Nel suo tour meridionale, il presidente del Consiglio ha potuto certamente constatare il dissenso crescente verso il suo governo. Il tour di tre tappe – Catania, Reggio, Irpinia – è stato infatti caratterizzato più dalle contestazioni esterne, contrastate da un enorme dispiegamento di forze, che non dalle parole di Matteo Renzi.
Davanti allo stabilimento dell’AnsaldoBreda di Reggio Calabria, in attesa del premier,  i lavoratori di alcune sigle sindacali hanno infatti sfruttato l’occasione per manifestare il proprio disagio. Un presidio di circa 500 persone – tra cui un buon numero di lavoratori precari, tirocinanti di uffici giudiziari, lavoratori della Italcementi – ha infatti dato il benvenuto a Renzi con slogan, striscioni e fischi sotto le bandiere sventolanti della CGIL.
All’arrivo dell’automobile del prefetto – scambiata per quella del sottosegretario Marco Minniti – è partito il lancio di uova. Proprio il sottosegretario, originario di Reggio Calabria, è stato poi bersaglio di cori e contestazioni.

Ma la contestazione più forte si è avuta a Catania, dove un piccolo corteo non autorizzato formato da una ventina di giovani manifestanti ha tentato di forzare il blocco della polizia per andare di fronte al municipio dove già un piccolo presidio si era sistemato per contestare il capo del governo. La forte contrapposizione tra manifestanti – forse appartenenti ai centri sociali catanesi – e forze dell’ordine è avvenuta nei pressi del Duomo.

In Irpinia, la terza tappa del premier, il presidio della CGIL è stato fiancheggiato dalla presenza di comitati contro le trivellazioni: un centinaio di persone ha inscenato una manifestazione per chiedere attenzione e soluzioni concrete dal governo. Tuttavia quella di Renzi è stata una visita fugace, con il quale secondo Franco Tavella (CGIL) è impossibile rendersi conto della situazione drammatica al di fuori dello stabilimento Ema, dove si è recato il premier. L’intento della manifestazione era infatti quello di “ricordare al presidente del Consiglio la grave situazione in cui versa la provincia di Avellino e l’intera Campania e che la strada per il rilancio del Paese non passa per la riduzione dei diritti dei lavoratori“.

Si stancheranno prima loro” ha tuttavia replicato il premier riferendosi ai contestatori, “noi non ci stancheremo di stare in mezzo alle comunità locali senza però mettere la polvere sotto il tappeto“.
C’è una parte di Italia che corre più forte della Germania, ma c’è un’altra parte che non riesce a mostrare tutta la creatività e la capacità che possiede. Il sud è una storia di scelte sbagliate che possono essere cambiate: è finito il tempo di chi dice non si può fare, non ce la faremo mai” ha proseguito, senza rinunciare alla sua classica retorica. I problemi ci sono ma anche “il governo c’è“, rassicura Matteo Renzi, per il quale bisogna smetterla di raccontare solo che le cose vanno male. L’obiettivo più importante della visita” sembra essere proprio quello di rassicurare il sud sulla presenza del governo nel territorio. Per il premier bisogna monitorare in maniera più forte l’utilizzo dei fondi europei, cambiando rotta rispetto al passato. “Non è l’Europa che ci deve salvare” conclude, “noi siamo contribuenti attivi dell’Europa ma non spendiamo i soldi che sono dei nostri cittadini. Diamo all’Europa 20 milioni e ce ne restituiscono 11 che non spendiamo“.

Roberto Davide Saba

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