museum thinker (fonte immagine:cultura.biografieonline.it)

I musei spesso non hanno il tempo di pensare a se stessi, ma in realtà ne hanno un disperato bisogno. Ecco a cosa potrebbe servire un “museum thinker”.

Pensare al museo

(Fonte: parigi.it)

David Vuillaume, presidente di NEMO (Network of European Museum Organisations), agli inizi di gennaio ha posto una questione su quelli che sono i professionisti dei musei. E lo ha fatto riportando uno studio in cui ci si interrogava, appunto, su come l’attività museale fosse cambiata e mutata nel corso solo degli ultimi 10 anni. Infatti solo 10 anni fa l’ICOM – International Council of Museums – elencò venti professioni museali riconosciute come indispensabili nel paesaggio del museo. Il report in questione cita 56 funzioni, che dimostrano come gli sviluppi che ci sono stati sono stati davvero molto importanti.

Ma tutto ciò accadeva prima della pandemia: fino a marzo di quest’anno infatti le problematiche relative alle nuove professioni museali erano incentrate su questioni ben diverse, come per esempio la posizione di “Head of Coffee” alla Tate, che già mostrava come i cambiamenti non sarebbero stati (e non saranno, a prescindere dallo sconvolgimento del 2020) tranquilli né lineari. Nel difendere la posizione la Tate ha dimostrato come ci sia ancora effettivamente molta confusione e un equilibrio estremamente precario tra le professioni tradizionali e le nuove professioni museali: “È scorretto paragonare il responsabile di un dipartimento curatoriale con un responsabile di un altro livello. Tutti i dipartimenti della Tate hanno una varietà di ruoli con diverse responsabilità e diversi salari, inclusi i ruoli curatoriali. Noi valorizziamo tutto il nostro staff e ci sforziamo di pagare i dipendenti in modo appropriato per il lavoro che svolgono alla Tate”. Intanto però, ad agosto, ci sono stati 300 licenziamenti di dipendenti della rete gastronomica e dei servizi di bookshop.

Il “pensatore del museo”: chi è il museum thinker

(Fonte: didatticarte.it)

Il museum thinker è un ruolo molto importante e necessario per ogni museo. In realtà i musei hanno già dei “pensatori”, che però il più delle volte finiscono per impantanarsi in ruoli istituzionali che vengono ritenuti più importanti. Spesso i musei non hanno il tempo per pensare all’attualità e al futuro e su come su questi due momenti sia importante ragionare. Tutto ciò porta a una specie di copia-incolla di idee che rispondono a generici desideri di voler accontentare l’apparato museale e non di innovare l’apparato stesso. Le formalità possono remare contro la flessibilità ed è per questo che ad oggi la figura del “museum thinker” è più necessaria che mai, e gli ambiti in cui questi pensatori possono contribuire a sviluppo e innovazione del settore musei sono molteplici.

Innanzitutto possono portare idee innovative soprattutto in quei musei più piccoli in cui l’attenzione è rivolta a quelle che sono le esigenze quotidiane. Con la pandemia Covid la situazione è ancora più critica. Più sono le sfide che i museum thinker si fanno venire in mente, migliori e maggiori saranno le opportunità di crescita del museo stesso. Inoltre questi pensatori sanno leggere i segni del tempo: andare oltre la programmazione strategica e comprendere i modi e i mezzi con cui i musei possono modellare il loro futuro. E ancora, la capacità di comprendere la rilevanza: in questo senso il ruolo del museum thinker è quello di capire fino a che punto spingere il museo stesso per evitare che rimanga ancorato a un passato troppo conservatore, evitando però di incorrere in quei rischi causati dai limiti di ogni cambiamento.

Chiaramente ripartire non sarà affatto semplice anche se si dovesse arrivare alla capacità di mettersi totalmente in gioco e ripensare il modello museale da capo. Saranno molti i ruoli e le competenze necessarie per questo rilancio, e queste nuove competenze potranno anche entrare in conflitto con le tradizionali professioni museali. Ma quello che è sicuro è che il paesaggio dei musei ha iniziato un mutamento che non si fermerà e che anzi andrà a evolversi sempre più rapidamente anche per rispondere alla crisi finanziaria e all’incertezza del momento.

Valentina Cimino

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