente contro Wawrinka, Murray e Federer). Tre volte vincitore, consecutivamente, del Master di Londra. Primo della classifica ATP con oltre cinquemila punti di distanza dal secondo (Roger Federer) e salito in doppia cifra nel numero di Slam vinti: 10 (5 AO, 3 W, 2 US, manca solo il Roland Garros) a meno quattro da Nadal (14) ed a meno sette dal potenziale irraggiungibile Federer (17).

Perchè Djokovic vince sempre? Nel 2011 fu una sorpresa, Nadal era il re indiscusso e lui lo battè più volte persino sulla terra rossa, ma negli anni successivi il primato del ranking si è più volte ribaltato consacrando a fasi alterne lo spagnolo ed il serbo, e nell’estate 2012 anche una volta per Federer, dopo la vittoria di Wimbledon ai danni di Murray, ultimo Slam vinto, probabilmente anche della carriera, per lo svizzero. Infatti Roger ha perso in finale sia a Wimbledon che a New York, sempre a causa di un Djokovic robotico con un numero di errori contabili sulle dita di una sola mano.

Sul 3 su 5 il serbo ne ha più di tutti: atleticismo, tecnica, fiato e sangue freddo. Nadal non rappresenta più una seria minaccia dopo un 2015 di bassissimo livello, lo spagnolo sembra stia toccando il pozzo più profondo della sua carriera ed oltre a Wawrinka (campione in Australia lo scorso anno ed a Parigi lo scorso giugno) a beneficiarne è stato Djokovic, che dal 2011 ad oggi ha sì un palmares all’attivo contro lo spagnolo, ma se Djokovic è attualmente al 6º posto in quanto a Slam vinti in carriera, parte del ‘merito’ è gran parte di Rafa Nadal.

Un’altra risposta è l’impossibilità di Roger Federer, di battere Djokovic in più di 3 set. Lo si è visto nell’ultimo match vinto dall’elvetico, nel Master1000 di Montreal. Federer disputa un gran torneo, Djokovic giunge in finale ma senza vittorie eclatanti, Federer è dunque leggermente favorito e chiude gli scambi alla modus operandi dei “serve and volley” chiudendo il match vincendo due set nel minor tempo possibile. Un po’ come si faceva con Nadal qualche anno fa, chiuderla negli scambi nel più breve tempo possibile. Perchè Djokovic, nonostante vada in difficoltà perdendo il secondo set della finale di New York, e fatichi nel terzo a tornare in vantaggio, ha il suo corpo statuario ad aiutarlo, e nonostante le ore è sempre lui a spuntarla.

Per battere Nole ci vorrebbe un altro robot, ma attualmente nessun essere umano è in grado di batterlo.

Fonte immagine in evidenza: google.it

Raffaele Cianni

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