la città incantata (fonte immagine: raicultura.it
IKEDA, JAPAN - JUNE 10: Combo picture shows a recent file photo of Japanese animation film director Hayao Miyazaki (L) and a poster from his latest movie "Sen to Chihiro no Kamikakushi" ("Abducted by Spirits"), which will premier in July. With the tale of a 10-yar-old girl pursued by ghosts and witches, the master of Japanese animations is set to enchant moviegoers once again, four years after the release of "Princess Mononoke", the most successful Japanese film ever. (Photo credit should read TOKUMA INTERNATIONAL/AFP via Getty Images)

Il 20 luglio 2001, 20 anni fa, debuttava nella sale nipponiche uno dei film più famosi e amati di sempre: La città incantata. Acclamato anche dalla critica, quest’opera del Maestro Hayao Miyazaki oltre ad aver vinto L’Orso d’Oro alla cinquantaduesima edizione del festival internazionale del cinema di Berlino, è stato il primo film d’animazione giapponese a vincere il premio Oscar, nel 2003.

La città incantata, il film più famoso dello Studio Ghibli

La misteriosa sparizione di Sen e Chihiro  (千と千尋の神隠し Sen to Chihiro no kamikakushi), conosciuto in occidente con il titolo Spirited Away e in Italia come La città incantata, è il film che ha fatto esplodere la popolarità in Occidente dello Studio Ghibli e del Maestro Miyazaki.

fonte immagine: greenme.it

Chiriro è una bambina di 10 anni che sta traslocando con i genitori in un’altra città. Poco prima dell’arrivo il padre sbaglia strada e si ritrovano nel mezzo di un bosco e davanti a uno strano edificio che pare l’ingresso di un parco divertimenti. Vagando per quelle strade scovano un succulento banchetto e, molto affamati, decidono di approfittarne. Ma mentre mangiano i genitori di Chiriro si trasformano in maiali. La bambina fugge via spaventata e si ritrova in una piccola città di fantasmi, spiriti, demoni, streghe. Finirà a lavorare nel complesso di un’onibaba, una strega del folklore giapponese, Yubaba. Per costringerla a rimanere nel suo complesso, che ospita yokai di ogni genere, la fattucchiera la priverà del nome, rinominandola Sen. Aiutata da Haku la bambina affronterà questa situazione per cercare di salvare sua madre e suo padre e ritornare alla vita.

La storia raccontata da Miyazaki è complessa e profonda, ed è la storia di una crescita. Il racconto di quel momento fondamentale che è il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Ma non c’è crescita senza dolore: Chiriro è costretta a una violenta maturazione, deve salvare i genitori e salvare sé stessa, e per farlo dovrà dire addio alla lei bambina. E nel finale lei guarderà al passato con nostalgia. Ma in realtà questo sguardo è solo l’attimo prima del futuro.

20 anni dopo

Il precedente film di Hayao Miyazaki era stato Principessa Mononoke, nel 1997. La lavorazione di questo film fu però travagliata e portò Miyazaki a un livello di stress così alto da spingerlo a decidere di ritirarsi dalle scene: aveva quasi sessant’anni, i ritmi di lavoro – anche a causa del suo maniacale perfezionismo – erano pesanti, aveva già una carriera alle spalle di prestigio e soprattutto lo Studio Ghibli era in buone mani. Per una serie di vicissitudini però cambiò idea e decise di di tornare a dirigere un film. Ispirandosi molto liberamente al romanzo fantastico del 1987 Il meraviglioso paese oltre la nebbia (Kiri no mukō no fushigi na machidi Sachiko Kashiwaba scrisse e diresse l’opera che uscì nel 2001 e che era destinata a portare lo Studio Ghibli e il Maestro Miyazaki sull’Olimpo dell’animazione.

A distanza di 20 anni questo film è ancora attuale e bellissimo, confermandosi un capolavoro senza tempo. Dal punto di vista della narrazione La città incantata mostra quanto sia importante raccontare e seguire il flusso, anche se questo flusso è assolutamente irregolare, non segue alcuna linea, tutto è allegorico.

fonte immagine: wired.it

Sen to Chihiro è una storia d’avventura nonostante nessuno brandisca armi o non ci sia una resa dei conti con l’utilizzo di superpoteri. E nonostante sia un’avventura il tema principale non è un confronto tra il bene e il male. Così il Maestro proponeva la sua idea. E Miyazaki ha sempre avuto il pregio di non definire mai nettamente il confine tra bene e male. Ha lasciato a noi spettatrici e spettatori la possibilità di guardare come quel cattivo, in quella storia, che non voleva la soddisfazione della protagonista, alla fine fosse buono.

E anche se il finale è triste, anche se Chiriro si lascia tutto il passato alle spalle, le rimane la consapevolezza che al mondo esistono ogni tipo di esseri al mondo, comprese persone buone e stupidi idioti. Lo ricorderà? Il Maestro Miyazaki non lo ha detto. Noi pensiamo di sì? Forse lo speriamo, vogliamo credere nell’epifania de La città incantata.

Valentina Cimino

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