Un incontro casuale, quello con Fabio Balsamo, accompagnato da una piacevole scoperta: la progettazione di uno spettacolo teatrale incentrato sulla Terra dei Fuochi. Un’occasione irripetibile, per chi come noi ha dedicato tempo e spazio all’argomento, nonché un modo per approfondire le attività di un attore teatrale che, attraverso i prodigi del web e del gruppo “The Jackal”, ha conquistato la rete.

Inevitabile, per cominciare, un passaggio sui “Jackal”: com’è stato rendere comico un prodotto televisivo che affronta una tematica importante come la camorra?

La parodia ha proprio questa funzione, quella di sminuire ed esorcizzare attraverso la risata. Da attore è stato stimolante, come ogni qual volta approccio ad un genere o ad un dato target; c’è bisogno di studio ed approfondimento. L’idea è stata esclusivamente dei Jackal, sul set c’è stata tantissima sintonia ed intelligenza nella cura del lavoro.

Gomorra la serieSi è detto tanto su “Gomorra” il film, ma anche sulla serie: in tanti hanno scritto e pensato che si stia lucrando sui problemi della nostra periferia. Qual è la tua opinione in merito?

Difficile cogliere i reali motivi per cui sono stati realizzati questi prodotti; ma la resa è eccellente, sono di elevatissima fattura. La creatività parte da presupposti concreti e la nostra città è costretta a convivere con questa problematica: è solo uno dei tanti generi e dei tanti aspetti del nostro popolo, nostro dovere dimostrare altro.

Lavorare ad uno spettacolo sulla Terra dei Fuochi comporta inevitabilmente un coinvolgimento che oltrepassa il semplice atto artistico, attraverso un malinconico richiamo alla piaga che affligge le nostre terre. Puoi anticiparci, anche solo in breve, su cosa verterà la rappresentazione?

È stato un lavoro estenuante ricercare cause, statistiche e scenari futuri di questa piaga. Lo si vive sulla propria pelle e se ne esce scossi, ma consapevoli. Lo spettacolo sottolinea, in forma documentaristica, ma non mancano i momenti divertenti, tutti i responsabili e le conseguenze di questo patto scellerato fatto sulla nostra terra.

Escludendo alcune date particolari, lo spettacolo avrà come destinatari i ragazzi delle scuole del territorio, affiancando così alla valenza culturale e sociale anche un fine educativo. Come reputi il valore pedagogico che un’arte divenuta ormai “di nicchia” può esercitare sui giovani?

L’esperienza di teatro è sovrapponibile ad una lezione in classe. C’è un argomento, un educatore (lo spettacolo), ed un interlocutore (il pubblico). È vivere attraverso l’emozione, e quindi esperienza concreta, il passaggio di un argomento da astratto a concreto attraverso la personificazione. C’è interscambio vivo e concreto di emozioni, e quindi d’informazioni. Più educativo di così!

Terra dei fuochiLo scempio ambientale perpetrato sulle nostre radici e sulla pelle di migliaia di famiglie deriva da responsabilità ben precise, di stampo malavitoso e politico. Ritieni possibile utilizzare l’arte, ed il teatro in particolare, come strumento di riscatto morale agli occhi di una nazione che ci considera, ormai, come una discarica a cielo aperto?

Il teatro può essere catalizzatore di idee, talvolta in forma rivoluzionaria. Lo spettacolo è senza dubbio nuovo modello comportamentale col quale confrontarsi, ma da solo non basta.

Attraverso le nuove tecnologie diventa possibile ottenere risultati impensabili fino a qualche decennio fa, come tu stesso hai sperimentato: le prospettive, anche per le discipline artistiche, mutano radicalmente e si evolvono di pari passo con l’innovazione. Ad esempio, ti abbiamo ascoltato proporre una trasposizione su web del teatro, ma in che modo è giusto e possibile conciliare tecnologia e tradizione, senza snaturare né l’una né l’altra?

Ed è qui la ricerca, ed il progresso: superamento inteso come miglioramento della tradizione, non annientamento della stessa. Potrebbe essere divertente utilizzare il web come la nuova TV, e perché no, provare a trasmettere l’esperienza unica del teatro (la definizione grotowskiana prevede solo attore-pubblico e nient’altro) attraverso l’immediatezza e la vastità del web.

Molti giovani vogliono svolgere la tua professione perché attratti dalla facilità con cui si raggiunge il successo, motivati più da glamour che da talento. Come si colloca un buon attore in questo trend?

L’attore è colui che lavora una vita intera al fine di eliminare queste inutili sovrastrutture e ricerca l’essenza della propria natura. Diventa ciò che sei, diceva Nietzsche; il resto è comprensibile vanità.

Per terminare, vorresti parlarci dei tuoi progetti attuali e futuri?

Continuare ad imparare e confrontarmi con lavori sempre più stimolanti, in scena attualmente con “Un magico carillon” tratto da La Bella e la Bestia… e altri progetti di cui aspettiamo l’ufficialità!

Ringraziamo Fabio Balsamo per la disponibilità e la cortesia ed il suo staff per aver reso possibile quest’intervista.

 

A cura di Emanuele Tanzilli e Luca Mullanu

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