Cari Rita R., Luca M., Teresa P.,

e mi fermo a tre solo per ragioni di spazio, perché mi venite in mente in tanti, e vi ricordo anche per nome e cognome non solo con i visi, probabilmente vi meraviglierà leggere questo messaggio in vista del referendum di domenica.

Perché, nonostante siano trascorsi magari molti anni, ricordate la mia risposta ogni qual volta vi veniva la curiosità di conoscere i miei orientamenti o le mie posizioni su questioni politiche.

Vi ho sempre risposto che la mia funzione non era quella di indottrinarvi ma di aiutarvi a formare una personalità critica in grado di studiare, analizzare, capire per farvi un’opinione, decidere e partecipare alla vita del Paese.

Poi aggiungevo che, come tutti i cittadini consapevoli, anch’io avevo le mie idee e le mie posizioni ma che conoscerle, per voi, non era essenziale o prioritario.

M’avete sentito ripetere questa specie di litania anche quando una decisione politica assurda (quella della Gelmini di eliminare lo studio del Diritto nelle scuole superiori) colpiva non solo la mia professionalità (perché riduceva i prof di diritto ad una sorta di ente inutile o di animali in via di estinzione) ma perfino l’asserita (a chiacchiere) necessità di far acquisire agli studenti italiani le competenze di cittadinanza che l’Europa ha raccomandato fin dal 2006.

Quella decisione è rimasta invariata fino ad oggi, al tempo della Brutta Scuola di Renzi e Giannini. Che sono gli stessi che fanno finta di lamentarsi che i cittadini non sono informati, e che ci invitano pure ad entrare nel merito.

Ed allora perché oggi mi rivolgo a voi, allo stuolo di adolescenti che ha avuto la ventura di avermi come loro insegnante di Diritto e Economia, per invitarvi ad andare a votare e a votare un No deciso e convinto al referendum confermativo di domenica?

Una prima e banale ragione è perché mi sento responsabile nei vostri confronti.

Quando v’ho spiegato l’essenza della sovranità democratica l’ho fatto leggendo e rileggendo quel secondo comma dell’articolo 1 che recita “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” che pure quelli di voi meno attenti ed interessati alla fine imparavano.

Ed oggi sicuramente, con la riforma Boschi-Verdini, quella sovranità viene messa in discussione.

Con un Senato composto da consiglieri regionali e sindaci che dovrebbero svolgere il loro ruolo primario e le loro funzioni essenziali part-time, con una veste da doppiolavoristi in un Senato destinato non solo a restare (perché “il superamento del bicameralismo paritario” che leggerete nel quesito sulla scheda è, innanzitutto, una fola linguistica), ma continuando ad occuparsi, per esempio, della revisione costituzionale nei week-end come se consiglieri e sindaci facessero la gita fuori porta.

E vi risparmio i riferimenti ad una legge (il c.d. Italicum) che, è vero, non è oggetto del referendum, ma che non può essere ignorata in rapporto al voto di domenica ed agli effetti che produrrebbe se vincesse il Sì.

Quanti sforzi ho fatto per farvi capire che svolgere un ruolo di rappresentanza politica ricevendo una indennità parlamentare serviva a far sì che la politica non fosse cosa da ricchi?

Ed ora leggete manifesti di un partito, il Pd (che pure discende, degenerando anche in questo, per li rami da due partiti di massa) in cui si dice che votare Sì serve a ridurre la casta e la spesa; quindi votare No serve a riaffermare che, se la politica non deve essere cosa per ricchi, è dannoso far passare l’idea che deputati e senatori siano una sorta di “affamatori del popolo”.

Serviva diminuirne il numero? Basterebbe eliminare il Senato ed arrivare al monocameralismo che immaginavano tutti i leader di sinistra defunti, a cominciare da Berlinguer, che sono stati cinicamente arruolati, da morti, nelle truppe renziste.

Se ricordate i miei insegnamenti anche quando non c’era ancora internet (sono passati anche decenni da quando mi avete conosciuto…) v’ho sempre detto “studiate e documentatevi, perché altrimenti vi fregano”. L’hanno scritto anche persone decisamente più note ed importanti di me e si chiamavano Bertolt Brecht e don Lorenzo Milani.

Quindi, seguite l’insegnamento di Brecht e don Milani e leggete e documentatevi: scoprirete ad esempio che i famosi 500 milioni di risparmio di cui ciancia la propaganda becera e populista dello schieramento del Sì, in realtà, nella migliore delle ipotesi ammontano, secondo le stime di un economista stimato come Roberto Perotti, ad un quinto o ad un decimo secondo la Ragioneria dello Stato.

Scoprirete che la lentezza nell’approvare le leggi conosce smentite recenti (dall’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione alla legge Fornero e non solo quelle) ma dipende molto dall’abuso di uno strumento (i decreti-legge) che sono il frutto di decisioni che con la revisione costituzionale e col superamento del bicameralismo paritario c’entrano come i famosi cavoli a merenda.

Ed a proposito di cibi indigesti, poco si parla pure della clausola di supremazia o delle proposte di legge di iniziativa popolare, dalle firme triplicate e senza nessuna garanzia di calendarizzazione nei lavori parlamentari.

Se foste ancora con me, mi dilungherei e ve ne parlerei in maniera dettagliata. Oggi, però, siete adulti sicuramente e vaccinati pure. Per cui posso solo dirvi questo: domenica è essenziale votare No e convincere, argomentando, le persone a votare No.

Certo, la vittoria del NO porterebbe anche qualche effetto collaterale: magari a non avere Renzi a Palazzo Chigi ed il ministro Giannini a Viale Trastevere o a vedere, è notizia recente, Gigi D’Alessio che smette di cantare.

Immagino che nessuno di voi, di fronte a queste terribili notizie, ci ripenserà.

Io sicuramente sopravviverò anche a D’Alessio che smette di cantare, per non dire della Giannini che torna ad occuparsi di altro. In fondo lei è l’unica coerente con la necessità di limitare la sovranità popolare della Boschi-Verdini: a suo tempo definì il referendum di Bologna contro il finanziamento delle scuole private “frutto di pregiudizi”.

Non ci credete? È qui, ed allora non occupava ancora Viale Trastevere.

Tutti poi sopravviveremo anche a Renzi che cambia mestiere. Perché se vince il No, come ha detto Obama dopo la sconfitta della Clinton, il sole sorgerà anche il 5 dicembre. Se, invece, dovesse vincere il Sì, la Costituzione stravolta ce la terremmo così per gli anni a venire.

E Matteo piè veloce continuerebbe a raccontarci di Ponti sullo Stretto, debiti della pubblica amministrazione pagati e pure di quant’è bravo De Luca a minacciare la Bindi e a fare il politico democristiano o laurino. Perciò, anche stavolta, non potete dirmi che non v’avevo avvertiti, cari i miei ex studenti.

Il vostro prof.
Franco Labella
@francolabella1

2 Commenti

  1. Il mio non è un commento che sarebbe decisamente fuori luogo su una cosa che ho scritto sempre io
    E’ solo una avvertenza necessaria per chi mi ha fatto sapere (anche ex allievi) di non essere riuscito a trovarmi su Fb.
    In effetti non mi trovate perchè, per scelta, su Fb non ci sono.
    Però uso Twitter e quindi tanto troglodita non lo sono :-))))

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